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massimo d’alema

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 7, 2013

Amiche 5 Stelle, avete un problema

Gogna a 5 Stelle per Maria Novella Oppo, giornalista de L’Unità

 

Ho sempre rispettato il Movimento 5 Stelle, i suoi eletti e i suoi 8 milioni di elettori -chi frequenta il blog lo sa-. Pur non condividendo completamente la scelta di tenersi fuori politicamente da ogni responsabilità di governo, ho sempre riconosciuto la spinta innovativa del Movimento, senza il quale anche quelle poche prospettive di cambiamento a mio parere sarebbero ancora sbarrate.

A occhio, quindi, non dovrebbe capitarmi di finire nella lista di proscrizione istituita da Beppe Grillo contro i giornalisti nemici del Movimento, né di sentirmi dare, come è capitato alla collega Maria Novella Oppo dell’Unità, della “cessa”, “baldracca”, “racchia”, “ammoscia cazzi”, “cagna”, “zoccola”, “carta da culo”, “troia”, “succhia cazzi” (traggo dalla pagina Facebook di Beppe Grillo). Ma sarei ben lieta che capitasse anche a me, se questo servisse a risvegliare le coscienze delle moltissime elette e militanti 5 Stelle, che non soltanto dovrebbero rivoltarsi di fronte all’idea di una lista di proscrizione dei giornalisti, armamentario classico dei fascismi e delle dittature, e su questo non si discute, ma anche riconoscere quello che è capitato alla mia collega come odio misogino e pura e ripugnante violenza sessista: e anche questo è fuori discussione.

Beppe Grillo non ha saputo e non ha voluto fare il passo che sarebbe stato necessario a consolidare il suo straordinario successo elettorale: dall’urlo alla mitezza gandhiana, dalla guitteria savonaroliana alla sobria e ferma denuncia delle moltissime cose che vanno denunciate. Nel merito di quello che dice ha molte ragioni, ma quel metodo, funzionale alla fase dell’attacco destruens, non gli consentirà di costruire granché. Di vaffa in vaffa, il Movimento rischia di perdere colpi.

Mi appello alle amiche 5 Stelle perché ricorrano a tutta la loro autorità femminile per costringere il leader a un rapido e deciso cambio di passo, stigmatizzando in ogni modo l’odio misogino espresso da un Movimento che paradossalmente gode della fiducia e del sostegno attivo di moltissime donne. Le avversarie politiche non sono “baldracche” (epiteto, vedo in quella stessa pagina, riservato anche alla Presidente della Camera Laura Boldrini), e qualunque maschio colga l’occasione del conflitto politico per esprimere la propria fragilità, la propria miseria e la propria violenza, andrebbe bannato in quanto stalker e allontanato con decisione.

Se la civiltà politica che i 5 Stelle hanno in mente contempla lo stupro “etnico” simbolico delle donne della parte avversa, be’, allora tanto vale che il Movimento si estingua, e al più presto.

aggiornamento delle ore 12.30: quanto a misoginia, Massimo D’Alema non è da meglio: vedere qui. Proprio non c’è limite. Che si vergogni.

 

Politica Aprile 19, 2013

Tiratemi i pomodori se sbaglio

Sì, lo so, è la terza volta che titolo “pomodori” in pochi giorni. Ma tiratemeli (virtuali) se non azzecco almeno un pezzo del film che vedremo domattina.

Dunque, azzardo: bruciato Marini e lessato Prodi –con un’ampia e orchestrata raffica di fuoco amico- domattina potrebbe toccare a D’Alema. Il quale, sì, spaccherebbe il partito, ma il Pdl lo voterebbe in massa.  E se va come dico io, lo voterebbero pure i renziani. E per una semplice ragione: che il presidente della Repubblica D’Alema potrebbe conferire l’incarico di governo a Matteo Renzi, governo di larghe intese destinato a durare certamente un bel po’. E se no cosa c’è andato a fare l’altro giorno a Firenze?

Del resto Renzi, che è molto intelligente, sa bene che la sua fulgida stella potrebbe rapidamente tramontare. Non può permettersi di aspettare più di tanto. Dal canto suo D’Alema, che è perfino più intelligente di Renzi, farebbe un figurone: vedete? Lui mi voleva rottamare, e io lo incarico.

Le defezioni e la sparatoria nel Pd sarebbero inferiori alle aspettative: un governo relativamente stabile consentirebbe ai parlamentari rottamandi di tirare avanti un altro po’, e a molti miracolati dalle primarie di Capodanno di non tornarsene a casa con le pive nel sacco nel giro di pochi mesi. E si sa, la carne è debole.

Se poi tutta questa trafila, da Marini a D’Alema, sia un congegno diabolico, concepito da Max e oliato da Berlusconi, o solo l’inanellarsi di una clamorosa serie di errori, se è che Bersani ha proprio sbagliato di tutto e di più, o che è semplicemente il maggiordomo di D’Alema, sarà la storia a dirlo.

Direte voi: ma la base si ribellerà all’inciucio! Se non l’ha voluto con Marini, figuriamoci con D’Alema. Alle prossime urne il conto sarà salatissimo. Ma, dico io: il tempo sana tutte le ferite. Intanto si tira avanti, poi si vedrà. Lasciateli governare almeno un paio d’anni, e passerà tutto.

A me pare plausibile. Molto più di una improvvisa e tardiva conversione alla proposta Rodotà e di un’alleanza con i 5 stelle.

Che poi io sia contenta, se andrà in questo modo, non potrei dirlo. Ma conta ben poco.

Politica Aprile 18, 2013

PdmenoellemenoPd e M 5000 Stelle

Ora non si potrà più dare dei disfattisti ai 5 stelle, che per il Colle al Pd hanno fatto una proposta di quelle che non si possono rifiutare –Stefano Rodotà– lasciando intravedere che subito dopo si sarebbe parlato di governo.

Nei colloqui di qualche settimana fa, nomi per la premiership dai 5 Stelle il presidente Napolitano non ne aveva voluti sentire. Come fanno i bambini, sapete, quando si tappano le orecchie e ululano. Ma stavolta ha dovuto ascoltarli, lui e tutti gli altri. E i nomi erano -sono- tutti degnissimi, da quello di Milena Gabanelli, che con grandissimo stile si è sfilata dalla partita, a quello di Rodotà, che ha accettato la sfida. Talmente degni che ieri sera davanti al teatro Capranica -e dappertutto in rete- i militanti del Pd sono andati a dire che per quello che li riguarda il candidato è Rodotà, e a ribadire che l’inciucio non lo vogliono: “Le salsicce alle feste del Pd annassero a cocersele loro” dice un manifestante, vedere qui). Per quello che riguarda il gruppo dirigente del partito, invece (tolto un centinaio di dissidenti: i renziani, Pippo Civati, Laura Puppato e altri) il candidato è Franco Marini. Cosa che ha comportato a Pierluigi Bersani la spiacevolezza di dover sgattaiolare dall’uscita secondaria del teatro, il che dovrebbe bastare a fargli capire che se la dirigenza del partito si è relativamente compattata, il partito non c’è più, e non è fatto poco rilevante.

Inciucio doveva essere, fin dal principio, e inciucio è stato. Il nome di Franco Marini, la grande “sorpresa” preannunciata poche ore prima dalla zelante Alessandra Moretti, è quello che si presta meglio a garantirlo: meglio di D’Alema, che comunque attende nell’ombra, non si sa mai, ieri circolava il suo nome anche per la presidenza del futuro governo, meglio di Giuliano “31 mila euro” Amato, meglio di Anna “Ikea” Finocchiaro. Il nome che, secondo i conti di Bersani, avrebbe ridotto il dissenso al minimo fisiologico. Non è andata così, a quanto sembra.

Berlusconi è stato abilissimo, Grillo pure, Bersani molto poco. Quel “buon senso” che tanti gli hanno sempre riconosciuto sembra smarrito, in vertiginoso calo dalle primarie a oggi, se per buon senso si intende la capacità di captare gli umori del Paese.

Salvo raffiche dei franchi tiratori, tra un’ora o due il Presidente della Repubblica potrebbe essere Marini. Con 4/5 degli elettori di sinistra che non smettono candidamente di chiedersi: ma perché non Rodotà?

Franco Marini, veterano della politica politicante, colui che ammise: “E’ vero, io e D’Alema complottammo contro Prodi” (vedi qui). Marini, “nome di garanzia per tutti”: non per Sel, però, né per i 5 Stelle, che evidentemente di garanzie non ne meritano. Non per la grande maggioranza di elettori e iscritti del Pd. E non per la grande parte dei cittadini, che -questo è certo- avrebbero voluto un presidente di svolta.

Potrebbe esserci ancora qualche sorpresa. Stiamo a vedere. Tutto sommato converrebbe anche al PdmenoellemenoPd, che rischia di vedersi sbranato alle prossime urne da un Grillo alle 5 mila stelle.

Politica Gennaio 4, 2011

TRADIRE LE PRIMARIE

Così Giovanni Sartori sul Corriere di ieri:

“… chi va a votare nelle primarie è di solito più coinvolto nella politica, e quindi più «intenso», più appassionato dell’elettore medio, dell’elettore normale. In tal caso il candidato scelto dalle primarie è un candidato sbagliato, un candidato perdente. Se, per esempio, Vendola trionfasse nelle primarie della sinistra, la mia previsione è che per il Pd sarebbe una catastrofe“.

E ancora: “A lume di logica i partiti con primarie dovrebbero piacere agli elettori più dei partiti senza primarie. Ma in Italia non è così. Agli elettori di Berlusconi sembra (dai sondaggi) che delle primarie non importi un fico“.

Massimo D’Alema ha tutte le ragioni quando dice che dopo le primarie ci sono le secondarie, obiettivo che viene volentieri smarrito. Sulla base di queste considerazioni vorrei chiedervi due cose:

a) Nichi Vendola ha buone probabilità di vincere le primarie, e nessuna di vincere le secondarie. Evitare il passaggio delle primarie di coalizione sarebbe, in questa chiave, anche un gesto di responsabilità. Voi che cosa ne pensate?

b) se si constatasse che dove si sono tenute primarie di coalizione (a Milano, e presto a Bologna e a Torino) il candidato che ha vinto non ha nessunissima possibilità di vincere la sfida con il centrodestra, mentre uno di quelli che ha perso avrebbe buone chance, ci si dovrebbe comunque attenere fedelmente all’esito della consultazione, o è pensabile “tradirlo” per realpolitik?

Vi chiedo gentilmente di discutere con ordine, attenendovi ai due quesiti che pongo. E anche di fare rispondere amici, colleghi e parenti interessati alla questione.

Donne e Uomini, Politica Novembre 20, 2009

UNA A CASO

manichini in offerta silhouette bianca

Titolo di Repubblica stamattina: “Ue, no a D’Alema, tocca a una donna“. Una a caso. Una che anche se non la nomini (Catherine Ashton), va be’: chi la conosce? Praticamente, una silhouette. Come dire: di norma sarebbe toccata (la carica di ministro degli Esteri Ue) a un uomo, e invece… Un uomo con nome e cognome, e addirittura con i baffi. E invece -ma tu guarda- hanno scelto una donna.

Vediamo se Nadia Urbinati ci fa un editoriale.

Politica Febbraio 12, 2009

DI QUA E DI LA’

Tanto per non parlare sempre e solo di Berlusconi: ieri sera a Otto e mezzo, riguardo alla futura legge sul testamento biologico, Massimo D’Alema ha detto più o meno -citazione non è letterale- che non vorrebbe che gli italiani fossero costretti anche andare a morire all’estero, così come sono costretti da una cattiva legge in materia di fecondazione assistita a rivolgersi alle strutture sanitarie di altri paesi.

In verità sulla fecondazione eterologa (con seme fornito da donatore ignoto) D’Alema a suo tempo si era tuttavia espresso in questo modo: «Ho forti dubbi. Non sarei contrario a usarla solo nei casi in cui esiste il rischio di malformazione del feto. Secondo me l’ anonimato del padre lede i diritti del bimbo che nasce… Sarei contrario a un testo che non prevede limitazioni su questa materia». Il fatto è che gran parte dei “turisti” procreativi all’estero ci vanno proprio per poter accedere all’eterologa.E allora, come la mettiamo? Di qua e di là? La solita vecchia cara doppiezza comunista?

Nello stesso solco, e ben più di attualità, la sostituzione in corsa del capogruppo Pd in Commissione sanità, dove si sta discutendo la legge sul testamento biologico. Via il senatore Ignazio Marino, chirurgo e autorevole portavoce Pd sul caso Eluana, firmatario del disegno di legge di minoranza; al suo posto Dorina Bianchi, già Udc, area teodem, che aveva appoggiato il decreto Berlusconi per la ripresa dell’alimentazione forzata a Eluana. Si: di qua e di là. Come sempre.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica, Varie Gennaio 26, 2009

SUONATE LE CAMPANE!

Massimo D’Alema, stasera da Crozza: “Dobbiamo fare largo a una nuova generazione politica (e all’altro sesso, aggiungo io…). Il presidente degli Stati Uniti ha meno di 50 anni. Non tocca più a noi. Serve un ricambio”. (

Sbaglio, o è il primo a dirlo? Le nostre preghiere sono dunque state ascoltate? Suonate le campane!