Mi arriva la lettera accorata di una signora milanese, mia conoscente.

Proviamo a dialogare con lei, prendendo in seria considerazione le sue ragioni

 Cara Marina, mai come quest’anno -dopo 13 – passati in agosto a Milano

ho visto in giro tanti extracomunitari.
Praticamente quasi tutte le donne sono incinte e con
le mani impegnate con altri bambini piccoli o piccolissimi.  Non
voglio parlare degli zingari sarebbe troppo.   Altra cosa le bande di
ragazzi sudamericani. Tutti vestiti bene e tutti strafottenti.  Le
dico quanto sopra perchè chi non è qui non lo può proprio immaginare.
Non si tratta a Milano di accogliere ora si tratta di dire le parole
giuste: noi siamo letteralmente invasi.  Sinceramente non riesco a
immaginare quanto ancora potremo sopportare altra gente in arrivo.
Quanto sopra mi permetto di dirLe perchè visto che Lei è vicina al Suo
sindaco e all’Arch. Boeri potrebbe dir loro  di smetterla di occuparsi
di “quadri” e di “melanzane” e alla “moschea” di zona, ma di pensare a
quanti asili e scuole occorreranno nella nostra città per accogliere
tutti i prossimi nati. Senza contare la sicurezza per difenderci dalle
suddette bande.  Io sono nata a Milano e mi dispiace vedere la mia
città cambiare per i troppi assalti che ha ricevuto e che pare
riceverà. Non hanno rispetto di noi gli  extra ecco quale è la mia –
alla fine – ininfluente conclusione.  Mi scusi questo sfogo ma sono
tristissima  e l’anno prossimo spero di andarmene in vacanza in agosto
(crisi permettendo) così vivrò in beata ignoranza visiva.

Con affetto, E.