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C’è una frase di Sant’Ambrogio che mi dico spesso, adatta come un mantra al momento che stiamo vivendo: “Voi pensate i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”. Se poi uno è super-laico e con i santi fa fatica, si potrebbe dirlo con le parole di Theodore Roosevelt: “Fate quel che potete, con ciò che avete, dove siete”. Noi donne siamo specialiste in questo, mettere su una cena con quello che c’è in dispensa.
Insomma, non c’è niente da aspettare. Quello che può essere fatto va fatto subito, cogliendo le opportunità del momento. E’ così che il mondo nuovo viene al mondo. Stare nel presente e massimizzare il bene che c’è in ogni istante. Consapevolezza, ascolto, fiducia, passione per l’altro: è questa la strada per una vita gioiosa e giusta, indicata dai saggi e dagli illuminati di ogni tempo, senza distinzioni di sesso, razza, cultura e religione.  Vale anche per i 21 protagonisti invitati a Milano per “21 minuti – I saperi dell’eccellenza”, prima edizione di un convegno ideato da InformAzione di Patrizio Paoletti, società di formazione e coaching: Ernő Rubik, Giacomo Rizzolatti, Sanjit Bunker Roj, Michael Gazzaniga, Rita El Khayat, Erin Gruwell, Tara Gandhi e molti altri.
Ecco alcune tra le loro intuizioni e “visioni”, una fiaccola per addentrarci nel nuovo anno, e in una vita nuova. Per capire qual è il nostro posto nel mondo, e starci al meglio.

NON SIAMO SOLI
L’individuo è solo un’illusione: siamo fatti per vivere legati gli uni agli altri, e i neuroni specchio, le cellule del cervello alla base dell’empatia, sono lì a dimostrarlo. Secondo Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato che li ha scoperti, “c’è stato uno shift verso l’individuo, a destra come a sinistra. Ed è stato uno spostamento verso l’infelicità, perché noi siamo necessariamente non individualisti”. Pensiero che risuona in quello di Raj Patel, giovane economista e sociologo già collaboratore –poi le mollerà- di Banca Mondiale e Nazioni Unite,  autore del best seller “I padroni del cibo”. “Siamo felici solo se condividiamo e impariamo gli uni dagli altri” dice. “Per essere eccellenti si deve saper perdere se stessi”.

IL MOMENTO E’ ADESSO

Le nostre menti devono portarsi chiaramente sulla pace. E’ solo così che la realizzeremo”. Ne è convinto l’israeliano Gilead Sher, capo Gabinetto del governo Barak e capo negoziatore ai colloqui di Camp David “Migliaia di persone stanno preparando il futuro in silenzio, nel loro quotidiano. Sono i leader silenziosi”.
Un giorno Sher è a Parigi, di fronte ad Arafat. Dopo 180 ore, la firma è a un soffio. Il negoziato viene sospesa per una rapida colazione con il presidente Chirac. Ma dopo la colazione, Arafat non si ripresenta. Dice Sher che c’è un momento unico nel tempo per firmare un accordo, e per ogni cosa: “Si deve sempre essere nel tempo, consapevoli”.

NIENTE PAURA
A volte nella vita serve un coraggio da pazzi. Come quella volta, nel 1999, che Rita El Khayat, psichiatra, docente e saggista marocchina, di fronte alla minaccia di una nuova segregazione delle donne, prese carta e penna e scrisse una lettera al neo-incoronato re Mohammed VI, chiedendogli di cambiare il codice di famiglia. Nessuna aveva mai osato tanto. Gran parte delle sue richieste (fra cui il divieto di picchiare e ripudiare le mogli e il diritto delle donne di divorziare e di ereditare beni) saranno accolte, e nel 2008 Rita verrà candidata al Nobel per la Pace. “Il modo migliore per vivere una buona vita” dice “è non avere paura”.
Anche Tara Gandhi, nipote del Mahatma, dà molta importanza al coraggio. Di suo nonno ricorda lo sguardo libero dalla paura, che annullava la paura e la violenza  nell’interlocutore. La più grande paura dell’Occidente, dice Tara, è la solitudine (l’Occidente, ha detto qualcuno, è il terzo mondo delle relazioni), ma il flusso d’amore che lega gli esseri umani è più forte. “La buona novella è che per la prima volta ci sono generazioni pronte a vivere concretamente concetti come amore, pace e compassione”.

IN ASCOLTO
“Per aiutare i poveri quello che conta è ascoltarli e avere fiducia. Cosa semplice, che la Banca Mondiale e le Nazioni Unite non hanno ancora imparato”. Sapendo ascoltare, Sanjit “Bunker” Roy ha fatto il miracolo del Barefoot College, Università degli scalzi del Rajastan, dove poveri, donne e analfabeti diventano “ingegneri”, “architetti” e “medici” a partire dal sapere che è già in loro e aspetta solo di essere risvegliato. Il modello è stato esportato in tutta l’India, in Afghanistan, in Africa. Edifici, cisterne per l’acqua, impianti a fibre ottiche ed energia solare costruiti da chi sapeva a malapena scrivere il suo nome, e a costi irrisori. Nonne africane “ingegneri” solari, altre che stanno imparando il lavoro di dentiste: “Arrivano madri” dice Bunker Roy “e tornano tigri”. Diceva Ghandi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, e infine tu vinci”. Bunker Roy ne ha fatto il suo motto.
L’ascolto e il silenzio sono anche la lezione di Mario Brunello, straordinario violoncellista che collabora con le orchestre più prestigiose del mondo: “A un certo punto ho capito che il silenzio prima di suonare mi arricchiva più dell’esecuzione” dice. “E’ in quel momento che ti arriva tutto quello che sei e che sai. E scopri il “tuo” suono”.

MARZIANI
Moltissimi manager in platea a “21 minuti”. Ma anche per chi guida un’azienda, il sapere che conta è sempre più spesso “extraterritoriale” e non specialistico: quello di scienziati, intellettuali, artisti. Unica eccezione sul palco, Pier Mario Vello, grande manager, saggista e oggi Segretario Generale della Fondazione Cariplo. Ma anche lui parla un’altra lingua. “Chi diffonde speranza” dice “non vaneggia, ma è l’equilibratore delle chance positive e negative. Il vero realista”. E ancora: “Per aumentare creatività e pensiero, nelle aziende ci deve essere libertà. Nelle aziende c’è ancora una mentalità da caserma. Mi spaventano i collaboratori esecutivi. Il leader dovrebbe far capire che la disubbidienza è ammessa…”. Insomma: un marziano.
E a proposito di marziani: Giovanni Bignami, astrofisico ai vertici dell’Agenzia spaziale italiana, ricorda che gli umani provengono direttamente dal big bang e sono fatti della stessa sostanza -aminoacidi, etc.- delle stelle. Ergo, gli alieni siamo noi. Anche se le probabilità che altrove vi sia vita sono altissime. “Vale la pena” si chiede “di investire in ricerca spaziale nel mezzo di una profonda crisi economica? Io credo di sì”.

FIDARSI

“L’unica cosa che li teneva insieme era il fatto di odiare questa prof con le perle” racconta Erin Gruwell, insegnante a cui viene affidata la classe di studenti più violenti di una scuola di Long Beach. “Come potevo pretendere di fargli leggere Shakespeare? Ho chiesto che scrivessero le loro storie. Per due settimane Marie, una delle mie allieve, ha scritto solo: io odio Erin Gruwell”. Ma scrivere la propria storia per questi ragazzi era il solo modo per riscrivere il proprio destino. La fiducia di Erin buca la corazza. Chi dice: non voglio restare incinta a 15 anni come mia madre. E chi: non voglio finire in galera come mio padre. Destinati a non farcela, 150 ragazzi si sono diplomati. Il metodo dei Freedom Writers oggi viene insegnato in tutto il mondo, e la storia è raccontata in un film interpretato da Hilary Swank.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 19 dicembre 2009)