Questa storia della “società civile” comincia a innervosirmi. E’ un po’ come i prodotti italian sounding: sembra roba buona e invece è farlocca.

Tu regolati così: dì che parli, ti muovi, ti proponi, ti candidi in nome della “società civile”, e le tue quotazioni andranno alle stelle, i babbei ci cascheranno. Abbasso i partiti, W la società civile.

Perfino i partiti ormai amano la società civile più di se stessi.

Solo che chi sia davvero, questa società civile, non è affatto chiaro. Io non ho tessere di partito, faccio attivamente parte della “società civile”, ma non mi risulta che qualcuno mi abbia mai interpellato.

A volte penso male, e sospetto che la “società civile” sia un nuovo packaging dell’aristocrazia: poche famiglie che contano downtown, cognomi e lobby e cerchi magici che decidono secondo criteri pochissimo o per nulla trasparenti.

I partiti sono uno schifo, i partiti sono la feccia, ma a un partito puoi sempre iscriverti, e hai perfino la possibilità teorica di contribuire a cambiarlo e a risanarlo. Dove ci si iscriva alla “società civile” invece io non lo so.

Al posto dei partiti vedo nascere sette e movimenti carismatici. E poi, appunto, volendo c’è la “società civile”.

A me questa “società civile” sembra antipolitica aristocratica. Io sono una ragazza del popolo, e a me questa roba non piace. Piuttosto che votare per la società civile me ne sto a casa, o vado a farmi una girata al centro commerciale.

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