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Corpo-anima, esperienze Gennaio 7, 2011

AMMIRO LE PIANTE

Ammiro le piante. Loro sì che sanno quello che devono fare, e precisamente come e quando lo devono fare. Ammiro quelle gemmette che, freddo o non freddo, regolandosi sulla luce, sbucano quando devono sbucare e si mettono al lavoro. Ci vorrebbe un po’ della loro sicurezza, alla ripresa d’anno: sì, so precisamente come vi sentite, gonfi, vagamente nauseati, preferibilmente semi-influenzati, quel filo di depressione che stringe il diaframma, la rata del condominio che vi aspetta, neanche mezza idea per l’anno nuovo, il corpo-anima acciaccato, e di fronte un’ardua salita su cui inerpicarsi. E neanche un po’ di voglia di shopping. A proposito: grazie al ministro Tremonti che ha atteso la fine delle feste per assestarci una nuova botta nella nuca. Ci dica come possiamo collaborare alla ripresa: a sua disposizione.

Vorrei essere un’ortensia, stamattina, tutta gemmata e dritta all’obiettivo, senza incertezze, fiduciosa nella provvidenza. Proverò a fare come lei: ridurre i pensieri al minimo, abbassare i livelli vitali, ridimensionare le pretese. Mangiare poco o nulla. Bere. Respirare. Saper tranquillamente vegetare (oddio, magari un’aspirinetta…). Verrà, come per lei, il momento dello slancio.

ANIMALI, esperienze Luglio 30, 2010

ANIMALIA

buon pranzo, tesoro

buon pranzo, tesoro

Sulla mia spiaggia c’è una signora che dopo un paio d’ore deve scappare a casa: la sua cucciola soffre di ansia da separazione. Se sta troppo sola sbrana tutto, come fanno i cani impanicati.
Il mestiere della meticcia Pippi, invece, è sempre stato il mordicchiamento del cavo poplìteo, l’incavo dietro il ginocchio, meglio se di vecchia signora. E’ una canina molto dolce e buona, ma non c’è mai stato verso di convincerla che non si fa. Ti guarda sbigottita se la sgridi: la natura l’ha programmata per partire all’assalto di ogni poplite femminile anziano. Però mio marito l’ha reincontrata dopo anni e anni, e lei gli ha fatto delle feste commoventi. La memoria olfattivo-emotiva di queste creature è straordinaria. La piccola Kim, invece, giovane maltese di amici, l’ha accompagnato trotterellandogli accanto -avanti e indietro, indietro e avanti-, una pallina bianca saltellante al passo di quell’omone in marcia per scaldare il nervo sciatico indolenzito. Deve avere la vocazione della badante.
Non ho più il mio Tom, e osservo attentamente i suoi cospecifici, alla malinconica ricerca di un po’ di caninità. Ma mi accontento anche di guardare i gatti, o molto meno: una gazza, una lucertolina sul terrazzo, una rana, l’andirivieni di una formica lavoratrice, una foglia nuova del mio limone. Pur di entrare in contatto empatico con il non-umano, non saprei come altro chiamarlo, che vive e brulica a prescindere da noi, in molti casi nonostante noi. Anche in una foglia tremolante c’è un po’ del mio amico perduto.
C’è un mistero nel non-umano che va ben oltre le nostre supponenti proiezioni antropomorfizzanti. Mi pare che queste creature sappiano qualcosa di essenziale della vita che a noi sfugge, e fossero qui a testimoniarcelo. La luce di una consapevolezza che ho intravisto anche nello sguardo di certi neonati, e negli occhi opachi di certi anziani. Come noi umani fossimo condannati, per macchia originale, a stare lontani dal segreto: abbiamo voluto sapere e non sappiamo più nulla. Ma appena individuati, o sul punto di de-individuarci per tornare nella luce, ne risplendiamo. A questo mistero, per comodità, si può dare il nome di Dio, o di Amore.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 31 luglio 2010

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AMARE GLI ALTRI Luglio 9, 2009

LA LEGGE DEL CONDOMINIO

Mia mamma ha 82 anni, e sta per andare al mare. Come ogni anno, vorrebbe portare le piante che tiene sul balcone giù nel cortile del condominio, perché possano sopravvivere alla sua assenza. Quest’anno però il condominio non lo consente, e senza di lei le sue piante moriranno di sete. Stiamo cercando una soluzione dell’ultimo minuto, ma non sarà facile trovarla. Mia mamma non avrà più le sue piante. Tutto il condominio farà a meno delle sue piante. Ci saranno delle piante in meno nel palazzo, il che dovrebbe dispiacere a tutti i condomini. E invece a quanto pare non gli dispiace affatto. Anzi, la maggioranza dei condomini gioirà per la morte di quelle povere piante, visto che a maggioranza è stato approvato questo geniale punto di regolamento. Le piante sono molto preziose, in una città che soffoca come Milano. Non dovrebbe essere possibile a nessun condominio condannare a morte certa anche un solo geranio, o proibire a qualcuno di ricoverare la bicicletta negli spazi comuni. E’ una piccola storia da niente, ma anche lei dice quello che capita.