odietamo

Quando ho visto Berlusconi così conciato ho provato tristezza e pena, come vi ho scritto qui. Perfino quella “dura” che è Sabina Guzzanti, dice di essere stata attraversata da questi sentimenti. Chi è andato a trovare Silvio dice che ancora più della sofferenza fisica lo affigge il fatto che non gli vogliano bene, perché lui, dice, vuole bene a tutti. Mi fa venire in mente il dibattito che si aprì negli Stati Uniti dopo le Twin Towers: perché ci odiano? si domandavano gli americani. Attraverso quella domanda, gli americani presero profondamente coscienza del fatto che esisteva un resto del mondo, cosa che forse non avevano mai avuto del tutto chiara, e il mondo ha preso coscienza del fatto che anche gli americani sono vulnerabili. Ieri Alberto Meluzzi diceva che Berlusconi ha intimamente bisogno di essere amato, questa è la sua costituzione psicologica. Anch’io, devo dire, conosco questo bisogno un po’ infantile. Spesso, mi sono resa conto, è sulla carenza d’amore che si costruiscono cose immani. La vita di tantissimi uomini di successo può essere letta in questa chiave. Nel sito dei 40xvenezia, dove si sta dibattendo parallelamente sulla mia lettera di ieri, alcuni hanno posto la questione dell’amore-odio in politica. Nel suo “comizio” post-piazza Duomo, Marco Travaglio diceva che “un leader politico non può pretendere di essere amato“. Io vi confesso che non riesco a concepire quasi nulla fuori dal medium dell’amore. Il Dalai Lama dice che “abbiamo escluso l’amore e la compassione dalla vita pubblica perché convinti che sia un modo ingenuo di comportarsi”. Invece, lui dice, “la pratica della compassione, dell’amore e dell’altruismo sono alla base della tolleranza, del compromesso, della cooperazione e quindi della pace nel mondo; e non si tratta di un atteggiamento idealistico e utopico. Uno spirito traboccante di compassione è maggiormente disponibile e aperto agli altri e genera una considerevole energia“.

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