“Cesare deve morire”, film dei fratelli Taviani che rappresenterà l’Italia agli Oscar, già vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, vi confesso, non l’ho visto. Ma non nascondo che mi sarebbe piaciuto che l’Italia segnalasse “Reality” di Matteo Garrone (che invece ho visto in anteprima), e per almeno tre ragioni:
1. “Reality” è un film straordinario. Straordinariamente diretto, interpretato, fotografato (da Marco Onorato). E straordinariamente italiano, raccogliendo e innovando il meglio della nostra tradizione, da Pirandello a Eduardo, oltre al cinema di De Sica, Zavattini, Fellini, Visconti di “Bellissima”, e alla critica pasoliniana sulla perdita dell’innocenza del nostro popolo. Un film che piacerebbe molto anche agli americani, innamorati del nostro cinema.
2. E’ una fiaba amara e struggente che rappresenta la desolazione di un presente miserabile e quasi post-bellico, che mostra le macerie di un Paese da ricostruire, anzitutto moralmente e spiritualmente -con tratto neorealista– ma incoraggia la fiducia nella forza del desiderio.
3. Matteo Garrone, ancora giovane, è tra i nuovi grandissimi del nostro cinema, e ha molto da dare.
La storia la dovreste conoscere, non ve la racconto più di tanto -io stessa detesto leggere prima quello che vedrò-: in breve, un pescivendolo napoletano, che vive tutto sommato serenamente del suo commercio e arrotonda con qualche piccola truffa, viene travolto dalla prospettiva di partecipare al Grande Fratello, perdendo la sua serenità e quasi il senno di fronte alla prospettiva di una vita più vera del vero, larger than life. Ma è soprattutto l’innocenza ad andare perduta, come per la cacciata dal Giardino.
Matteo Garrone non giudica, rinuncia a ogni sarcasmo e a ogni ideologismo, racconta quello che accade con sguardo compassionevole, conferendo grandezza ai suoi personaggi. Lo strepitoso protagonista Aniello Arena -detenuto nel carcere di Volterra in permesso-set: una faccia, qualcuno ha notato, che realizza un’impossibile sintesi tra Totò e Bob De Niro, “quando Matteo mi ha scelto” ha detto, “la mia anima ha ballato la tarantella”- dà un tratto umanissimo e gentile al suo Luciano. Formidabili tutti, e in particolare Loredana Simioli (Mary, moglie di Luciano) e Nando Paone (il buon amico Michele). Il senso di amore prevale.
In un’intervista Matteo Garrone ha detto che girare “Reality”, che ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes, è stato molto più difficile che girare “Gomorra”. Perché ogni scena, ogni sequenza, chiedeva la ricerca di un equilibrio sottile tra il grigiore della realtà e i colori squillanti della fiaba, sfuggendo al rischio del grottesco e del picaresco.
Oscar o non Oscar -ma com’è che vengono selezionati i film?-, una grandissima festa per il cinema italiano.
Nelle sale da domani sera.