Finita anche questa nuova serie di “Montalbano”. Peccato. Ce la rivedremo in replica. Ogni episodio è un piccolo preziosissimo classico, da guardare e riguardare. Una Sicilia barocca e assorta, quella terrazza sul mare, Salvo e tutti gli uomini della squadra a cui siamo affezionati come parenti, la dolcezza della lingua, il tripudio del cibo, la luce che stordisce. Qualcosa che sta lentamente sprofondando, dentro e fuori di noi.

Montalbano che risolto il caso nuota in quel mare fondo, come per ripulirsi del sangue e delle ammazzatine. Un fluido amniotico purificante per rimettersi al mondo. Le donne sono solo comprimarie nella serie, il punto di vista è fieramente maschile. Ma compongono uno sfondo che pulsa, una placenta vitale. La comare che frigge arancini e teste d’agnello, la creatura fatale che porta vita e morte, lo splendore dei corpi nudi delle vittime, che Montalbano pietosamente e cavallerescamente copre con la sua giacca in attesa della Scientifica. Le prostitute, certe conturbanti cucine dietro le persiane socchiuse della controra, il ferro battuto dei letti coperti di pizzi e broccati, le case che profumano di cera. Il mare, la madre di tutto. La terra secca e l’esplosione delle agavi. Montalbano è maschio, ma la Sicilia è femmina.

Livia, l’eterna fidanzata, l’emancipata lontana da cui Salvo non riesce a staccarsi, ma a cui non riesce nemmeno ad attaccarsi del tutto, una voce metallica al telefono, un appuntamento sempre mancato, un’idea limite che non lo convince, lasciandolo sulla soglia di oscure tentazioni, solo di fronte all’enigma della femminilità misteriosa e mitologica delle donne della sua terra, dee cadute in schiavitù e mai del tutto possedute.

Il fascino della serie, io credo, sta proprio qui, nell’essere l’estrema istantanea di qualcosa che va sparendo, portandosi via un senso prezioso delle cose, una chiave per decifrare il segreto di un paese, il nostro, che non potrà mai essere normale, sghembo e proteso com’è tra Nord e Sud, tra Occidente e Oriente, tra Islam e Cristianità. Tanto difficile da tenere insieme con la colla asettica della modernità, bagnato da quel brodo tiepido che ha dato origine a ogni civiltà.

Stanno scomparendo anche quelle donne che si intravedono appena, come dietro le trine di una tenda, dissolte dalla luce piena della parità e dell’omologazione. E non sapremo mai come sarebbe andata, se non fosse andata così.