Leggo stamattina sul Corriere che il principio greco classico del kalos kai agathos (il bello che è anche necessariamente buono, l’inscindibilità di bontà e bellezza, e quindi di etica ed estetica), idea non più corrente e difficile da spiegare ai ginnasiali, ha trovato duemila anni dopo una dimostrazione scientifica. E noialtri qui, nel terzo millennio, siamo sempre tutti contenti quando qualcosa viene spiegato “scientificamente”.

Bene, questo psicologo olandese, Kess Keizer -lo studio è pubblicato su Science– ha dimostrato con alcuni esperimenti che uno spazio pubblico sporco e degradato chiama altra sporcizia e altro degrado. E che quanto più un posto è brutto, vedi Vele di Scampia, tanto più saranno cattivi quelli che ci abitano, e tanto più brutto il contesto, e sempre più asociali i residenti, in una catena senza fine. Questo per dire che l’architettura urbana è una cosa seria, che chi infesta le periferie di orrori si assume una grave responsabilità sociale, e che un modo certo per risanare la convivenza è risanarne i luoghi e riempirli di bellezza.le vele di scampia, napoli (foto maria di pietro)

Pur con molta gratitudine nei confronti del dottor Keizer che si è preso la briga di sperimentare, ci si arriva anche con l’istinto: perché la bellezza è un istinto umano, e forse animale tout court. E il buono ha certamente a che fare con tutti gli istinti che ci guidano. E la catastrofe rappresentata dal brutto-e-cattivo esprime la perversione di questo istinto. Di nuovo: il diavolo probabilmente.

E noi donne non staremmo lì a pulire, a rassettare, come mi accingo a fare io finito di scrivere questo post, e a cercare caparbiamente l’armonia, se tutta questa cura non avesse un profondo significato vitale. E faremmo lo stesso nei luoghi pubblici, se alla cosa fosse riconosciuto il significato politico che ha: risanarli, renderli amabili, riportarli all’originaria bellezza, sentirli come propri, per risanare la politica e la convivenza. Un modesto rinascimento casalingo. E ci sarebbe moltissimo altro da dire, se non avessi i letti da rifare e il pranzo da preparare.

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