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parlamento europeo

Corpo-anima, diritti, Donne e Uomini Marzo 4, 2015

Diciassettenne rischia la vita per aborto fai-da-te. Martedì il voto in Europa

A Genova una ragazza di 17 anni ha rischiato di morire per emorragia interna dopo aver assunto un farmaco abortivo, a quanto pare acquistato online con l’aiuto del fidanzato di 20 anni. In quanto maggiorenne, ora il ragazzo è indagato dalla Procura per procurato aborto, mentre la ragazza è ancora ricoverata in ospedale- Con ogni probabilità si trattava di un noto farmaco antiulcera: molto siti indicano come acquistarlo e come assumerlo per l’aborto fai-da-te.

Con il sostanziale blocco della legge 194 siamo tornati in pieno all’aborto clandestino. Le giovani donne non si stanno affatto mobilitando in difesa una legge che garantirebbe loro di non rischiare la salute, e che le loro madri hanno conquistato a prezzo di molte lotte. Le nuove generazioni sono tornate ad “arrangiarsi” tra contraccezione del giorno dopo e farmaci abortivi, e capita con una certa frequenza che le cose finiscano male, con ricoveri d’urgenza per finti aborti spontanei.

Ignorando la questione nonostante un richiamo del Consiglio d’Europa, il governo sceglie la strada della resistenza passiva, sostenendo che la 194 è sufficientemente applicata e che il problema non esiste, e ritenendo la ri-clandestinizzazione una buona strategia contro l’aborto.

Costringere le donne a rivolgersi alle mammane online non è politica contro l’aborto, è politica contro le donne.

Con la speranza che qualche parlamentare italiano rivolga un’interrogazione sul caso genovese alla ministra per la Salute Beatrice Lorenzin, si segnala che il prossimo martedì 10 marzo il Parlamento Europeo si esprimerà sulla risoluzione Tarabella, in cui tra l’altro si afferma “che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva».

Il dibattito è già acceso. La speranza è che la risoluzione venga sostenuta dalla maggioranza degli europarlamentari, con particolare riferimento a quegli esponenti Pd (Toia, Sassoli, Costa e altri) che nel 2013 con la loro astensione impedirono l’approvazione di una risoluzione dai contenuti analoghi presentata dalla portoghese Estrela. Stavolta gli auspici sembrano migliori: un gruppo di deputati di partiti diversi ha lanciato l’iniziativa All of us, per difendere il diritto della donna alla scelta in tema di salute sessuale e riproduttiva. Tra loro le piddine Elena Gentile ed Elly Schlein.

Occhi puntati su Strasburgo.

 

 

 

diritti, Donne e Uomini, Politica Febbraio 3, 2015

Aborto e contraccezione: altro 8 marzo di lotta. In Italia e in Europa

La Commissione Europea ha recentemente autorizzato la vendita in farmacia senza ricetta dellapillola dei 5 giorni dopo” (ulipristal acetato 30 mg). Il contraccettivo d’emergenza funziona soprattutto nelle prime 24 ore dopo il rapporto a rischio, bloccando o ritardando l’ovulazione: se non serve ricetta, l’assunzione è velocizzata e l’efficacia maggiormente garantita. I vari Paesi europei dovranno decidere se recepire o meno il pronunciamento Ue. In Italia l’accesso al farmaco è attualmente una corsa a ostacoli: non è necessaria solo la ricetta, ma anche un test di gravidanza che escluda il concepimento. Non è improbabile che il Consiglio superiore di Sanità decida per eliminare l’obbligo di test di gravidanza, mantenendo quello di ricetta: in sede Ue, infatti, i rappresentanti italiani si sono espressi contro il nuovo regime di dispensazione.

L’ulipristal acetato non può essere considerato un abortivo: è a tutti gli effetti un contraccettivo –come dicevamo, agisce bloccando l’ovulazione-, che contiene il numero dei concepimenti indesiderati e quindi delle interruzioni di gravidanza, in una prospettiva di riduzione del danno (meglio un non-concepimento che un aborto). 

Qualche giorno dopo il pronunciamento Ue, la Commissione sui diritti delle donne del Parlamento europeo ha approvato una Relazione sulla parità tra donne ed uomini, che comprende un documento dell’eurodeputato Marc Tarabella secondo il quale: “Il Parlamento europeo (…) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva”.

A marzo il Parlamento europeo sarà chiamato a votare sulla relazione. Potrebbe capitare nuovamente quanto accaduto nel dicembre 2013, quando la risoluzione firmata dall’eurodeputata socialista Edite Estrela (che prevedeva, tra l’altro, che la Ue invitasse tutti gli Stati membri a garantire l’aborto e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne) non passò con il contributo attivo (astensione) dei deputati del PD Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, Patrizia Toia, e David Sassoli. La Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE) è già mobilitata sollecitare i membri del Parlamento europeo a riaffermare nel voto di marzo la posizione già con la bocciatura della risoluzione Estrela.

Il voto degli eurodeputati Pd potrebbe essere nuovamente decisivo. Nel nuovo drappello Pd a Bruxelles uscito dalle ultime elezioni europee, un buon gruppo di eurodeputati che dovrebbe certamente sostenere il documento Tarabella. Ma serve l’impegno esplicito di tutto il partito, fatta salva la libertà di coscienza, perché possano essere tutelati i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, nel nostro Paese già fortemente limitati dal sostanziale svuotamento della legge 194 a causa della massiccia obiezione di coscienza.

Qui una petizione al presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi.   

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza categoria Maggio 29, 2014

Post-Maalox: Grillo va a destra. La “rete” lo sa?

Beppe Grillo con Nigel Farage, leader di Ukip, partito anitieuropeo e nazionalista britannico

Il Maalox ha fatto effetto subito, e anziché intraprendere un’efficace autocritica, come richiesto in rete da molti attivisti del M5S, o addirittura dimettersi –tanti stanno chiedendo anche questo- due giorni dopo la mazzata elettorale Grillo ha preso un aereo per incontrare Nigel Farage, leader di Ukip, fortissimo Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, e per ipotizzare future alleanze.

L’incontro è andato benone, Farage ha detto: “Se funziona, sarebbe magnifico vedere ingrossare le file dei cittadini al nostro fianco. Se riusciamo a trovare un accordo, potremmo divertirci a causare un sacco di guai a Bruxelles“. Beppe Grillo ha ribadito: “Siamo ribelli con una causa e combatteremo con il sorriso“. L’ipotesi è quella di un gruppo unitario al Parlamento Europeo.

Normalmente un leader, prima di intraprendere iniziative di questo rilievo politico, consulta gli organismi direttivi del suo partito. Nel M5S, che si dichiara un non-partito, direttivi non ce n’è: ci sono Grillo e Casaleggio, ci sono gli eletti (parlamentari, sindaci etc.) e poi c’è “la rete”.

Se la decisione non è maturata tra gli eletti (che su Farage sono spaccati), né con una consultazione in rete, è verosimile che Grillo e Casaleggio abbiano deciso tutto quanto da soli. E non è precisamente rassicurante che il consenso di più di 5 milioni di elettori costituisca un patrimonio esclusivo di due, che possono investirlo e disinvestirlo su chiunque o su qualunque cosa ritengano, scegliendo in assoluta libertà modi, tempi e contenuti delle intese.

L’Ukip di Farage nasce da una costola del Partito Conservatore. E’ una formazione antieuropea, nazionalista, xenofoba e di destra. Magari non tanto di destra quanto il Front National di Marine Le Pen –con cui né Farage né Grillo intendono allearsi- ma l’area è quella: destra liberale.

Quindi in Europa il M5S, che ha sempre rifiutato accordi politici a livello nazionale, intende dialogare con la destra. Decisione non da poco, assunta autocraticamente, senza consultare nessuno. Dobbiamo forse aspettarci che il M5S finisca per scindersi tra un’ala destra e un’ala sinistra?

P.S. Una domanda-corollario che riguarda la lista Tsipras: creando non pochi malumori tra i militanti, Barbara Spinelli, tra i fondatori della lista e neo-eletta al Parlamento Europeo (avrebbe dovuto dimettersi per lasciare posto al primo dei non eletti, ma per ora non lo ha fatto) ha più volte ribadito la sua intenzione di dialogare con i 5 Stelle. Anche con questi 5 Stelle, amici di Farage?

 

Donne e Uomini, Femminismo, Politica Maggio 28, 2014

Impariamo a dirci: brava!

Grazie ragazze!

Simona Bonafè, capolista Pd nella circoscrizione centro, è stata la più votata fra tutt* i candidat* alle elezioni europee. Che Mr Preferenze sia una Miss Preferenze costituisce una prima assoluta nel nostro Paese. Una notizia -tra i molti commenti di questi giorni- non sufficientemente analizzata, insieme al fatto che, grazie al grande numero di elette soprattutto nel Pd e nel M5S, il drappello femminile a Strasburgo raddoppia (da 17 a 30) e costituisce quasi il 50 per cento della delegazione italiana.

L’azione positiva (su 3 preferenze non più di 2 allo stesso sesso) ha funzionato, ma è stata decisiva anche la volontà politica di scommettere sulle donne, collocandole in posizioni di eleggibilità. Volontà espressa, nel caso del Pd, dal segretario Renzi e dalla direzione del partito; nel caso del M5S, dalle scelte dirette della rete.

Per le madri e le sorelle maggiori delle neo-elette, in gran parte 30-40enni, vedere tutte queste ragazze o quasi nel governo e nei parlamenti è ragione di stupore e perfino di commozione: un risultato quasi impensabile solo fino a poco tempo fa, quando le politiche del Grande Nord e il governo 50/5o del “cugino” Zapatero ci apparivano come miraggi lontani (da noi nel frattempo le donne non dovevano “scassare la minchia”: onorevole Pippo Gianni, al tempo Udc).

Diciamo “brave” a queste giovani donne, e diciamo brave anche a tutte noi che abbiamo lottato in modo furente, ciascuna con i propri mezzi (personalmente sulla faccenda ho scritto addirittura due libri, oltre a scannarmi su questo blog, e a proporre lo slogan “doppio sguardo”) per portare a casa il risultato. E ammiriamo questa nuova generazione di uomini per i quali, a differenza dei loro padri e fratelli maggiori, è ormai impensabile lavorare politicamente tra soli maschi: il “for men only” va bene giusto per il calcetto.

Grande parte del rinnovamento per cui tutte e tutti spingiamo è rappresentato e garantito dalla impetuosa femminilizzazione della nostra politica. Fase 1 completata (ma mai smettere di vigilare!).

Ora si tratta che, insieme a loro stesse, queste donne sappiano portare in politica anche la propria differenza, il proprio linguaggio, il proprio sguardo, la sapienza femminile sulle cose del mondo. Che facendo rete tra loro -fatti salvi le differenze e gli inevitabili conflitti- riescano a cambiare modi, tempi e agende della politica (primum vivere) perché è di questo che c’è un grande bisogno. E che pratichino il sentimento nutriente della gratitudine nei confronti della genealogia di donne “lottatrici” che hanno alle spalle.

Care amiche: riconoscere i propri successi non è meno importante che riconoscere i propri errori. E ci dà grande forza, perché è la dimostrazione del fatto che lottare serve.