Cambiare la legge della senatrice Lina Merlin, che con il coraggio delle pioniere riuscì a far abolire le case chiuse: cui prodest? Istituire quartieri a luci rosse, formalizzare che la prostituzione è un mestiere come un altro, o forse anche meglio di altri, con tanto tasse e contributi e addirittura test attitudinali nelle Asl per capire se si è adatte alla professione: per quale ragione una simile stramobilitazione bipartisan di parlamentari, da Scelta Civica al Pd (prima firmataria della proposta di legge è la senatrice piddina Maria Spilabotte) in sostegno di una riforma assolutamente anacronistica e, come dimostrato dall’esperienza da altri paesi, vedi Germania, del tutto inefficace contro la tratta delle schiave sessuali (una lunga e articolata inchiesta potete leggerla qui)?

Sarebbe bello vedere i parlamentari mettere tutta questa straripante energia nella realizzazione di riforme ben più impellenti che cambierebbero la vita della stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini. Ne dico alcune? L’abolizione dell’odiosa pratica delle dimissioni in bianco; la piena applicazione della legge 194; l’apertura di un definitivo dibattito sulla legge 40 sulla fecondazione assistita, progressivamente martoriata dalle sentenze e ancora in attesa di linee guida; la discussione sul testamento biologico e sul fine vita, sollecitato da ripetuti e accorati appelli; una legge sulle coppie di fatto; la cittadinanza per i bambini nati in Italia da coppie straniere; lo smart work o lavoro agile. Devo continuare? Non per fare i benaltristi, ma se i parlamentari hanno tutta questa voglia di lavorare di cose da fare ce ne sono a bizzeffe.

E invece no. Ignorando deliberatamente quello che capita nel resto del mondo e che va in tutt’altra direzione – una recente risoluzione europea ha definito la prostituzione come “una forma di schiavitù incompatibile con la dignità umana”- e rinunciando del tutto al progetto di un discorso sulla sessualità maschile –data per immodificabile-, discorso finalizzato alla riduzione del ricorso allo sfruttamento sessuale, il multiforme drappello di parlamentari si dà un gran daffare con un manifesto-evento oltre la Merlin, con tanto di sex worker testimonial (la turca Efe Bal, sempre lei, forse non ne trovano altre, che coglie la ghiotta occasione per proporsi come ministra).

Se a ciò aggiungiamo che il governo Renzi non sembra affatto favorevole all’innovazione (una sortita a favore dello zoning della consigliera di parità Giovanna Martelliè stata gelidamente rigettata come “opinione personale”), la domanda viene spontanea: a chi giova? In nome di chi e che cosa una simile urgenza, visto che le libere professioniste non costituiscono più del 5 per cento delle prostitute, contro un 95 per cento di schiave? In un Paese, il nostro, in cui come abbiamo visto perfino la “carne migrante” diventa occasione di business (e che business! più redditizio perfino della droga), che cosa si deve pensare?

Si fa peccato a pensare male, e a chiedersi: che cosa c’è sotto?