Ho molti amici gay, a cui voglio bene esattamente come agli amici etero e forse anche di più, e ieri sera ho partecipato al talk show Tatami, Rai 3, dedicato al matrimonio gay. Lì ho detto, in buona sostanza, che questa cosa del matrimonio gay mi pare un falso problema. Anzitutto perché, tra i miei molti amici gay, non ce n’è uno che dica di volersi sposare, e invece molti vorrebbero in qualche modo poter regolare la loro unione. Quindi vorrei innanzitutto capire se questa domanda di matrimonio è effettiva e diffusa, o viceversa la battaglia è solo ideologica. Perché intestardirsi sul matrimonio non fa che complicare le cose, alzare il livello dello scontro, come si dice, e rimandare il momento di un riconoscimento delle unioni, che è quello che serve.

La mia amica Annamaria Bernardini de Pace, che sul matrimonio gay sta ultimando un su libro, in uscita a marzo (il titolo, credo, sarà Diritti diversi) sostiene che la nostra Costituzione non specifica che il matrimonio è un’istituzione riservata agli eterosessuali. E’ senz’altro così, ma io non ne faccio una questione di legge. La legge, io credo, viene dopo. Il matrimonio è un’istituzione antichissima, e quindi una cosa molto vicina alla natura, concepita per tutelare la madre e la sua prole. Annamaria mi risponde che ci si può sposare anche a 80 anni, e che quindi la procreazione non è al centro. Io sostengo che invece sì, simbolicamente resta al centro, e quando uso la parola “simbolico” la uso per dire che è una cosa è ancora più vera, che ha dentro un più di umano, essendo noi umani animali simbolici. La legge è un congegno molto più rudimentale,rispetto al simbolico, e non può intervenire a spostare quello che ancora nelle nostre coscienze non si è spostato.

Io credo che in Spagna il matrimonio gay abbia aperto una grave contraddizione, che un’altra mia amica, la filosofa Laura Boella, descrive come “una scissione degli spagnoli tra l’in-prima-persona e l’in-terza-persona, tra l’io e il cittadino”. Sicché, tutti d’accordo (o quasi) sul matrimonio gay. Ma se poi è tuo figlio a voler sposare un uomo, la bolla scoppia, il sangue ribolle. Sulla Regina di Spagna si potrà anche fare dell’ironia, ma quando afferma che, diversamente dal premier Zapatero, lei resta vivamente contraria al matrimonio gay, fa parlare una parte dell’anima della Spagna che ribolle. Magari sbaglia a ribollire, come forse sbaglia chi da noi si indigna all’idea del matrimonio gay, ma fatto sta che ribolle, e se ne deve tenere conto. C’è una minoranza gay ed etero-io credo estremamente esigua- che vuole le nozze gay con la benedizione e tutto, e una maggioranza, etero e gay, magari non assoluta ma cospicua, che si sentirebbe offesa dalla cosa: se ne dovrà pur tenere conto, sentire le ragioni di tutti e cercare le mediazioni.

Il fatto è che, checché se ne dica, appena appena sotto la questione del matrimonio resta la faccenda della procreazione, com’è stato per millenni, e i millenni non si fanno fuori a colpi di decreti. E quindi il fatto è che c’è una maggioranza di eterosessuali, ma non solo, che ritiene che una coppia gay non debba procreare, anche se oggi lo può con l’aiuto della fecondazione assistita, degli ovuli e degli uteri prestati, e così via. Si sente, d’istinto, che il sovvertimento sarebbe troppo forte, e si chiude nettamente. Al riguardo, io la penso così: l’unica certezza di cui attualmente dispongo a riguardo è il superiore interesse del bambino, sancito anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E non ho ancora chiaro nel mio cuore se nascere e crescere in una famiglia omosessuale corrisponda a questo interesse. Ma sono disponibile a farmi un’idea, e a essere anche favorevole. Il fatto è che non ne so abbastanza per schierarmi con sicurezza.

Il fatto è questo: che si dovrebbe parlare sempre con il massimo della responsabilità, senza preoccuparsi preventivamente se quello che si dice è di destra e di sinistra, laico o religioso, progressista o conservatore, o a chi piacerà e a chi dispiacerà. Si dovrebbe sempre dire, soprattutto in tv, solo la verità del proprio cuore, fedeli a se stesse e a se stessi, in particolare quando si maneggia la materia delicata della vita, assumendo anche il rischio di sbagliare, e non stare lì semplicemente ad accarezzare il pelo o cercare l’applauso. E’ soprattutto questo che stamattina -mi hanno rimessa in funzione: wow!- volevo dirvi.

E poi volevo dirvi anche che stare lì a fare la parte dell’etero con tutti quanti i gay dall’altra parte, be’, per me è decisamente riduttivo, e mi dà un po’ di soffoco. Tengo molto a sentire la mia libertà. Buona settimana a tutti.