vernazza, cinque terre

vernazza, cinque terre

A proposito di Simone Weil, di una democrazia senza partiti o di una post-democrazia, se volete: c’è un piano di cementificazione della Liguria, milioni di metri cubi di nuovi porticcioli (13), villette a schiera, hotel, centri commerciali, parcheggi, perfino grattacieli. Un territorio già naturalmente esiguo, quei monti a picco nel mare: secondo l’Istat la Liguria è la regione italiana che ha già perso più terra in favore del cemento, tra il 1990 e il 2005 il territorio “sgombro” è passato da 249.000 a 135.570 ettari benché la popolazione continui a calare. Seconde case, alberghi, barche: una regione-hotel che in bassa stagione si svuota.

E ora, alla grande, altri tre milioni di metri cubi di edificazioni (vedi Il partito del cemento di Marco Preve e Ferruccio Sansa, Chiarelettere). Destra e sinistra, tutti d’accordo: nel business si supera ogni quisquilia ideologica. Un partito trasversale straordinariamente arrogante, che tratta la Liguria come un patrimonio personale e vive come affronto disfattista ogni flebile tentativo di opposizione.

La Regione si vanta per l’imminente abbattimento dell’ecomostro della Palmaria -vedremo- ma nel frattempo si prepara a edificarne a decine. Ecco: questa è politica, per caso? O sono solo affari, mascherati da politica? Dov’è il bene comune? Qui si vedono solo beni particolari. Perché mai dovremmo ancora credere di aver bisogno dei partiti? Sono i partiti che hanno bisogno di noi. E noi possiamo decidere. Save Ligury.

ecomostro, isola palmaria

ecomostro, isola palmaria