Il lavoro sarà certamente al centro per le donne che da stasera a domenica si vedranno a Paestum per “Primum Vivere anche nella crisi: La rivoluzione necessaria. La sfida femminista nel cuore della politica”. Logo dell’iniziativa (disegnato da Pat Carra), la silhouette di una Tuffatrice, femminile di quel Tuffatore del 470 a.C. esposto nel Museo Archeologico locale. Ma se il mare in cui lui si tuffa è l’aldilà, per lei è l’al-di-qua, il mondo, la polis, l’intreccio delle vite di tutti.

L’incontro è promosso da una trentina di protagoniste del femminismo italiano (da Lea Melandri a Lia Cigarini, Letizia Paolozzi, Bia Sarasini e altre) per misurarsi con “gli effetti di una crisi che sembra non avere una via d’uscita, e con una politica sempre più subalterna all’economia”. E verificare la propria capacità di “restituire alla politica corrente un orientamento sensato”. Quel “buon” senso delle donne chiamato oggi a esercitarsi nello spazio pubblico.

Il femminismo ha prodotto cambiamenti straordinari nella vita di tutte e tutti. Ma la crisi che riduttivamente chiamiamo “economica” chiede che il lavoro continui, se è vero, come dice il sociologo francese Alain Touraine, che “coscienza femminile e mutamento sociale non sono più separabili”.

L’idea ambiziosa e radicale: “Partire dalla vita delle donne e degli uomini” dice Lea Melandri “da quel congegno vita-lavoro che non tiene più, per ripensare anche l’economia e la politica. Per un’idea diversa di polis e di civiltà”. In cerca di un pensiero politico buono non soltanto per le donne, ma anche per gli uomini. I quali non sono espressamente invitati, ma Paestum non sarà off limits. La discussione sarà viva e libera: la ricerca di energia e significati si avvale anche della parola faticosa e ambigua e dell’impasse, tutto parla, non solo le parole.

Obiettivo su alcuni grandi temi: oltre a Economia, lavoro, cura, Voglia di esserci e contare, Auto-rappresentazione/rappresentanza, Corpo-sessualità-violenza-potere. Non è improbabile che le elezioni catalizzino l’attenzione. Dice Bia Sarasini: “Paestum non è per questo, ma potrebbe uscirne una proposta che ha anche a che vedere con l’immediato elettorale. Personalmente ci spero”.

Sulla battaglia per il 50/50, quel metà donne-metà uomini che ha già corso in alcune città, il consenso non è unanime: passaggio irrinunciabile per il cambiamento secondo alcune, rischio di prestarsi come “risorsa anticrisi” secondo altre. Ma il tema dell’efficacia è ben presente a tutte: è ancora utile l’“estraneità”, quell’attivo tenersi fuori dalla politica degli uomini a cui molte imputano il difetto di efficacia?

Tante giovani donne, a dispetto dell’estraneità da un lato e della misoginia dei partiti monosex dall’altro, nella politica si getterebbero a capofitto, con lo stesso slancio della Tuffatrice. “Un protagonismo” dice Giordana Masotto “che è una molla interessante. Un desiderio che non può essere oggetto di tabù, né visto come “poco etico” o smania di potere. Ma vogliamo ragionarci a fondo. Per capire che cosa le donne possono cambiare di quella politica, e che cosa no”.

Previste almeno 700 partecipanti.

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