Nel nostro Paese stanco la perdita di tempo -i tempi biblici e ingiusti della giustizia, quelli spaventosi della burocrazia in ogni sua forma, il dottore perennemente fuori stanza, le ore passate con le musichette dei centralini degli uffici pubblici, e così via- è il terreno di coltura di ogni corruzione e di ogni malaffare. Quella perdita di tempo ruba il tempo delle nostre vite, spegne ogni slancio e ogni entusiasmo, annichilisce ogni volontà d’impresa, ci impedisce quel salto libero -la natura del nostro popolo è positiva e festante- che ci porterebbe fuori dall’emergenza continua.

Lo spettacolo del “prendere tempo” -il continuo rinvio del voto in Giunta per decidere sulla decadenza del condannato Berlusconi, quando a poche centinaia di chilometri di qui ci sono politici che si dimettono immediatamente per aver copiato la tesi- è del tutto conforme a questa logica, la consolida, e dà l’idea di qualcosa che sta nuovamente capitando ai nostri danni: di trattative per nulla chiare, di tavoli “sporchi”, ricatti, gattopardismi, do ut des, manfrine, tradimenti, veleni, porcherie, franchi tiratori, voltagabbana…

A qualcosa, questo prendere tempo, deve pur servire. Per i cittadini onesti e in buona fede è l’ennesimo furto di vita e di fiducia. Perché in questo tempo rubato si potrebbe fare molto per il tempo di tutti noi, per quello dei nostri figli, per il lavoro, per la casa, per la salute, per la scuola, per far rinascere un Paese.

La Storia, certo, è fatta anche di queste cose. Da noi, prevalentemente di queste cose. Ma la perdita di tempo della Giunta comporta un prezzo altissimo in termini di fiducia, rinvia sine die il giorno della ripartenza, obbliga tutti a uno stallo psicologico e morale che sfibra ogni certezza e ogni resilienza, provoca nausea esistenziale e politica, induce un ulteriore e generale allentamento dei freni inibitori, sdogana i comportamenti illeciti, deprime ogni buona volontà.

Questi due giorni, cinque, o quindici giorni di rinvio -il tempo come sappiamo è relativo- ci stanno facendo male come anni di stallo

Chi sta tirando il freno a mano si sta assumendo una grave responsabilità.