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macroregione del nord

economics, giovani, lavoro, Politica Febbraio 11, 2013

#Regionelombardia: per i giovani, tutto

 

Siamo in par condicio, lo so, mi devo frenare, avrei un sacco di cose da dire, dovete tenere conto che io sto qui in Ohio, dove si gioca la partita perfetta. E ancora più decisiva di quella al Senato, quella per Regione Lombardia. Sondaggi non se ne vedono più, probabilissimo un vero testa a testa al fotofinish tra il centrosinistra di Ambrosoli, attorno al quale si stanno coagulando i salvifici consensi di parte dei centristi di Monti (forse in numero maggiore di quelli ufficialmente dichiarati) e il centrodestra di Maroni. Questi ultimi giorni di campagna sono decisivi, ogni singolo voto vale oro puro, è la piuma sul piatto della bilancia, c’è da stare all’erta perché ne vedremo di tutte e ne sentiremo di ogni.

Due scenari diversissimi: la macroregione del Nord, nel caso di vittoria di Maroni, con le sue tentazioni autonomiste e autarchiche (anche se queste medesime tentazioni in un quasi ventennio di solidissimo governo di centrodestra non hanno mai prodotto fatti decisivi); la rottura di questo blocco, nel caso di vittoria di Ambrosoli, leggibile come estensione a tutta la regione -e in progress al resto del Paese- del modello Milano a forte impronta civica.

Se la battaglia per il Senato sarà decisiva per il qui e ora della prossima legislatura, da molti osservatori intesa come a breve e di transito, quella per la Regione potrebbe delineare gli scenari politici per i decenni a venire, e dovrebbe essere guardata con attenzione da tutti, non solo dai lombardi. Il futuro del Paese si gioca qui.

Dico solo una cosa, da milanese e da lombarda, e sono sicura che tanti miei cittadini la pensano come me: sarei disposta ad altri sacrifici, a reggere il peso di tasse oggettivamente insostenibili, a rinunciare anche a molto, a congelare e a diminuire ulteriormente i consumi, se vedessi che qualcosa si muove da subito per i giovani. Parlo di lavoro, parlo di casa, parlo di istruzione, parlo di minime garanzie di cittadinanza.

Per i giovani si deve fare tutto: dal debito d’onore concesso dalle banche per gli studi o per l’avvio di un’attività lavorativa, a mutui stra-agevolati, ad affitti pubblici a canoni simbolici o poco più – le nuove generazioni sono molto mobili, poco propense a incastrarsi con una casa di proprietà-, alla concessione di spazi attualmente sfitti, parlo di negozi, magazzini e altro- per generare attività e imprese, agli incubatori di progetto, alla defiscalizzazione delle assunzioni di giovani e delle imprese giovanili, fino al reddito minimo di cittadinanza. Si prenda il modello Berlino, capitale giovanile europea, e lo si adatti alla situazione italiana. Si cominci da Milano e dalla Lombardia, perché in Italia comincia quasi tutto qui.

Non ce la faccio più a sentire, come mi è capitato sabato in un convegno bolognese, una ragazza di 27 anni dire: “Sono affaticata da tutto, anche la politica delle donne è faticosa. Non è che non vedo il futuro, io non vedo nemmeno il presente. Se penso al futuro vedo solo i nostri corpi sfatti dalla fatica di vivere così. Non ho tutta questa fiducia nelle istituzioni, ma due o tre cose si potrebbero fare: migliorare il trasporto pubblico… un sostegno alla maternità… Siamo sempre più stanche“.

Intendo questo: fare per i giovani significa fare per tutti, ridare fiducia e vitalità a tutti. Si deve cominciare di lì.

Donne e Uomini, economics, giovani, Politica, sud Gennaio 17, 2013

MacroNord e MacroSud

 

Non vi nasconderò, amiche e amici, che questa idea della Macroregione del Nord -Piemonte, Lombardia, Veneto e staterelli annessi-  che si tiene il 75 per cento delle tasse, provvede a darsi i suoi propri servizi sostituendosi in buona parte allo Stato -sanità, scuola, assistenza ecc.-, che chiede uno statuto speciale eccetera, insomma, una secessione sostanziale, qui in Nordland sta riscuotendo un certo successo. Anche se poi sono tanti anni che sentiamo parlare di federalismo e cose simili e non è mai successo niente, e non è escluso che anche stavolta siano le solite chiacchiere e distintivi.

Perché poi una domanda sorgerebbe spontanea: avendo tanti in Regione Lombardia rubato alla grande, gente da cui non si comprerebbe mai un’auto usata, voi le affidereste il 75 per cento dei soldi che ci vengono mensilmente trattenuti in busta paga, più o meno la metà, salvo conguaglio? Insomma: ne avremmo, noi di Nordland, qualche pur egoistica convenienza, o ce l’avrebbero solo coloro che andranno ad amministrare la macroregione e i loro clientes? E poi ne sorge un’altra: se già oggi che siamo regioni a statuto ordinario e non tratteniamo una così cospicua quota-tributi siamo così appealing per la grande criminalità organizzata, con particolare riferimento alla ndrangheta (la mafia in Lombardia fa redditi per 10 milioni al giorno), che cosa capiterebbe se il giro di soldi pubblici levitasse? Dovremmo tutti comprarci un canne mozze (magari con incentivi regionali)?

Nel frattempo, però, si può dire che quello che capita al Nord forse sta capitando un po’ meno al Sud, parzialmente alleggerito nella sua quota-criminalità. Che l’immagine perfino un po’ olegrafica del Sud mafioso si va scolorendo, e forse qualche maggiore spazio di inziativa lì si apre. Consiglierei quindi, e in particolare ai giovani della “restanza” meridionale: invece di preoccuparsi per l’eventualità di un Macronord, di cominciare a pensarsi come un Macrosud. Di coordinarsi, di dare vita a iniziative unitarie -qualcosa vedo già muoversi, anche sul fronte informativo-, di immaginare se stessi come possibile baricentro della rinascita anche economica del Paese, di approfittare della libertà e dello spazio di manovra che può dare non essere oggetto di interesse per nessuno.

Voi avete il Mediterraneo, la madre di ogni civiltà.

Lasciatevi ispirare nella vostra azione da quello che hanno fatto le donne: senza soldi, oppresse dal dominio, messe ai margini, senza rappresentanti elette, hanno scaravoltato il mondo (approfittare dell’assenza, come l’ha definito qualcuna).

Si può fare.