Un’occhiata ai talk politici del mattino dalla mia stanzetta d’albergo in Calabria.

Non ci si crede. Un profluvio di distinguo, sottigliezze, e poi risate televisive e pacche sulle spalle, il senso di un’oligarchia compatta, consociata e in cospicua parte delinquenziale, qualcuno che ha ancora la faccia di parlare di demagogia, di populismo, di “umori della pancia”, della necessità di tenere i nervi saldi, e perché mai approvare in fretta e in furia una legge anticorruzione col rischio di fare una cosa raffazzonata? pensiamoci ancora un po’.

Ti immagini tritacarte al lavoro in tutti gli uffici. Far sparire roba, ma nel frattempo mettersi in tasca tutto quello che si può, siamo agli sgoccioli, “a Fra’, fra un po’ se ne dovemo anna’”.

Più che le domande: “perché l’hanno fatto?” o “come hanno fatto?” mi interessa quest’altra: “perché ce lo siamo lasciati fare?”. Quali sono state le nostre convenienze, o le nostre omissioni, le nostre distrazioni? Dov’è che abbiamo sbagliato?

Se non si passa di qui si porta a casa poco.