Vi scrivo da Milano, la città più inquinata d’Europa. Aiutateci, fratelli italiani. Un po’ di solidarietà. Non c’è alcun bisogno di rilevatori degli inquinanti atmosferici. Quando veleni e polveri superano i limiti “accettabili” io me ne accorgo dalla puzza, la mattina quando spalanco le finestre, da quell’inconfondibile bruciorino dietro lo sterno, dal grigiore del colorito, dal respiro che si adatta in automatico, restando superficiale e ansioso, dall’istinto di fuggire via dai viali a grande scorrimento e camminare per laterali e traverse, dallo struggente desiderio di scappare in campagna o al mare, dove istantaneamente, il respiro torna profondo, addominale e quieto.
Dei diecimila decessi medi annui in città, almeno 140 sono riconducibili a fattori ambientali. Ogni mattina è una fiumana di auto -un veicolo/un passeggero- che da tutta la regione arrivano a intasare la città. Lo shopping del sabato pomeriggio è inconcepibile senza auto. La situazione è davvero drammatica, l’Ecopass non è servito a nulla, se non a intasare gli uffici pubblici di ricorsi, e le richieste degli ambientalisti sono inconcepibilmente timide: sconti sui biglietti Atm sotto Natale, voucher mobilità, blocchi mirati nelle ore critiche.
La città va chiusa al traffico privato: non c’è altro da fare. L’emergenza chiede risposte emergenziali. L’uso dell’auto dev’essere consentito solo in via eccezionale. Nessun veicolo deve potersi mettere in movimento con meno di 3-4 passeggeri. L’accesso in città deve diventare carissimo. I commercianti non devono rompere le scatole per i loro profitti privati. L’investimento sui mezzi pubblici dev’essere deciso e generoso. I tassisti devono consentire l’aumento di licenze e concordare tariffe accettabili, come succede nel resto del mondo. Le piste ciclabili devono essere realizzate rapidamente e senza ulteriori rinvii. Ognuno deve fare la sua parte: chi usa l’auto come una protesi, rifiutandosi di muovere un passo -e poi magari paga salato per andare a correre come un idiota sui tapis roulant in palestra-, e chi si è assunto la responsabilità di governare la città: se ha voluto questa bicicletta, come si dice da queste parti, che pedali vigorosamente, e prenda in fretta delle decisioni, popolari o impopolari che siano. Basta con i palliativi e le mediazioni al ribasso.
Di fare la sindaca alla signora Moratti non l’ha ordinato il medico, ma solo la sua ambizione a fare politica e governare. Ebbene, che lo faccia sul serio, riorganizzando la sua agenda secondo le priorità reali: la salute, prima di tutto, su questo converrà chiunque. E che lo faccia con il piglio decisionista che le è riconosciuto. Non è secondario, su che cosa si decida. Io non so come possa uscire di casa la mattina, respirando gas e polveri, e a rientrarci serenamente la sera, la situazione che si aggrava di ora in ora. Non conosco una sola padrona di casa che accetterebbe il prolungarsi di una situazione simile. Si faccia prenotare i voli per le varie metropoli del mondo, vada a respirare un po’ di aria fresca a Parigi, Londra, New York,Si è perso già abbastanza tempo per l’Expo. C’è ben altro, adesso, di cui occuparsi. Senza paura, e senza più indugi. Chieda ai suoi pari che cosa hanno fatto e importi rapidamente le soluzioni più efficaci.