Stavolta il costume è intero, si fa notare con un certo orgoglio, neanche troppo sgambato, un po’ dive anni Cinquanta. Aggiungi un po’ di stoffa e siamo a posto. Dunque RaiUno, l’Ammiraglia, servizio pubblico, ovvero soldi nostri, dedica ben 5 appuntamenti a Miss Italia. Già visto qualcosa, giurati al tavolo in maniche di camicia, aria compresa, neanche fosse un G20, concentratissimi a scartabellare i dossier sulle candidate. Simpatiche news: tra le 101 finaliste anche Chiara Danese, parte civile nel processo Ruby 2. Intanto Sonia Di Palma, 19 anni, gia’ Miss Roma, si e’ aggiudicata il titolo di Miss Forme Morbide: una taglia 44 –44, mica 56- “portata con orgoglio e consapevolezza”.

Domani, domenica, davanti alla Rai di Milano, ore 17, l’associazione Donne in Quota organizza un flash-mob per chiedere al servizio pubblico tv “di riservare altrettanta visibilità anche ad altri modelli di donna: quelle che vanno nello spazio, scendono in miniera, siedono in cattedra e nei tribunali, coordinano ricerche, operano negli ospedali, dirigono film e aziende, fanno politica, vanno in ufficio e contemporaneamente si occupano dell’organizzazione e del bilancio familiare”. E alla nuova Presidente Rai Anna Maria Tarantola “di applicare immediatamente i 13 nuovi emendamenti sull’immagine della donna contenuti nel Contratto di Servizio Pubblico 2010/2012 sottoscritto in data 6.4.2011 tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo Economico. In particolare l’art.9 – L’offerta televisiva in cui la Rai ha l’obbligo di produrre “trasmissioni idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale, economica del Paese, nelle istituzioni e nella famiglia”.

Non basta il costume intero. Servono donne intere.

Che la Rai non si occupi più di Miss Italia sarà forse impensabile –per me è pensabilissimo-. Forse il nuovo Cda, insediatosi nel luglio scorso, non avrebbe avuto il tempo materiale per ripensare la questione. I palinsesti erano già fatti. Certo è che la neopresidente Anna Maria Tarantola è stata molto chiara, e da subito: “la donna così come è presentata in tv mi piace poco”. Anche lei sente la necessità di rappresentare le donne normali, con le loro “capacità, competenze e professionalità che possono e devono emergere». E «bando alla chirurgia plastica» (oddio, e tutte quelle poveracce che si sono sfigurate per stare in video?).

E’ un peccato che le neoconsigliere Luisa Todini e Benedetta Tobagi, e in particolare quest’ultima, per la cui elezione il sostegno di Se Non Ora Quando è stato decisivo, non abbiano colto l’occasione di Miss Italia per dare un segno della loro presenza e della loro differenza. Il simbolico non ha bisogno di tempo. Basta davvero poco, basta un gesto libero, una piccola invenzione politica per produrre grandi cambiamenti.

Non è solo questione di rappresentazione. Fatta salva la serietà del brand Mirigliani, che magnifica Miss Italia come “fatto sociale” ed “evento nazional-popolare che coinvolge milioni di persone” (!), i concorsi di bellezza alimentano un gigantesco indotto di illusioni, nonché i conti correnti di decine di imbroglioni che improvvisano agenzie di casting, promettendo alle ragazze e alle loro scellerate madri un luminoso futuro on stage. Previo pagamento, cash o anche altro.

Ragione in più perché le amiche consigliere diano un segno di sé: c’è ancora tempo. Altrimenti è inutile combattere per una donna in più e un uomo in meno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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