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In tutte le cene e i convegni amichevoli si discute di quello che avrebbe o non avrebbe dovuto fare l’ex-governatore Piero Marrazzo, inchiodato dai suoi ricattatori. Dalle mie parti, l’idea che va di più è che avrebbe dovuto sparare alto, ammettendo tutto, anche con un certo orgoglio, e dichiarando guerra agli infami. Una cosa alla Letterman, insomma. Facile a dirsi, meno a farsi, quando il mondo ti sta crollando addosso.

Io in questi giorni, invece, vedendo Marrazzo disperarsi e piangere, penso che il suo pianto non sia solo perché la sua carriera politica è finita, la sua immagine definitivamente deturpata e il suo matrimonio in bilico, ma anche perché -il che è quasi certo- ha definitivamente perso la bella Natalie, che doveva essere importantissima nella sua vita. Perché non avrà più questa sua seconda vita, non solo sesso ma anche una relazione affettiva profonda -forse il vero tabù, la cosa che non si può dire è questa-. Perché pian piano, con fatica, i pezzi della sua vita li rimetterà insieme. Ma questo pezzo gli mancherà per sempre. A meno di un sia pur tardivo scatto di orgoglio. Nel caso dovesse leggere qui, sappia che è ancora in tempo.