Il manifesto dell’incontro di Paestum, disegnato da Pat Carra

Di nuovo sparite dalla scena politica.

Di tanto in tanto spunta Bindi, o dal’altra parte Santanché. Per il resto, deserto. Il dibattito sulla legge elettorale è un simpatico fra-uomini. Le primarie del csx sono un affare maschile, nessuna che abbia anche solo minacciato di buttarsi nell’agone, ma la vera notizia è che questo non pare costituire un problema per alcuna.

Fra qualche mese vedremo le liste: un po’ di donne dovranno pur mettercele, se non altro per ragioni cosmetiche. Qualche trattativa personale sarà già in corso. Soprattutto nel centrodestra, che ha il problema di riqualificare il parco-donne (operazione: far dimenticare Minetti). Carine, magari sì, ma stavolta con robusto curriculum. A sinistra, secondo il buzz sulle intenzioni, oltre alle riconferme, qualche interna che fa carriera, più qualche innesto glam, nel senso di donne riconoscibili dalle elettrici. Del famoso 50/50 al momento non si parla, Renzi promette una vicepremier, Grillo della questione non si cura, forse maggiori prospettive da un’eventuale lista dei sindaci arancione, che il 50/50 l’hanno già praticato più o meno tutti.

Quanto a Se Non Ora Quando, dopo la vicenda del Cda Rai (bruttarella), “dentro Tobagi, fuori Zanardo”, come ha scritto Lidia Ravera, siamo ancora in pausa estiva. Ma i lavori sul tema della rappresentanza, avviati in pompa magna a Milano, Palazzo Reale, si sono decisamente arenati. Un certo sfarinamento nei territori, la forza propulsiva del 13 febbraio che appare affievolita. Quasi certamente nessun protagonismo politico diretto (proprie liste, proprie candidate alle primarie): ancora non è chiaro in che modo Snoq intenda prendere parte alla costruzione della prossima legislatura.

Intanto si scaldano i motori per il convegno di Paestum “Primum Vivere anche nella crisi: La rivoluzione necessaria. La sfida femminista nel cuore della politica” (5-6-7 ottobre). Il tema dell‘efficacia decisamente al centro.

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