Ho conosciuto da ragazzina la stagione del preterrorismo, delle piazze violente, dei servizi d’ordine. I black bloc, a cui io toglierei questo nome nobilitante e gasante per chiamarli più propriamente narcisi, imbecilli, irresponsabili o peggio, sono proprio un’altra cosa. Non fanno parte del movimento, come ne facevano parte quei servizi d’ordine, ma sono un corpo estraneo e parassita. Vivono totalmente nell’impero mediatico: quello che desiderano sono solo i riflettori e le telecamere tutti per sé, e fatalmente li conquistano. Non hanno strategia, vogliono solo dare sfogo alla loro ansia di protagonismo violento. Verosimilmente sono infiltrati, e comunque le loro azioni si prestano magnificamente a chi chiede leggi repressive e stati di polizia. E nella situazione sociale ed economica  in cui ci troviamo, lo stato di polizia sarebbe dare fuoco alle polveri.

In breve, sono esteti della violenza, fascistoidi, marinettiani da quattro soldi, e non hanno alcuna legittimazione politica. Le nuove generazioni le abbiamo viste politicamente al lavoro in occasione dell’ultima tornata elettorale amministrativa. Scrivendo di loro, dopo averli conosciuti, ne parlavo così:

I giovani hanno anche lavorato sodo per la vittoria del centrosinistra. Come per Zedda a Cagliari e per De Magistris a Napoli, anche per lo staff di Pisapia si è trattato di un contributo decisivo. Hanno lavorato gratis, portando in dote tutto il loro know how di nativi digitali –senza la rete questa svolta sarebbe stata impensabile-, la loro velocità, i flash mob, la naturalezza nel fare squadra: l’individuo per loro non esiste, la rete non è solo il medium, è il messaggio. L’altro pezzo della dote è stato la non-violenza, il non-odio. Questa dei figli dei baby boomer è una generazione innocente e quieta, che ha avuto la fortuna di non conoscere il male. L’etica e l’estetica resistenziale, che hanno nutrito l’immaginario militante della nostra generazione, si è esaurito. Noi occhiuti, sempre all’erta, alla ricerca di nemici, e questi che non lottano neanche contro i loro genitori. Non capivamo che cosa fossero, e qui si è visto: post-antagonismo, non-violenza, non-individualismo e rete, è questo a comporre la cifra. Oltre a un forte europeismo. Risposte virali e interstiziali, il nuovo che prende forma in micro-pratiche quotidiane, infinitesime, reticolari, subliminali. Un linguaggio più femminile che maschile”. 

Ditemi voi che cosa c’entra quel manipolo di str…i con questa magnifica generazione.