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testamento biologico

bambini, diritti, Politica, Senza categoria Agosto 31, 2014

La giustizia è lenta. Ma sui diritti corre più della politica

Giusto, una riforma della giustizia. Con l’alto costo dell’energia e l’orrore della burocrazia, le lungaggini giudiziarie sono uno tra i principali disincentivi agli investimenti nel nostro Paese.

Ma se  la lentezza dei tribunali ci blocca, sul fronte dei diritti civili le aule di giustizia oggi fanno da locomotiva: fecondazione eterologa, trascrizione – in alcuni comuni- dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero. E ora stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner, anche per le coppie omosessuali: in una coppia in cui uno dei due abbia un figlio naturale, l’altro può adottarlo, diventandone genitore a tutti gli effetti. Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha riconosciuto questo diritto a una coppia di donne: la compagna della madre biologica di una bimba di 5 anni, che vive insieme a entrambe, potrà adottarla e diventare a sua volta genitore della piccola.

Il Tribunale ha sentenziato sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001, che prevede l’adozione in casi particolari nel superiore interesse del minore a mantenere anche formalmente con il genitore “sociale” il rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo. L’eventuale separazione delle due donne, quindi, o la scomparsa della madre biologica, non pregiudirebbe il rapporto tra la bambina e la madre adottiva, garantendo la potestà genitoriale e la continuità affettiva.

Mentre i Tribunali corrono, Governo e Parlamento sembrano aver messo nel cassetto il tema dei diritti, dalle coppie di fatto alla legge 194 al testamento biologico, fino alla frenata sull’eterologa. Riforme che non avrebbero necessità di investimenti, o quanto meno non prioritariamente, ma non vengono mai calendarizzate. I Tribunali -compresi quelli europei- suppliscono con le loro sentenze, venendo incontro a bisogni reali che la politica sembra non voler considerare.

Ma la strada non può essere questa: quella di una giustizia che in materia di diritti va più veloce della politica, procedendo a colpi di sentenze. Questo non è il mestiere dei tribunali. Questo sarebbe il mestiere del Parlamento e del governo.

Corrispettivamente, la latitanza del legislatore e del governo sui diritti rende imperfetto quel cammino di rinnovamento del Paese che il nostro giovane premier intende rappresentare.

diritti, Donne e Uomini, Politica Dicembre 13, 2013

Il Pd di Renzi e i diritti civili

 

“Sui diritti il Matteo non è forte”: ante-primarie lo ammettevano anche vari “renziani”, malcelando il “neo” del loro candidato: per ora cerchiamo di parlarne il meno possibile, poi vedremo. Stefano Boeri, eletto tra i delegati di Renzi all’assemblea nazionale Pd, più onestamente sosteneva: “Sui diritti civili, come sui matrimoni e le adozioni per le coppie gay non la penso come lui”.

Non si tratta in verità di essere più o meno “forti” sul tema dei diritti. Si tratta forse di non aspettarsi da Matteo Renzi quello che Matteo Renzi non intende dare. Di cambiare aspettative. Di non stupirsi, per esempio, dell’edificazione di un cimitero dei feti a Firenze. Del fatto che Marianna Madia, delegata al lavoro della sua segreteria, ritenga che

L’aborto è il fallimento della politica, un fallimento etico, economico, sociale e culturale… credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo. Quindi dico no all’eutanasia. Se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita”. Salvo poi rettificare “penso che la 194 sia una conquista e che vada applicata in toto”.

Nessuna rettifica sull’eutanasia né sulle famiglia omoaffettive.

Il 2 ottobre il mix voto contrario-astensione di vari consiglieri Pd in Regione Toscana ha affossato una mozione che chiedeva una migliore applicazione della 194 –peraltro presentata dalla maggioranza di centrosinistra-: legge ormai sostanzialmente inapplicata causa obiezione di coscienza oltre al 70 per cento.

Qualche giorno fa il copione si è riproposto in Europa con la bocciatura della risoluzione della deputata socialista portoghese Edite Estrela sulla “salute e i diritti sessuali e riproduttivi”, che chiedeva tra l’altro il diritto “all’aborto sicuro e legale” in Europa (quindi non il diritto ad abortire, ma a non crepare), un’educazione sessuale per bambine e bambini, la prevenzione di gravidanze indesiderate con accesso equo alla contraccezione in un’ottica di lotta alle discriminazioni di genere. La risoluzione, sostenuta tra gli altri dalla European women lobby, dall’European parliamentary forum on population and development e da Amnesty International e fieramente combattuta dai no-choice, è stata bocciata anche grazie all’astensione dei piddini Silvia Costa, David Sassoli, Patrizia Toia, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi e all’assenza di alcuni altri. Posizione che non forse non corrisponde alle aspettative in tema di diritti di molti elettori e iscritti (ancora maggioranza?) nel Pd.

Lo dice chiaro Rosy Bindi:

Renzi realizza ciò che io ed altri non siamo riusciti a fare: rompere la continuità Pci-Pds-Ds-Pd”.

Non, peraltro, che il Pci-Pds-Ds-Pd sia mai stato davvero in prima linea sul tema dei diritti: il divorzio, per dirne una, fu essenzialmente una conquista radicale, che il Pci osteggiò a lungo. Ma con la segreteria Renzi la linea di resistenza potrebbe diventare maggioritaria.

E del resto, da analisi del voto alle primarie, solo il 29 per cento degli elettori di Matteo Renzi si definisce di sinistra. Il Pd, insomma, starebbe cambiando elettorato e pelle.

Ancora due notazioni: dire “sono a favore della 194” oggi non significa nulla. E’ a favore della 194, ma sul serio, solo chi intraprende politiche che ne garantiscano l’applicazione, individuando contromisure alla vastissima obiezione. In caso contrario si è a favore di una scatola quasi vuota. Non a caso i no-choice non vanno all’attacco frontale con un referendum abrogativo, a rischio di nuova sconfitta: ancora un po’ di obiezione e la legge non ci sarà più.

L’altra cosa la dico a chi ritiene che, in tempi duri come questi, parlare di diritti sia un lusso, come pretendere rose quando manca il pane. Per dirla marxianamente, struttura e sovrastruttura. Questo è un vero e tenace trompe-l’oeil, una visione ingannevole. E’ forse la mancanza di lavoro e di soldi a impedire una legge che consenta a una coppia dello stesso sesso di sposarsi se lo desidera, o a un cittadino di lasciare disposizioni sul suo fine-vita? E più diritti per le donne, come dimostrato da centinaia di studi, non si tradurrebbe in punti di Pil? Non si parla sempre del miglioramento della condizione delle donne come di una misura per la crescita e di un indicatore di civiltà?

Del Pd di Renzi si dice che è “post-ideologico”. Forse, più correttamente, si dovrebbe dire che racconta un’altra storia al nostro Paese. Prima ancora che una scissione, rischia una deflagrazione su questi temi sensibili, temi dai quali oggi passa molta politica.

 

 

 

 

Donne e Uomini, Politica Aprile 11, 2011

NARCISISMI RADICALI

Emma qualche volta l’ho votata, anche se non mi piaceva quando diceva propagandisticamente di sé che era un uomo, anche se non mi riconosco nel suo laicismo e recentemente il suo show newyorkese mi ha fatto molto incavolare. Ma nell’“anomalia” radicale ho sempre visto una variabile interessante per la politica italiana. Ora Emma, e anche Marco Pannella, Maria Antonietta Coscioni, Mina Welby,  insomma tutto lo stato maggiore radicale si candida a Milano in sostegno a Giuliano Pisapia. Sostegno che tuttavia rischia di avere un prezzo molto alto per il candidato sindaco del centrosinistra.

Innanzitutto non mi piace questa cosa dei big nazionali, a cominciare da Berlusconi, che si mettono in lista, vengono eletti e poi tornano ai loro incarichi romani: è un gesto di sprezzo nei riguardi delle istituzioni locali. Nel caso di Emma poi, che è vicepresidente del Senato, il rischio è anche quello che le elettrici che vogliono votare-donna scelgano lei, sottraendo voti a candidate che invece a lavorare in consiglio comunale ci starebbero effettivamente.

Ma il prezzo alto che si chiede a Pisapia è porgli fin d’ora la condizione, tra le altre, di un registro per il testamento biologico. Qualunque cosa ne pensiate, il tema è sensibilissimo nel rapporto con i cattolici. E il voto cattolico per Pisapia è un problema. Chiedergli l’istituzione di questo registro, oltre a quello delle coppie di fatto, significa metterlo in serie difficoltà, in una campagna elettorale peraltro già non brillantissima e parecchio sottotono.

Il protagonismo radicale, dunque, oggi potrebbe fare male a Milano. E fare male a Milano, oggi, è fare male a tutto il paese.