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Donne e Uomini, Politica, questione maschile, Senza categoria Febbraio 4, 2015

Berlusconi al Quirinale: cara Rosy, un papagno stavolta ci stava

Cara Rosy,

le lacrime di felicità per Mattarella sono state la conferma, se ce ne fosse stato bisogno, del tuo sconfinato amore per la politica. Ma c’è anche una politica del simbolico che talora conviene agire. Quando ieri nel salone delle feste del Quirinale un Berlusconi in grande spolvero, euforizzato dal rientro in società e da chissà quale farmaco di sostegno, ha ribadito la sua impresentabilità al limite della sociopatia, dando pacche sulle spalle a tutti e facendoti nuovamente oggetto della sua volgarità da bar-biliardo («Ho visto che ha versato lacrime di commozione per Mattarella. Non mi aspettavo da un uomo, pardon, da una donna, tante lacrime») in tante abbiamo sperato in una tua reazione femminilmente ferma: tipo un papagno che gli riaprisse la ferita dell’ “attentato” in piazza Duomo.

Il luogo e la circostanza solenne, vero, lo sconsigliavano. Ma uno sgambetto, una spugnata al bitume copri-chierica, una bicchierata sul fondotinta, un foglio appeso sulla schiena, tipo pesce d’aprile, con scritto: “Sono un povero rimbambito” tradotto anche in inglese (“I’m just a dotard”), insomma, qualcosa si poteva escogitare. Saremmo finite, Rosy -consentimi il plurale- in prima sul NYT. Avremmo girato definitivamente l’angolo.

Come vedi il nostro venditore di spazzole è incorreggibile: non c’è condanna, non c’è pena, emarginazione politica, servizi sociali, niente che possa ricondurlo a ragione. Dobbiamo tenercelo com’è,  un campione, o meglio una reliquia rinsecchita della questione maschile. Ed è stato un peccato che la festa di ieri sia stata rovinata da questo Jep Gambardella in pensione, con i suoi doppiopetti contenitivi e i suoi colpi di sonno: il patto del Nazareno è anche un problema estetico.

Sicché, come si dice dalle tue parti, ribadendoti la mia stima affettuosa, non mi resta che baloccarmi con l’idea che se -non volesse il Cielo- ti capitasse di incontrare nuovamente il vecchietto nei corridoi di Palazzo Madama o altri, tu possa servirgli fredda la pietanza che merita: forse non il papagno che ho sognato, ma l’inventiva e la sferza toscana sapranno senz’altro suggerirti un’equa soluzione.

Un abbraccio

 

 

Politica Aprile 20, 2013

“A congresso subito”: parla Puppato

Laura Puppato in treno, sta rientrando in Veneto per una domenica in famiglia. La segreteria del Pd si è appena dimessa in blocco.

La prima cosa che le chiedo è come ha votato nell’ultimo scrutinio.

Ho tentato in tutti i modi di portare il Pd su Rodotà. Anche dopo che il nome di Prodi è stato bruciato, ed è stato un grave errore, perché il profilo internazionale della sua candidatura era molto interessante. Non ci sono riuscita. Alla fine ho votato Napolitano“.

Chi ha affossato Prodi?

I dalemiani, in blocco. Una parte di mariniani, per senso di rivalsa. Quanto ai renziani, Matteo Renzi dice di aver dato un’indicazione chiara e univoca, ma probabilmente alcuni tra loro hanno colto l’0ccasione per dare la scossa definitiva a Bersani“.

Qual è stato il vero ostacolo alla candidatura Rodotà?

Proprio l’atteggiamento oltranzista dei 5 Stelle. Anzi, di Grillo. Rodotà era disponibile a ritirarsi per far convergere i voti su Prodi, molti dei 5 Stelle la valutavano come un’ipotesi ragionevole, ma poi è arrivato il niet di Grillo. Il suo vero obiettivo è la distruzione del Pd. Credo che oggi Rodotà sia dispiaciuto del fatto di non aver ritirato la sua candidatura. Il nome di Prodi era l’unica possibilità per evitare il governo a larghe intese. E invece, purtroppo, il bene del Paese è scivolato il secondo piano. Ognuno ha condotto la sua battaglia. Hanno vinto i personalismi, lo sfascimo, il tanto peggio-tanto meglio“.

Che cosa capiterà al Pd?

Nichi Vendola dice che sarebbe bene anticipare i congressi di partito a maggio. Credo abbia ragione. Non possiamo aspettare. Ma la cosa prioritaria è definire in modo chiaro punti di programma e principi condivisi. Non possiamo più permetterci di ridiscutere ogni volta daccapo su qualunque questione. Il segretario andrà scelto sulla base di intenti chiari e condivisi“.

Ha già in mente un nome per la segreteria?

Onestamente non ci ho ancora pensato“.

Pensa che ci sia un rischio concreto di scissione?

Sarei disonesta se dicessi di no. Ma credo che quella che giudico la parte migliore del Pd tenga molto al fatto che il partito non si divida. L’altro giorno, per consolarmi, pensavo che la Chiesa è riuscita nel rinnovamento, partendo da problemi non meno gravi dei nostri. Perché non dovremmo farcela noi? Io mi sento un po’ come Don Milani, che la Chiesa non l’ha mai lasciata. Pur con tutti i problemi, con tutte le criticità, voglio continuare a far parte del Pd“.

Politica Aprile 19, 2013

Tiratemi i pomodori se sbaglio

Sì, lo so, è la terza volta che titolo “pomodori” in pochi giorni. Ma tiratemeli (virtuali) se non azzecco almeno un pezzo del film che vedremo domattina.

Dunque, azzardo: bruciato Marini e lessato Prodi –con un’ampia e orchestrata raffica di fuoco amico- domattina potrebbe toccare a D’Alema. Il quale, sì, spaccherebbe il partito, ma il Pdl lo voterebbe in massa.  E se va come dico io, lo voterebbero pure i renziani. E per una semplice ragione: che il presidente della Repubblica D’Alema potrebbe conferire l’incarico di governo a Matteo Renzi, governo di larghe intese destinato a durare certamente un bel po’. E se no cosa c’è andato a fare l’altro giorno a Firenze?

Del resto Renzi, che è molto intelligente, sa bene che la sua fulgida stella potrebbe rapidamente tramontare. Non può permettersi di aspettare più di tanto. Dal canto suo D’Alema, che è perfino più intelligente di Renzi, farebbe un figurone: vedete? Lui mi voleva rottamare, e io lo incarico.

Le defezioni e la sparatoria nel Pd sarebbero inferiori alle aspettative: un governo relativamente stabile consentirebbe ai parlamentari rottamandi di tirare avanti un altro po’, e a molti miracolati dalle primarie di Capodanno di non tornarsene a casa con le pive nel sacco nel giro di pochi mesi. E si sa, la carne è debole.

Se poi tutta questa trafila, da Marini a D’Alema, sia un congegno diabolico, concepito da Max e oliato da Berlusconi, o solo l’inanellarsi di una clamorosa serie di errori, se è che Bersani ha proprio sbagliato di tutto e di più, o che è semplicemente il maggiordomo di D’Alema, sarà la storia a dirlo.

Direte voi: ma la base si ribellerà all’inciucio! Se non l’ha voluto con Marini, figuriamoci con D’Alema. Alle prossime urne il conto sarà salatissimo. Ma, dico io: il tempo sana tutte le ferite. Intanto si tira avanti, poi si vedrà. Lasciateli governare almeno un paio d’anni, e passerà tutto.

A me pare plausibile. Molto più di una improvvisa e tardiva conversione alla proposta Rodotà e di un’alleanza con i 5 stelle.

Che poi io sia contenta, se andrà in questo modo, non potrei dirlo. Ma conta ben poco.

Politica Aprile 18, 2013

PdmenoellemenoPd e M 5000 Stelle

Ora non si potrà più dare dei disfattisti ai 5 stelle, che per il Colle al Pd hanno fatto una proposta di quelle che non si possono rifiutare –Stefano Rodotà– lasciando intravedere che subito dopo si sarebbe parlato di governo.

Nei colloqui di qualche settimana fa, nomi per la premiership dai 5 Stelle il presidente Napolitano non ne aveva voluti sentire. Come fanno i bambini, sapete, quando si tappano le orecchie e ululano. Ma stavolta ha dovuto ascoltarli, lui e tutti gli altri. E i nomi erano -sono- tutti degnissimi, da quello di Milena Gabanelli, che con grandissimo stile si è sfilata dalla partita, a quello di Rodotà, che ha accettato la sfida. Talmente degni che ieri sera davanti al teatro Capranica -e dappertutto in rete- i militanti del Pd sono andati a dire che per quello che li riguarda il candidato è Rodotà, e a ribadire che l’inciucio non lo vogliono: “Le salsicce alle feste del Pd annassero a cocersele loro” dice un manifestante, vedere qui). Per quello che riguarda il gruppo dirigente del partito, invece (tolto un centinaio di dissidenti: i renziani, Pippo Civati, Laura Puppato e altri) il candidato è Franco Marini. Cosa che ha comportato a Pierluigi Bersani la spiacevolezza di dover sgattaiolare dall’uscita secondaria del teatro, il che dovrebbe bastare a fargli capire che se la dirigenza del partito si è relativamente compattata, il partito non c’è più, e non è fatto poco rilevante.

Inciucio doveva essere, fin dal principio, e inciucio è stato. Il nome di Franco Marini, la grande “sorpresa” preannunciata poche ore prima dalla zelante Alessandra Moretti, è quello che si presta meglio a garantirlo: meglio di D’Alema, che comunque attende nell’ombra, non si sa mai, ieri circolava il suo nome anche per la presidenza del futuro governo, meglio di Giuliano “31 mila euro” Amato, meglio di Anna “Ikea” Finocchiaro. Il nome che, secondo i conti di Bersani, avrebbe ridotto il dissenso al minimo fisiologico. Non è andata così, a quanto sembra.

Berlusconi è stato abilissimo, Grillo pure, Bersani molto poco. Quel “buon senso” che tanti gli hanno sempre riconosciuto sembra smarrito, in vertiginoso calo dalle primarie a oggi, se per buon senso si intende la capacità di captare gli umori del Paese.

Salvo raffiche dei franchi tiratori, tra un’ora o due il Presidente della Repubblica potrebbe essere Marini. Con 4/5 degli elettori di sinistra che non smettono candidamente di chiedersi: ma perché non Rodotà?

Franco Marini, veterano della politica politicante, colui che ammise: “E’ vero, io e D’Alema complottammo contro Prodi” (vedi qui). Marini, “nome di garanzia per tutti”: non per Sel, però, né per i 5 Stelle, che evidentemente di garanzie non ne meritano. Non per la grande maggioranza di elettori e iscritti del Pd. E non per la grande parte dei cittadini, che -questo è certo- avrebbero voluto un presidente di svolta.

Potrebbe esserci ancora qualche sorpresa. Stiamo a vedere. Tutto sommato converrebbe anche al PdmenoellemenoPd, che rischia di vedersi sbranato alle prossime urne da un Grillo alle 5 mila stelle.

Donne e Uomini, Politica Aprile 16, 2013

Per esempio, Livia Pomodoro

 

Quindi i 5 Stelle convergono sul nome di Milena Gabanelli: è lei la loro candidata alla Presidenza della Repubblica.

Conosco Milena, la stimo molto, come la stimiamo tutti, apprezzo tantissimo che la scelta sia caduta su di lei: mi pare un ottimo auspicio. E’ un tempo strano, buono anche per i miracoli -chi avrebbe detto che Laura Boldrini, altra mia candidata ideale, sarebbe diventata Presidente della Camera?-, può capitare davvero di tutto. Ma mi pare difficile che sul nome di Milena sia possibile trovare un accordo.

Più semplice invece per quella che, a mio parere, sarebbe un’altra splendida candidatura femminile (se posso dire alle amiche che hanno diffuso questo video, Voglio una donna al Quirinale, io anziché  una donna preferisco dire quella donna, nome e cognome): penso a Livia Pomodoro, attualmente Presidente del Tribunale di Milano. Conosco anche lei: donna di grandissima competenza e di non inferiori esperienza e umanità.

Livia è entrata in magistratura nel 1970, è stata sostituto procuratore generale presso la Corte D’appello di Milano e magistrato in Cassazione. E’ stata quindi vicecapo di gabinetto di Virginio Rognoni e capo di gabinetto del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli. Fino al 2007 ha presieduto il Tribunale dei minori a Milano.

Autrice di molti saggi su problematiche familiari e sociali, Livia Pomodoro è esperta di diritto familiare e dei minori, docente presso l’Università Cattolica di Milano, membro della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e molto altro: qui la biografia completa.

Cugina di Arnaldo e Giò Pomodoro, è molto attenta ai temi culturali e gestisce con commovente dedizione il teatro No’hma, impegno ereditato dalla scomparsa sorella Teresa, attrice, regista e drammaturga. Un magnifico spazio nel quartiere milanese di Lambrate, ricavato da un edificio dismesso dell’Acqua Potabile. Di questo impegno dice che è “grande parte della sua vita”, e forse le spiacerebbe molto lasciarlo.

Per la prima volta, oltre che a una donna, e dalla personalità ricca e complessa, il Quirinale andrebbe a una milanese (nata “giù”, come grande parte dei veri milanesi: in Puglia, a Molfetta).

Insomma, sarebbe una magnifica Presidenta.

Donne e Uomini, Politica Aprile 9, 2013

Boldrini, l’anti-Bonino

 

Scrive oggi sul Corriere Maria Teresa Meli che “renziani, giovani turchi -sebbene non tutti- e altri esponenti del Pd stanno pensando a una candidatura al Quirinale alternativa: quella della presidente della Camera Laura Boldrini. E’ una mossa azzardata che costringerebbe Sel ad assecondare l’operazione e metterebbe in imbarazzo i grillini. Quanti di loro, a scrutinio segreto, voterebbero per Boldrini?“.

A giudicare dal successo riscosso negli svariati sondaggi online da Emma Bonino, il nome femminile che ricorre più spesso per il Colle -anche perchè la campagna per Emma presidente ormai dura almeno dal 1999, a più riprese- agli italiani l’idea di una “presidenta” sta piacendo molto.

Ma se è vero che sul nome di Bonino potrebbero convergere anche i voti del Pdl –Emma e Berlusconi hanno già “collaborato” nel corso della lunghissima storia parlamentare dell’esponente radicale -, Boldrini rappresenterebbe la vera innovazione, per il suo linguaggio e per il suo stile da assoluta ousider della politica, e per un profilo “materno” che piace molto, in particolare alle donne e ai giovani, e che la super-emancipata Emma non ha mai avuto.

Nonostante le sue battaglie per i diritti delle donne, Emma non ha mai scelto di mettere in gioco la sua differenza femminile: si è sempre presentata come “l’uomo giusto”. Si è lamentata per l’assenza di donne tra i saggi di Napolitano, ma ama farsi sostenere da testimonial maschi -solo maschi- che forse, ai suoi occhi, significano un suo “di più” rispetto alle altre. E’ nemica acerrima delle quote, tanto che, con grande dispiacere di Lella Golfo, votò contro la sua importantissima legge sulle quote nei cda, legge che ha contribuito alla tardiva femminilizzazione delle nostre istituzioni rappresentative.

In comune, tra Laura ed Emma, un forte impegno per i diritti civili e un profilo internazionale.

Io sono per Laura.