Sono un sacerdote, ma per convinzione e non solo per ruolo sottoscrivo e condivido quanto altre persone di Chiesa già hanno espresso (un esempio è quanto scritto dal cardinale Tettamanzi). Ma i principi, che sono necessari per vivere – e proprio per questo credo esigano la fatica della comprensione, dell’approfondimento – devono lasciare spazio anche alla “dimensione umana”. Credo per questo che non possano essere urlati, decretati, ma semmai offerti, come un fiore è necessario all’amore anche se non è sufficiente.

Di fronte alle tante parole (alcune mi sono sembrate un po’ a sproposito) la mia mente non riesce a non andare alle persone. Al papà, di cui non riesco immaginare cosa possa provare per la figlia che considera perduta; alle suore, che dopo tanti anni di cure sono invece diventate per Eluana sorelle, madri con tutto ciò che questo significa… A Eluana stessa di cui e su cui tutti parlano ma cui non è concessa parola…

Ho ben chiari i principi, ma nel caso specifico – dopo averli ribaditi – non saprei far altro che mettermi accanto e cercare di condividere la sofferenza e le lacrime ricordando nel Vangelo quelle di Gesù presso la tomba dell’amico Lazzaro, perfettamente cosciente tuttavia di potermi fermare solo sulla soglia di una dimensione della vita che, nonostante le nostre tracotanti pretese, ci sfugge.

don Federico

p.s. Una domanda: Si sente parlare sempre del papà di Eluana. E la mamma?

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •