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benedetta tobagi

Donne e Uomini, Politica, tv Settembre 8, 2012

Costume intero

Stavolta il costume è intero, si fa notare con un certo orgoglio, neanche troppo sgambato, un po’ dive anni Cinquanta. Aggiungi un po’ di stoffa e siamo a posto. Dunque RaiUno, l’Ammiraglia, servizio pubblico, ovvero soldi nostri, dedica ben 5 appuntamenti a Miss Italia. Già visto qualcosa, giurati al tavolo in maniche di camicia, aria compresa, neanche fosse un G20, concentratissimi a scartabellare i dossier sulle candidate. Simpatiche news: tra le 101 finaliste anche Chiara Danese, parte civile nel processo Ruby 2. Intanto Sonia Di Palma, 19 anni, gia’ Miss Roma, si e’ aggiudicata il titolo di Miss Forme Morbide: una taglia 44 –44, mica 56- “portata con orgoglio e consapevolezza”.

Domani, domenica, davanti alla Rai di Milano, ore 17, l’associazione Donne in Quota organizza un flash-mob per chiedere al servizio pubblico tv “di riservare altrettanta visibilità anche ad altri modelli di donna: quelle che vanno nello spazio, scendono in miniera, siedono in cattedra e nei tribunali, coordinano ricerche, operano negli ospedali, dirigono film e aziende, fanno politica, vanno in ufficio e contemporaneamente si occupano dell’organizzazione e del bilancio familiare”. E alla nuova Presidente Rai Anna Maria Tarantola “di applicare immediatamente i 13 nuovi emendamenti sull’immagine della donna contenuti nel Contratto di Servizio Pubblico 2010/2012 sottoscritto in data 6.4.2011 tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo Economico. In particolare l’art.9 – L’offerta televisiva in cui la Rai ha l’obbligo di produrre “trasmissioni idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale, economica del Paese, nelle istituzioni e nella famiglia”.

Non basta il costume intero. Servono donne intere.

Che la Rai non si occupi più di Miss Italia sarà forse impensabile –per me è pensabilissimo-. Forse il nuovo Cda, insediatosi nel luglio scorso, non avrebbe avuto il tempo materiale per ripensare la questione. I palinsesti erano già fatti. Certo è che la neopresidente Anna Maria Tarantola è stata molto chiara, e da subito: “la donna così come è presentata in tv mi piace poco”. Anche lei sente la necessità di rappresentare le donne normali, con le loro “capacità, competenze e professionalità che possono e devono emergere». E «bando alla chirurgia plastica» (oddio, e tutte quelle poveracce che si sono sfigurate per stare in video?).

E’ un peccato che le neoconsigliere Luisa Todini e Benedetta Tobagi, e in particolare quest’ultima, per la cui elezione il sostegno di Se Non Ora Quando è stato decisivo, non abbiano colto l’occasione di Miss Italia per dare un segno della loro presenza e della loro differenza. Il simbolico non ha bisogno di tempo. Basta davvero poco, basta un gesto libero, una piccola invenzione politica per produrre grandi cambiamenti.

Non è solo questione di rappresentazione. Fatta salva la serietà del brand Mirigliani, che magnifica Miss Italia come “fatto sociale” ed “evento nazional-popolare che coinvolge milioni di persone” (!), i concorsi di bellezza alimentano un gigantesco indotto di illusioni, nonché i conti correnti di decine di imbroglioni che improvvisano agenzie di casting, promettendo alle ragazze e alle loro scellerate madri un luminoso futuro on stage. Previo pagamento, cash o anche altro.

Ragione in più perché le amiche consigliere diano un segno di sé: c’è ancora tempo. Altrimenti è inutile combattere per una donna in più e un uomo in meno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Politica Giugno 19, 2012

Cda Rai: la Società Civile, partito come gli altri

Quello di società civile è un concetto che ci sta creando molte complicazioni. Anzitutto perché la cosiddetta società civile pretende di essere rappresentata dalle associazioni. E le associazioni, in questo Paese, sono in grande parte colonizzate dai partiti -o dalle lobby, e così via-, come tutto del resto, e non sempre rappresentano il bene pubblico

Abbiamo sotto gli occhi gli effetti di quello che sta dicendo. La Rai è un’azienda che chiede di essere amministrata. Sono soldi nostri, amiche e amici, oltre alla preziosa funzione educativa (o diseducativa).  Il Pd chiede ad alcune associazioni -scelte in base a criterio abbastanza imperscrutabile-di indicare due nomi, facendo un lodevole passo indietro, almeno in apparenza, rispetto all’invadenza del partiti nel servizio radiotelevisivo pubblico.

Da riunioni di ore e ore, da mediazioni su mediazioni, la cosiddetta “società civile” fa due nomi, Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, entrambi implausibili: lo dice bene Gad Lerner. Mancano totalmente le competenze per amministrare. Quindi i curricula, che avrebbero dovuto dimostrare competenza oltre che indipendenza dai partiti (Tobagi è stata anche candidata nel 2009 nella lista civica a sostegno di Filippo Penati) non sono stati nemmeno presi in considerazione. Carta straccia. I criteri sono stati altri, e sono stati sbagliati. Il gioco si è giocato all’interno di quella politica che invece avrebbe dovuto starne fuori, con risultati piuttosto imbarazzanti. In particolare, molto peso nella scelta sembra avere avuto il “partito di Repubblica”.

Il caso Rai è emblematico, ma funziona così per tutto, anche per l’associazione dei pizzicagnoli. Lo sappiamo, è esperienza quotidiana. Quindi piantamola di raccontarci balle sulla società civile.

Anzi, aboliamo del tutto l’espressione. La Società Civile è un partito come gli altri. E’ necessaria la tessera e l’iscrizione. Come negli altri partiti, la competenza non ha alcun valore: ci vuole ben altro.

In attesa che i partiti ci si ripresentino nel 2013 truccati da Società civile, cominciamo a prendere le misure.