No, io non ci credo. Non posso credere che un quarantenne come Angelino Alfano non conti coppie e famiglie di fatto fra i parenti, amici, colleghi e conoscenti. Statisticamente non è possibile. Secondo gli ultimi dati Istat vi è stata una progressiva diffusione delle famiglie di fatto, da circa 500mila nel 2007 alle 972mila nel 2010-11 . In particolare sono le convivenze tra partner celibi e nubili ad aver fatto registrare l’incremento più sostenuto arrivando a 578 mila.

Anche a lui che è uomo di mondo, e ha chiuso entrambi gli occhi di fronte alle intemperanze familiari e sessuali del suo ex-capo, capiterà di conoscere e frequentare qualche coppia di fatto, magari con un po’ di ribrezzo, ma tant’è. Conoscerà anche i loro figli, avrà visto che sono figli come gli altri, con il ciuccio, i pannolini, e poi i motorini e tutto il resto, e saprà benissimo -che gli piaccia o non gli piaccia- che quelle sono famiglie a tutti gli effetti.

Quindi la frase (in risposta alla recente proposta di Matteo Renzi sulle unioni civili): «Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie» è totalmente priva di senso. Le unioni civili sono una faccenda che riguarda le famiglie. Non famiglie di serie B: famiglie e stop, gioie e dolori, diritti e doveri. Quel piacevolissimo inferno che conosciamo tutti. Non c’è un “prima” e un “poi”. Ci sono le famiglie, a volersene occupare.

Perché poi -ed è l’altra ragione per la quale mi ribello- di queste famiglie, anche di quelle legalizzate che Alfano privilegia, i governi di cui lui ha fatto parte non si sono occupati minimamente. Nemmeno per le “sue” famiglie il vicepremier Alfano ha mai fatto un accidente.C’è una legge sostenuta dal governo Berlusconi -non ricordo quale numero- che ha permesso ai datori di lavoro di far firmare alle giovani donne dimissioni in bianco, da utilizzare in caso di gravidanza. C’è la cronica carenza di servizi per le famiglie. C’è una spesa per le politiche familiari tra le più basse d’Europa.

Ecco i dati: la spesa media dei Paesi Ocse per la famiglia è del 2,2%, con notevoli differenze. Francia, Gran Bretagna e Svezia sono i Paesi nei quali la spesa per le famiglie è più elevata (3,7% in Francia, 3,5% in Gran Bretagna, oltre il 3% anche in Svezia). L’Italia spende per le sue famiglie l’1,4% del Pil ed è, accanto a Portogallo, Grecia e Malta. Il fanalino di coda delle politiche familiari europee.

Che Alfano con il suo Nuovo Centro Destra, del quale i sondaggi fotografano l’irrilevanza, sia a caccia di voti, anche a costo di un’ipocrisia senza confini, raschiando il barile di un primitivismo civico che probabilmente non ha riscontri nella realtà, la dice lunga essenzialmente sulla sua disperazione politica, e sull’ambizione di restare protagonista costi quel che costi, anche sulla pelle delle moltissime famiglie, di fatto e non di fatto, di questo Paese.