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AMARE GLI ALTRI, ambiente, Donne e Uomini, economics, Politica Settembre 18, 2011

Penelope a Davos

Se vi è mai capitato di pensare che l’economia è una scienza triste, lontana non solo dalla produzione e dall’allegria del fare, ma dalla vita reale tout court, dai bisogni, dal desiderio umanissimo di felicità; e se dopo averlo pensato vi siete sentiti impotenti al cospetto di questo Superleviatano e delle sue leggi date come immutabili, rassegnati di fronte questo pensiero triste che paradossalmente ci sta rendendo anche più poveri –tutti, tranne pochissimi-, allora il libro di Ina Praetorius, teologa protestante svizzera, “autrice di saggi, casalinga e madre di una figlia” è scritto per voi.

In “Penelope a Davos” (ed. Quaderni di Via Dogana), Praetorius guarda al disordine di fine-patriarcato, alla crisi irreversibile di una civiltà che ha preso forma dal dominio maschile. Il compito elettrizzante che oggi abbiamo, dice, donne e uomini insieme, è quello di costruire un pensiero post-patriarcale. Di trovare parole, immagini, un simbolico che fa nascere il mondo nuovo. Senza lasciarsi scoraggiare: “un ordine che sia stato costruito è logicamente anche modificabile”.

L’economia è l’epicentro del grande disordine, ed è “urgente e indispensabile… restituire alle donne e agli uomini che se ne occupano la libertà di ripensarla in un modo nuovo”. Sentendosi liberi di pensare che “il mercato, quando si costituisce erroneamente quale prima istanza dell’economia, è destinato a fallire, e lo si desume dal fatto che in un’economia di mercato globale migliaia di persone muoiono quotidianamente di fame”. Vale in particolare per un mercato in cui lo scambio avido è ormai solo tra denaro e altro denaro, senza alcun rapporto con i bisogni umani reali.

La soluzione non sta in leggi che vincolino queste transazioni, ma nel fatto di non pensare più al mondo come mercato per ricominciare a vederlo come l’ambiente domestico, la casa, l’oikos –radice del termine economia- di 6 miliardi e mezzo di umani, tutti ugualmente bisognosi e interdipendenti. Si tratta di rimettere le cose al loro posto, tornando a vedere il mercato come istanza secondaria, e  bisogni e relazioni come primari. Anche a costo di sembrare ingenua e naïve, dice Praetorius: “aggettivo che viene dal latino nativus, relativo alla nascita”. Ma è proprio a partire dalla nascita, dalle relazioni, dalla vulnerabilità, da un’idea di libertà che non è indipendenza assoluta ma “partecipare al gioco del mondo con nuove pratiche” (Hannah Arendt), che lei intende ripensare le cose.

AMARE GLI ALTRI, ambiente, economics, lavoro, Politica Settembre 11, 2011

Ma la nave dove diavolo va?

Sul Corriere di oggi (Renato Mannheimer, pag.5) leggo che solo il 6 per cento degli italiani direbbe sì alla richiesta di nuovi sacrifici. Non che sia sorprendente. Non si tratta tanto, io credo, del fatto che uno più di tanto non può essere spennato, essendo che le penne finiscono. Il fatto è che è possibile decidere di tirare la cinghia, e anche molto, ma in vista di un obiettivo chiaro.

E’ l’economia del buon senso, l’economia domestica che tutti pratichiamo: devi fare una spesa straordinaria, devi comprare una casa a tuo figlio, o ristrutturare, o arredare, o anche meno, e cerchi per un certo periodo di tagliare su quello che non è strettamente necessario. Ti dai un obiettivo e ti dai dei tempi ragionevoli per realizzarlo.

Il fatto è che molti di noi, la maggioranza di noi, ha la spiacevole sensazione che questi sacrifici siano a fondo perduto, che l’obiettivo sia molto fumoso -non affondare, ok, ma per intraprendere quale rotta?-, che non sia chiaro che cosa si vuole costruire e da quale parte si vuole andare. A questo si aggiunge la sfiducia in coloro che dovrebbero condurre la nave in porto, di qualunque porto si tratti: potremmo anche accettare di navigare a vista, fidandoci del comandante. Ma è evidente che non è questo il caso.

La spiacevole sensazione -e i non-tagli sui costi della politica la confermano- è che buona parte di questi pensino fondamentalmente ai cavoli propri, razziando tutto il possibile prima di affondare, che il bene pubblico non stia esattamente in cima ai loro pensieri, che non siano proprio degli illuminati, che manchino la passione politica, la cultura, lo sguardo necessari all’immane impresa.

Sono convinta che se sapessimo da che parte stiamo andando la fatica di remare ci peserebbe meno. Sentiremmo di partecipare a un’impresa comune. Accetteremmo di condividerere il rischio. Uscendo dalla metafora nautica, manca del tutto una visione. E anche quando si parla genericamente di crescita e sviluppo, non è chiaro che cosa dovrebbe crescere, che cosa dovrebbe svilupparsi.

Manca un’idea di paese. Quali sono i nostri atout, i nostri talenti, le risorse su cui puntare? Che cosa ci fa credere nell’Italia? Facciamo un esempio: le incredibili bellezze artistiche e naturali, non basta una vita per esplorarle tutte, un grandissimo dono di Dio che ci rende una nazione unica nel mondo. Ecco, la bellezza, il nostro senso innato per la qualità, le nostre eccellenze potrebbero essere le carte che noi abbiamo da giocare nell’economia globale? E questo il compito che ci è stato dato? Oppure il nostro grande talento per le relazioni, che ha dentro il nostro bene e anche il nostro male, come il familismo amorale:  potrebbe essere una risorsa da fare crescere? E per conseguire l’obiettivo, quali strutture, quali indirizzi, quale ricerca, quale formazione?

Insomma: qual è il paese che abbiamo in mente? Che cosa ne dite?

 

AMARE GLI ALTRI, ambiente, Corpo-anima, economics, esperienze Luglio 22, 2011

Io parto (però vi invito a Expop!)

 

Vi lascio per qualche giorno, care amiche e cari amici, stacco anch’io per un po’ -salvo incursioni a sorpresa-.

Ma vi faccio ugualmente un invito:

se siete a Milano, se passate da queste parti o se non abitate lontano di qui, o anche se abitate lontano ma siete dei veri fanatici -come la mia amica Donatella, milenese-umbra-, il prossimo martedì 26 giugno dalle 21 non mancate alla serata Expop, cascina Cuccagna (via Cuccagna ang. via Muratori), organizzata dall’associazione Cambiamo Città, Restiamo a Milano in collaborazione con ChiamaMilano.

“Expop, ovvero: alimentazione, internazionalità, agricoltura, salute, cultura, partecipazione, ambiente, sviluppo locale, cooperazione internazionale, innovazione. Questo è l’Expo che vogliamo, questo è l’Expo che avremo”.

Intervengono tra gli altri:

Stefano Boeri, assessore Expo Moda Cultura Design.
Carlin Petrini, fondatore Slow Food

Milly Moratti- ChiamaMilano

Eugenio Torchio, direttore Coldiretti Lombardia.
Elio, Storie Tese.

Andrea Poggio, Lega Ambiente-Expo Giusto

Moderano: Giorgia Fazzini e Mauro Mercatanti

Invitati a partecipare, oltre al sindaco Pisapia e a voi tutti:

Miriam Giovanzana – FLCG e Kuminda

Mauro Fumagalli – Intergas

Lele Pinardi – ColombaExpo Giusto

Sergio Bonriposi – Cascina Cuccagna

Pietro Lembi – Comitato Cascine

Paola Santeramo – CIA

Gianni Bottalico – Acli Milano

Emanuele Patti – Arci Milano

Emilio Battisti – Expo Diffusa

Vittorio della Toffola – Social Expo

Andrea Falappi – DAM

Mariella Borasio – consulente DAM

Roberto Magagna – Confagricoltura

Pietro Raitano – Altraeconomia

Andrea Calori – rete Urgenci

Roberto Spigarolo – Mense biologiche

Giorgio Ferraresi – ex docente Politecnico

più ospiti a sorpresa (si spera in un bel botto…) .

Seratone, quindi, e in un bellissimo posto di Milano. Quasi certamente si potrà seguire anche in streaming audio e video (date un occhio alla pagina Fb Cambiamo città. Restiamo a Milano). Ma cercate di esserci fisicamente, se potete. Portateci amici e parenti, perché Expo è veramente di tutti, è stra-pop, può costituire una straordinaria opportunità, può essere la visione della città in cui vivremo, la premonizione del Paese che diventeremo, il punto di svolta in direzione di un nuovo modello di sviluppo, di crescita-decrescita, di un altro modo di intendere il territorio, le sue energie e le sue potenzialità, il cardine del passaggio dallo sfruttamento allo scambio, dal consumo indiscriminato alla valorizzazione sensata. Ma potrebbe anche non essere tutto questo: dipende da tutti noi. E la serata in Cascina Cuccagna è l’occasione per fare già esperienza di questa dimensione, per viverla, interiorizzarla e farla essere da subito.

Insomma… un vero peccato non esserci -aereo già prenotato-, ma vi invito lo stesso: è il mio migliore auspicio per questa estate di trasformazione, faticosa ma entusiasmante come sempre le fasi di cambiamento e di svolta.

A prestissimo!

 

 

ambiente, Politica Luglio 14, 2011

Cemento arancione

Come qualcuno saprà, il 30 maggio dopo lunghi anni di governo del centrodestra a Milano ha vinto il centrosinistra con Giuliano Pisapia.

Nei fatti il primo atto di governo del nuovo sindaco è stata la sostanziale ratifica delle decisioni prese dal centrodestra in materia di Expo. Ancora prima che la giunta fosse formata, l’accordo con il governatore Formigoni è stato siglato con grandi pacche sulle spalle: c’era molta fretta, il rischio di perdere la manifestazione dopo anni buttati via -dal centrodestra- era molto grande, l’assessore delegato Stefano Boeri si è trovato di fronte un Expo già bell’e confezionato, criticità comprese –terreni comprati dai privati a carissimo prezzo, tanto per dirne una, che dopo il 2015 potranno essere glassati di cemento, e così via- e ieri ha dovuto trangugiare l’amaro calice, con un voto leale e favorevole a qualcosa che non gli piace affatto, come del resto non piace a uno scherzetto come circa 500 mila milanesi che di altro cemento, anche se arancione, di affari e di speculazioni nell’interesse di pochi contro quello di tutti proprio non ne vogliono sapere più.

Si dirà: è un prezzo da pagare. Realpolitik obbliga a ratificare qualcosa che con le logiche, le premesse e le promesse di un governo di centrosinistra non avrebbe niente a che vedere. Trangugiamo in fretta questo boccone, tappiamoci naso, orecchie e occhi e passiamo velocemente ad altro. Il fatto è che Expo non è “qualcosa”. Expo coincide di fatto con la politica di questa città di qui al 2015, e quindi sostanzialmente con l’intera legislatura. Pressochè tutto quello che capiterà a Milano avrà a che fare con Expo e finirà in quel gigantesco tritacarne. Expo è la Milano del prossimi anni. E Milano è laboratorio politico per tutto il paese. Non si scherza. Il cemento è la peste italiana. La questione non è di poco conto.

Il paradosso quindi è questo: che il governo di centrosinistra porterà a termine, con qualche timida variazione, quello che è stato impostato e cominciato dal centrodestra. Che da quell’imprinting, da quell’alvo si rischia di non uscire, e l’esultanza del centrodestra di fronte alla ratifica di ieri ne è la controprova. Detto in malo modo, gli affari sono salvi. Ma i cittadini volevano un’altra cosa. I cittadini volevano il cambiamento. Lo hanno detto con il voto alle amministrative, e solo due settimane dopo accorrendo di nuovo in massa alle urne per i referendum.

Expo va salvato, per carità. Ma prima di tutto va salvato il credito entusiastico con cui questo cambio di governo è stato accolto. Prima di tutto va salvato l’impulso al cambiamento che grida ovunque. Prima di tutto vanno salvati la salute e l’ambiente. Un modo per farlo lo si dovrà assolutamente trovare. Questo è il primo compito di un governo di centrosinistra.

ambiente, Politica, TEMPI MODERNI Luglio 6, 2011

Un presidente competente

montemarcello, la spiaggia di punta corvo

Il mio bel monte smotta. E’ stato un inverno piovoso ed è franato un po’ dappertutto. Interrotta la bella strada che valica il promontorio del Caprione, qualche chilometro di spettacolari tornanti tra macchia e pinete. Alla spiaggia di punta Corvo, minacciata dai massi, luogo del cuore di generazioni di nativi e di turisti, non si può più scendere. Tanti sentieri nei boschi sono occlusi. La gente dei paesi è avvilita. Cambia la terra, il paesaggio, l’umore. Ci vogliono soldi, per sistemare le cose, e questo è molto scoraggiante. Ma ci vuole anche qualcuno che sia capace di sistemarle. La competenza vale più di qualunque budget. L’amore per la propria terra non ha prezzo.

A breve si dovrà nominare il nuovo presidente del meraviglioso Parco Montemarcello-Magra, ai confini tra Liguria e Toscana. C’è bisogno di qualcuno che sappia salvaguardare e riqualificare il paesaggio, progettare una rete di servizi, con ricaduta in posti di lavoro, in una zona dove di lavoro ce n’è poco, e il ricatto occupazionale è una spada di Damocle costante. Che sia in grado di pianificare una ripiantumazione dell’originale flora mediterranea minacciata da specie invasive, nocive e non autoctone. Ci vuole qualcuno che tutte queste cose le sappia fare.

Posizioni come queste, presidenza e il consiglio direttivo dei parchi, di regola sono in quota ai partiti, oggetto di scambio e di mercanteggiamento. C’è sempre qualcuno da sistemare in queste retrovie politiche, magari in attesa di una collocazione in prima fila. Ecco, sarebbe la definitiva rovina di questo meraviglioso sito. Oggi da sistemare c’è il Parco, non dei clientes. E in un momento come questo, in cui le risorse economiche scarseggiano, l’importanza delle altre risorse, quelle vere –la competenza, la passione civile, l’amore per il territorio- diventa capitale.

Tutte le associazioni ambientaliste e grande parte della cittadinanza ritengono che il professor Piero Donati, nato e cresciuto qui, storico dell’arte ed ex funzionario della Sovrintendenza ai Beni Storico Artistici della Liguria di Levante, da sempre in prima fila nella difesa e nella valorizzazione di questo territorio bellissimo e difficile, benché non in quota ad alcun partito, sarebbe il candidato ideale per la presidenza del Parco e avrebbe tutte le competenze necessarie per fare un ottimo lavoro.

La battaglia per il merito -a Milano oggi è gran parte del lavoro politico- è decisiva. Sarebbe importante che il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando considerasse la possibilità di questa nomina.

 

p.s. domenica 10 luglio, ore 11 a Montemarcello il flash mob «Pinne, fucile e occhiali per una… dimostrazione pacifica nel ricordo della spiaggia chiusa. L’iniziativa, promossa da un gruppo di «Amanti di Punta Corvo» per ricordare agli enti e alle istituzioni il valore turistico e affettivo della spiaggia chiusa al pubblico dall’ordinanza firmata dal sindaco di Ameglia dopo i vari sopralluoghi che hanno confermato la pericolosità per le frane sulla scogliera. Gli organizzatori invitano tutti i partecipanti a presentarsi in tenuta da bagno. Intanto sono centinaia le firme di residenti, turisti, bagnanti e affezionati raccolti dal Comitato di Montemarcello per protestare contro la chiusura prolungata della spiaggia e sollecitare interventi rapidi che ne consentano la messa in sicurezza.