Il flyer che vedete qui sopra sta scatenando dibattiti in mezzo web. Anch’io, per la verità, per un attimo ho creduto a uno scherzo.

L’intento appare buono: offrire uno sconto ai giovani sul biglietto Expo. Ma si doveva trovare un altro modo per dirlo, la comunicazione è sbagliatissima. Graficamente, innanzitutto: i colori squillanti, quel 50€ sbarrato, la domandona in maiuscolo grassetto (“Hai meno di 30 anni?) danno l’idea di una pubblicità di discount, di un’offerta speciale, di un supersaldo in tempi di crisi. E qual è la merce in saldo? Il mix-and-match dei due loghi –Pd ed Expo- al piede del volantino contribuisce a confondere le idee. Insomma, non è chiaro se con quel due-al-prezzo-di-uno si intende che se fai il biglietto per Expo ti si regala una tessera Pd o, viceversa, se è la scelta di iscriverti al partito a darti agevolazioni per Expo.

Grafica a parte, il testo (“iscriviti al Pd di Milano e acquista da noi il tuo biglietto di Expo: spendi SOLO 25 € anziché 50 €!”) veicola un messaggio molto discutibile. In sintesi: che iscriversi al Pd conviene. Il fatto è che ogni giorno i giornali sono pieni di plastiche dimostrazioni della convenienza della politica: un sacco di gente che si è arricchita grazie ai partiti. Negli ultimi 20 anni la politica è diventata per troppi “un mestiere come un altro” (il riferimento non è casuale) potenzialmente molto redditizio, una ghiotta opportunità di carriera con la minima preparazione e il minimo impegno. Zero amor mundi, enorme amor sui. Gente che smania ed è disposta a tutto per un posticino di consigliere di zona.

C’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui la politica era un’attività in perdita, esistenzialmente dispendiosa, decisamente sconveniente, e una tessera in tasca poteva costarti la vita: un ricordo affettuoso per un mio prozio, il biciclettaio Aliprandi, mite socialista che veniva preventivamente “menà a San Vitùr” ogni volta che il Duce passava da Milano. La tessera che conveniva avere in tasca, in quel periodo, era un’altra.

Ora, senza fare tragedie: è necessario cogliere ogni occasione per fare intravedere la possibilità che tesserarsi a un partito non convenga affatto, che comporti il rischio, anche minimo, connesso a ogni opzione ideale. Il crollo dei tesseramenti è una faccenda seria, legata a una mutazione genetica del partito, alla constatazione di non contare più nulla nella sua vita interna e nelle decisioni che ne conseguono, non servono “punti fragola” o sconti sulle batterie di pentole, come hanno ironizzato in molti.

C’è un’ultima osservazione che riguarda Expo: per come sono andate le cose, gli scandali, gli arresti in corso d’opera, i ritardi, i costi alle stelle, le prenotazioni negli alberghi che languono e molti altri segnali poco incoraggianti, il rischio che l’occasione sia stata sprecata è piuttosto alto. Poche ore fa Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha dichiarato di non poter escludere altri scandali. Alla fine si dovrà affrontare la spinosissima questione delle aree e della loro destinazione d’uso. Al momento per i cittadini Expo è stato solo un colossale esborso senza certezza di rientro. Nessuno intende gufare: un flop sarebbe una vera disgrazia per tutti. Ma anche mix-and-matchare il proprio logo a quello di Expo forse non è una grandiosa trovata di marketing.

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