Cara Daniela Santanché,

è estate, e le domande si fanno via via più spesse:

1) era capace di intendere e di volere Sara Tommasi mentre girava il suo cliccatissimo pornofilm?

2) riuscirà la nuova consigliera regionale lombarda, la Pdl Paola Maria Camillo appena subentrata al decaduto Giorgio Pozzi, a ottenere i 250 mila euro di stipendio arretrati (soldi nostri) che, a suo dire, le spettano, e che sono stati oggetto del suo commovente discorso di debutto in consiglio, saggio di disinteressato amore per la cosa pubblica?

3) si dimetterà Nicole Minetti dal medesimo consiglio regionale?

Quanto a quest’ultima domanda, come lei saprà ieri il Palazzo della Regione è stato assediato da giornalisti e fotoreporter. Di ritorno dalla Costa Smeralda Minetti era abbronzata, con un paio di labbra esorbitanti e la tinta da rifare. E ha dichiarato, prima di offrire un caffé alla tribuna stampa, che “per il bene di tutti” era meglio che tacesse. Infine è andata a infilarsi un abitino da cocktail per una cenetta di chiarimento (niente bunga-bunga, solo affari) ad Arcore. Per portare a casa il congruo vitalizio da consigliera, Minetti dovrebbe tirare fino a ottobre: ovviamente se ne andrà solo con qualcosa di altrettanto sostanzioso, una liquidazione milionaria, un bel contrattone Mediaset. Non dovrebbe esserle complicato ottenerli, il Cavaliere non ha mai avuto il braccino corto. E’ solo questione di quanto. Di conseguenza verrà il quando. Salvo sussulto finale di dignità, tipo Generale Della Rovere. Una cosa come: “che vi piaccia o no, resterò fino alla fine del mio mandato. E mi metterò a lavorare duramente, e vi dimostrerò di avere amore per la polis e grandi qualità”.

Qualità, gentile Daniela, più volte esaltate pubblicamente dal Cavalier Berlusconi: la laurea di qua, le lingue di là. Il Cavaliere si è sempre molto fidato di lei, al punto di affidarle la nipotina di Mubarak che si era messa nei pasticci, come ricorderà. Ora, lei sostiene che Nicole Minetti sarà anche una ragazza preparata, ma “non è adatta alla politica”. Ci si deve intendere sull’essere “adatti alla politica”. Siamo adatte, lei e io? E’ adatta Paola Maria Camillo, che non si dà la pena di nascondere che per lei la politica è un modo per fare soldi? Forse ci si deve capire anche su quello che si intende per politica.

Quando l’ha scoperto, Daniela, che Minetti non era adatta alla politica? Il giorno in cui  su richiesta di Berlusconi fu inserita nel listino del presidente Formigoni, che era inadatta non lo disse nessuno. Nemmeno lei, se non ricordo male. Forse, anzi, ora è un po’ più adatta di prima, qualcosa l’avrà pure imparato. Sono molte le donne che leggono le dimissioni di Minetti come una restituzione di dignità a loro stesse. Posso capirlo, anche se non condivido. Sono donne che giustamente pretendono di onorare la loro legittima ambizione evitando di “compiacere” gli uomini, diciamo così, e di sfigurarsi dal chirurgo estetico come in questi ultimi vent’anni hanno dovuto fare in tante, tantissime. Che pensano alle dimissioni di Minetti come a una punizione esemplare. Ma è un grave errore, volere la strega al rogo. Significa guardare il dito e non la luna. Significa permettere agli uomini di perpetuare il loro dominio, di decidere a piacimento dei nostri destini, di prenderci e di buttarci secondo la loro convenienza, di stabilire le regole del gioco e poi violarle quando gli fa comodo. Le dimissioni di Minetti fanno guadagnare gli uomini, non noi -se mi permette il noi- che restiamo prede e pedine per i loro disegni.

Ma una domanda vorrei fargliela, gentilissima Daniela. Una domanda sola, semplice semplice, e a cui ancora non ha risposto nessuno tra quelli che nel suo partito pretendono le dimissioni di Nicole Minetti: perché mai dovrebbe dimettersi? quali sono le vere ragioni di questa improvvisa e martellante richiesta?

Le auguro una buona giornata.

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