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necroeconomia

economics, Politica Febbraio 6, 2013

Mr Obama va alla guerra

 

Chi a questo mondo, se non lui? Mani finalmente libere, al suo secondo mandato Barack Obama torna a essere Barack Obama, quello che nel suo “gospel” di Chicago, il giorno della sua elezione, prometteva: “A quelli che vorrebbero distruggere il mondo semplicemente dico: vi sconfiggeremo”.

Il suo attacco a Standard & Poor’s, colosso del rating accusato di aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari -fatto decisivo nella crisi dei mutui subprime del 2008, miccia della crisi globale- può anche essere letto in questo modo: come il primo attacco frontale della politica al cuore della finanza internazionale, intesa come nemico del mondo. Come la prima altissima sfida, fortissimamente simbolica, a quel sistema dei 99 a 1 costruito sulle menzogne: prima fra tutte, madre di tutte le bugie, che non vi sia altro sistema per regolare la convivenza umana. Che alle leggi della “necroeconomia”, che hanno preso il posto di Dio e dell’Assoluto, il mondo non possa sfuggire, nemmeno quando quelle leggi lo mettono in ginocchio. Lo diceva già John Maynard Keynes, padre della macroeconomia: «Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo».

Il clamoroso gesto di Obama finalmente buca la scorza, offre un modello alla politica globale, porta la voce di Occupy Wall Street alla Casa Bianca, riapre la speranza in quel cambio di paradigma che in tanti attendiamo, e che poi non è altro che questo: poter smettere di pensare al mondo come mercato per ricominciare a vederlo come l’ambiente domestico, la casa di sette miliardi di umani, tutti ugualmente bisognosi e interdipendenti.

Era il gesto di cui avevamo bisogno.

 

 

Donne e Uomini, economics Maggio 5, 2012

Imprenditoricidio

Bologna, manifestazione di mogli e figlie degli imprenditori suicidi

Nel suo blog, Walter Binaghi parla del femminicidio, e poi osserva:

(…) A fronte di una sessantina di “femminicidi”, quest’ultimo anno ci ha portato una serie impressionante (80!) di suicidi di imprenditori. Vittime della crisi, si mormora (ma siccome la crisi non esiste come soggetto criminale, preferirei che si dicesse ad alta voce che la maggior parte di essi sono vittime di banche che si rifiutano di concedere crediti, a fronte di anni e anni di onorati pagamenti, perchè è aumentata la percentuale di rischio).

Cosa c’entra l’imprenditore suicida con i crimini legati al genere? C’entra, e parecchio: questi imprenditori suicidi sono tutti maschi. So che molte donne storceranno il naso a fronte di questo accostamento ma essere sensibile alle ragioni del femminismo non significa accettarne supinamente anche i limiti. Quel che ho sempre invidiato alle donne negli anni Settanta è l’autocoscienza, quel che mi pareva e mi pare poco utile è lo sciovinismo.

Dunque, la domanda è: perchè questi uomini, che pure avevano al loro fianco mogli e compagne come collaboratrici e co-titolari dell’impresa, hanno ritenuto di doversi immolare come vittime sacrificali, o per dirla in altro modo essi soltanto non hanno sopportato la vergogna del fallimento, al punto da togliersi la vita? Non ci troviamo qui di fronte ad una simmetrica, e altrettanto lugubre, “debolezza” di genere?
Non è forse questa un’altra, e non meno devastante, declinazione di quello che le femministe chiamerebbero “il patriarcato morente ?(…)”.

Probabilmente sì. Ma non si tratta facili simmetrie o addirittura -non lo dico all’autore, sto genericamente prevenendo una tentazione- di poter fare un pari-e-patta: lo vedete che moriamo anche noi? E allora perché fate tutto questo chiasso?

Le donne muoiono per mano maschile, per Eccesso maschile. Quegli uomini cadono vittime della finanziarizzazione dell’economia, delle sue leggi spietate intese come Assoluto immodificabile, della Necroeconomia, come la chiama Guido Ceronetti. Ma anche quelle leggi, quell’idea di economia, sono espressione dell’Eccesso maschile, di quell’aver voluto occupare il centro della storia, di quel patriarcato che ha tenuto le donne sotto e fuori. Anche quei morti sono vittime del backlash, dei colpi di coda del patriarcato agonizzante, di quelle leggi (anti)economiche che ne costituiscono il sistema nervoso. E forse molti di loro di quell’assetto sono stati partecipi, prima di esserne vittime sacrificali.

Non basta essere nati uomini, è vero, per dover assumere la ferocia del patriarcato. Basta però essere nate donne, questo è certo, per doverla subire. La differenza è questa.

Probabilmente un numero crescente di uomini oggi sta capendo che quell’Eccesso maschile è un grande male anche per loro.