Browsing Tag

manifestazione 13 febbraio

Donne e Uomini, Politica Febbraio 17, 2011

BIANCHE O NERE

L’altro giorno su Repubblica Adriano Sofri, commentando la mobilitazione del 13 febbraio, scrive: “Non avevo mai sentito tante buone ragioni per aderire a una manifestazione. E non avevo mai sentito pretesti così capziosi e vanesi per non aderire”. Detto da uno dei pochi commentatori attenti a quello che capita tra le donne mi ha veramente stupito. Gli faccio rispondere da un altro osservatore attento, forse più attento di lui, Alberto Leiss, che sul sito Donnealtri nota: “Esiste una cultura politica femminile e femminista molto ricca e varia, e che sarebbe l’ora da parte di chi fa politica e di chi scrive sui giornali di studiarla finalmente un po’, almeno con lo stesso interesse con cui si discute, che so, dell’”azionismo” di Eco e del “liberalismo” – si fa per dire – di Ostellino“.

Le donne non sono un soggetto monolitico, e le molte differenze tra loro non sono liquidabili (un po’ sprezzantemente, devo dire) come vanità e capziosità. Il “diritto alle sfumature” (chiamamolo orribilmente così) non è solo maschile. Che poi comprendere queste differenze non sia facile e richieda un certo impegno è un altro conto. Impegno che a noi donne, costrette a confrontarci con le “vanità e capziosità” della cultura e della politica maschile, è richiesto ogni giorno.

Si arrabbia anche la scrittrice Chiara Gamberale, che per aver portato tutta la ricchezza dei suoi distinguo intervenendo sul Corriere, si è ritrovata iscritta d’ufficio al partito del “no” alla manifestazione del 13 febbraio: “Non sono permesse sfumature del pensiero, in questo momento?”.

O bianche o nere, per il comodo degli uomini.

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 14, 2011

TROPPO FACILE, SILVIO

Le donne sanno quanta considerazione ho per loro. Nei loro confronti mi sono sempre comportato con grande attenzione e con grande rispetto, nelle mie aziende e nel governo. Sono davvero convinto cha abbiano una marcia in piu’. Le donne sono sempre state piu’ brave a scuola sono piu’ intelligenti e piu’ preparate, piu’ responsabili e arrivano alla soluzione dei problemi senza tanti ghirigori. Ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna si senta speciale“.

Lo ha detto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intervenendo a Mattino Cinque. Berlusconi, commentando la manifestazione di ieri ha detto che “La Procura di Milano e i media hanno calpestato la dignita’ delle mie ospiti esponendole al pubblico ludibrio senza alcuna ragione e alcun riguardo calpestandone la dignità. E’ davvero una grande vergogna”. Riferendosi poi alla manifestazione delle donne di ieri, Berlusconi ha detto: “Mi e’ sembrato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario. Ho visto la consueta mobilitazione faziosa da parte della sinistra che non riesce a vincere”.

Ora, io pretenderei da parte del Presidente del Consiglio un pensiero più complesso di fronte al fatto che oltre un milione di cittadine si sono mobilitate per dire che non si sentono affatto rappresentate da lui. Che dimostri la sua considerazione anche nei loro riguardi.non può pensare di cavarsela con una battuta a Mattino Cinque. Troppo facile, Silvio. Personalmente, pur senza crederci troppo, avevo sperato che l’obiettivo fosse la politica machista nel suo complesso, e non solo le intemperanze del Premier. Ma dopo una giornata come quella di ieri, Berlusconi

P.S. Mi piacerebbe molto, ma davvero molto, parlarci a quattr’occhi.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2011

L'ESERCITO DELLA SALVEZZA

Riproduco qui tre passaggi di un intervento di Lea Melandri sul settimanale “Gli Altri”. Altri strumenti per leggere questa complicata situazione.

La “spallata” a un potere diventato sempre più odioso ci si aspetta, o si spera, che arrivi dalla “rivolta delle donne”: da un femminismo di lunga data, sottratto improvvisamente al silenzio in cui si diceva fosse precipitato, e da generazioni più giovani svegliate dall’indifferenza, desiderose di trovarsi in tante a dire “basta” a tutti i pericoli che vedono incombere sul loro futuro. Non è la prima volta nella storia, e tanto meno nell’immaginario, che le donne sono viste al medesimo tempo come dannazione e salvezza, e sempre questi due connotati del femminile hanno a che fare con la sessualità: degrado ed elevazione morale. Che cosa poteva essere più esemplificativo, riguardo a questa duplice “natura” della donne, della contrapposizione che abbiamo visto comparire in alcuni appelli e dibattiti pubblici tra donne pronte a vendersi al potente di turno e altre attente invece alla cura e al sacrificio di sé per il bene di una famiglia, la riuscita di un lavoro, di una carriera? Come se non fossero entrambi ruoli imposti che hanno permesso all’uomo di riservare a sé il governo della cosa pubblica.

Non saranno solo il moralismo, e tanto meno la nostalgia di una “normalità” che le donne hanno smascherato da tempo, a  riempire il 13 febbraio le piazze. Ognuna andrà con tutti i motivi di indignazione che più o meno consapevolmente ha accumulato: dalla precarietà esistenziale e lavorativa al peso delle responsabilità famigliari, dalle discriminazioni nella sfera pubblica alla violenza di cui sono ancora vittime nel privato, dall’esaltazione dei loro corpi alla mortificazione della loro intelligenza. Ma purtroppo non saranno queste ragioni, maturate nelle più giovani dall’aver assorbito consapevolezze prodotte dalla storia e dalla cultura del femminismo a essere portate allo scoperto, fatte proprie e sostenute politicamente quanto meritano da una manifestazione che nasce essenzialmente all’insegna dell’antiberlusconismo e della “vergogna di essere italiani”, contrassegnata da un sussulto di “dignità” che gli uomini proiettano sull’immagine “offesa” della donna, rovesciando in modo vistoso una ferita che tocca specificamente il loro sesso, l’immaginario erotico, il potere, la cultura ancora largamente diffusa che si è tramandata per secoli.

C’è da augurarsi che, qualunque sia l’esito della manifestazione, non si spengano gli interrogativi che da qualche anno sono entrati nel dibattito pubblico, sia pure al seguito di vicende che hanno interessato i massimi poteri dello Stato: l’intreccio tra sessualità e politica, la modificazione profonda che hanno subìto i ruoli del maschile e del femminile e l’ombra duratura di identità precostituite, il rischio che in assenza di una riflessione degli uomini su se stessi le donne restino sempre l’oggetto di scontro o di mediazione su cui si è costruita la loro comunità storica.
In particolare, di quello che dice Lea, mi colpisce che con qualunque motivazione e obiettivo una andrà in piazza, quello che si vedrà sarà solo “la spallata a Berlusconi”.

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 9, 2011

FUORI DALLA CAMERA, CHE DOBBIAMO FARE ORDINE

Mettetevi nei panni di una donna: che lavora, fa marciare casa e famiglia, va in banca, dal dottore e dal commercialista. La solita fantastica vita d’inferno. E va anche a teatro, al cinema, in libreria, alle mostre, ai dibattiti. Fa politica, la politica vera, la politica prima, quella che viene liquidata come “volontariato” o “cura”. E ama, ovviamente, l’amore è sempre in cima ai suoi pensieri: in qualche modo dovrà tenersi su. E lotta contro un’organizzazione del lavoro assurda, contro il disordine, la sporcizia e gli sprechi, le sue magnifiche ossessioni. Sempre avanti, anche se in salita: la femminilizzazione del mondo è irresistibile. Altro che silenzio: un chiasso del diavolo.

Ma di questa donna e di quelle come lei (praticamente tutte), nella rappresentazione pubblica non c’è traccia. Da anni. La tv degli uomini, i media degli uomini –sono sempre loro a decidere, anche quando il target è femminile-, sembrano il paradiso dell’Islam, pullulante di huri decerebrate. Le donne vanno avanti, ma lì si torna indietro, come in un sogno consolatorio. Ma tu hai troppo da fare, e la cosa migliore è fingere di non vedere, come quando tuo marito ti tradisce e tu tieni duro, sperando che passi.

Però intanto non puoi non notare tante brave telegiornaliste che vanno soggette a una mutazione progressiva, sempre più simili al Modello Unico Televisivo. Che la gnocca di contorno è d’obbligo anche nelle trasmissioni dei paladini della libertà –tutti bruttini- a compensare la signora ospite intelligente ma unappealing. Perfino “L’Unità” sceglie la parte per il tutto, un tonico lato B firmato Oliviero Toscani, un paradossale lancio per la direzione-Concita: la furia delle blogger si scatena. E l’11 dicembre a Roma, nella Piazza San Giovanni che fu di Berlinguer e di Nilde Jotti, il Pd affida la conduzione del suo No-B Day a Martina Panagia, già Seno Alto Cadey e numero due a miss Padania: una che a quanto pare non si fa problemi di schieramento.

Poi un bel giorno a Milano la volante Monforte-bis carica una scellerata ragazzina detta Ruby, e tutto il venefico preparato ti precipita addosso. Non puoi più fingere di non vedere, la spesa falla il venerdì perché sabato devi scendere in piazza a dare prova della tua dignità, fatta coincidere con il fatto di non prostituirti come quelle dannate “olgettine tr..e”. Tante vogliono vedere rotolare la testa corvina di Nicole Minetti. Un grandissimo disordine simbolico che non sarà facile districare.

Non sono santa né puttana, e non so cosa mettermi. Secondo Irene Tinagli, eventuale leader del Nuovo Polo, “chi si presenta in autoreggente lo fa non solo perché gli uomini la vogliono così, ma anche perché é insicura”. E girano online consigli per un look dignitoso: mai pendant alle orecchie, troppo allusivi. “Ho come l’impressione che molte che vanno in piazza in questi giorni guardino il dito, e non la luna”, nota graziosamente Pia Covre, leader del movimento per i diritti civili delle prostitute, interpellata dal settimanale “Gli Altri”.

Le promotrici della manifestazione del 13 febbraio sentono a questo punto di dover precisare che “a motivarci non è un giudizio morale su altre donne, ma il desiderio di prendere parola pubblica per dire la nostra forza”. E chiamano anche gli uomini a esprimere il loro rifiuto del modello sessista. Modello che, intendiamoci, è sempre quello degli altri. Non abbiamo ancora avuto la fortuna di sentire un uomo interrogarsi in prima persona e pubblicamente sulla propria sessualità, su quel tenace intrico sesso-potere-denaro, sul fatto di usare il corpo di altre –e altri- come merce, dando la prostituzione per scontata come un fatto di natura.

Tutti femministi. Fanno bene a cavalcare la tigre, intendiamoci, che è una tigre davvero, ed è pure un bel business. Ma avverte Pia Covre, che di maschi se ne intende: “In questo momento fa comodo usare le donne per battere Berlusconi. C’è quindi una strumentalizzazione”. Detto da una che pure Berlusconi non lo ama affatto.

Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza.

La filosofa Luisa Muraro fa notare che in questo neofemminismo maschile “c’è un pericolo, quello della idealizzazione: un altro passo e si finisce nella misoginia, perché le donne reali non corrispondono agli ideali di nessuno”. Ce n’è anche un altro, di pericolo: che mentre noi stiamo lì con sciarpa bianca a difendere la nostra dignità, le decisioni politiche continuino indisturbati a prenderle loro. La manifestazione del 13 dovrebbe servire a dire che tutto questo non sarebbe capitato, se a decidere ci fossero state anche le donne. E invece non c’erano, e continuano a non esserci, e quelle poche che ci sono non vengono ascoltate. Dovrebbe chiedere che la scadente politica maschile si apra finalmente alla società e alla politica femminile, che assuma con decisione il doppio sguardo.

Fuori dalla Camera, che dobbiamo fare ordine”: lo slogan, femminilissimo, potrebbe essere questo. E fuori dai partiti, dalla tv, dai media, dai consigli di amministrazione, perché se siamo arrivate a questo punto è perché lì continuano a esserci solo maschi.

Il tempo (kairòs) è questo. Il tempo del genio femminile, per dirla con papa Wojtila, il tempo della saggezza, che per la tradizione ebraica è il volto femminile di Dio. Lo dicono i preti, lo dicono i rabbini. Lo dice anche il mio ortolano, per niente femminista, marito di una brava ragazza che manda avanti magnificamente casa e bottega. E sarebbe contento di avere tante brave ragazze anche lì, dove si decide per conto di tutti. Anche una premier, perché no? che costituirebbe l’esito naturale di questa assurda storia italiana.

Sono tutti pronti. Anche noi siamo pronte. Ma i politici, femministi compresi, loro no.

(pubblicato oggi sul Corriere della Sera).