Il premier Letta, il vicepremier Alfano e il presidente della Commissione europea Barroso sono stati accolti a Lampedusa da selve di fischi e cori di “vergogna” (qui il video)
A Lampedusa, frontiera della salvezza, di una vita possibile, di una pagnotta, di un tetto, di un futuro per i propri figli, di un po’ di pace, di quel minimo di dignità, donne, uomini e bambini arrivano nudi via mare oscenamente stipati nei barconi, quando ci arrivano: il fondo di quel mare è un cimitero. Letta, Alfano e Barroso sono arrivati in aereo e auto blu.
Il corpo parla. Il corpo dice tutto.
Non ci si presenta a quella gente, a quei grandi politici che sono tutti i Lampedusani, a partire dalla loro grande sindaca Giusi Nicolini, esempio di civiltà, risolutori di problemi irrisolvibili con le loro personali risorse, no, non ci si presenta con gli orpelli del potere, le odiatissime auto blu, simbolo della lontananza ormai incolmabile tra la rappresentanza e la vita. Si deve avere davvero perso il senso della realtà, per non rendersene conto.
Non ci si presenta davanti a 302 bare, bilancio provvisorio, scusandosi “per le inadempienze” ma senza poter garantire immediatamente, causa larghe intese, l’abolizione quell’assurda legge che è la Bossi-Fini, che quei grandi politici che sono i Lampedusani chiedono a gran voce di mandare al macero. Non ci si presenta senza portare il proprio impegno per l’apertura di quel corridoio umanitario che chiunque si occupi di diritto d’asilo invoca come soluzione.
Lo spettacolo dei “politici” a Lampedusa è stato inguardabile.