Non mi capita spesso di essere d’accordo con Walter Veltroni. Ma l’ho sentito ieri sera a Porta a Porta definire “barbara” la sovraesposizione mediatica di cugine, fratello e parenti vari di Sarah Scazzi, e non ho potuto che concordare.

Prima di raggiungere sua madre al paese il fratello di Sarah è passato da Roma in tv. Sabrina, cugina della ragazza e figlia del presunto assassino, la si vede in tv più spesso di Maria De Filippi. Si ha la sensazione che “essere in tv” per molti in questa famiglia sia la vera cosa che sta capitando, e non invece il fatto che quella ragazzina è morta, che è morta assassinata dallo zio, che il suo cadavere è stato violentato prima di essere gettato in una cisterna. Il fatto di essere finalmente protagonisti della scena televisiva -lo dico pasolinianamente, o warholianamente-, l’unica vera scena in cui si è vivi e si è qualcuno, in definitiva in cui si è, diventa più forte di tutto il resto, perfino della vergogna, dell’orrore, del dolore. Cinque minuti di celebrità, magari nella speranza che diventino dieci, cento, un milione: ci sarà pur sempre un reality in cui continuare a vivere questa vita più vera del vero, larger than life.

Perciò fa abbastanza ridere -ammesso che si possa ridere- e anzi è la controprova di quanto vado dicendo il fatto che la giovane Sabrina sia stata portata via incappucciata dai carabinieri per raggiungere la Procura di Taranto, dove sarà ascoltata come persona informata dei fatti. Incappucciata nella vita, a viso scoperto in tv.

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