Stamattina Franca ha avuto quello che aveva voluto: una specie di festa d’addio, un funerale con tante donne vestite di rosso che cantavano “Bella Ciao”. E’ andata proprio così, nell'”anfiteatro” urbano che si apre tra il Teatro Strehler e il Teatro Studio, dietro il milanesissimo corso Garibaldi.

Un “Bella ciao” quasi solo femminile e soave. E un lungo, speciale e commosso applauso, tutte con le teste chine, quando il figlio Jacopo ha ricordato la vicenda del rapimento e della violenza da parte di un gruppo di neofascisti, “con certi ufficiali dei carabinieri che dopo hanno brindato… Lei ebbe il coraggio di raccontarlo, e non fu facile, perché veniva da una famiglia cattolica, la vergogna era più forte“.

Una vergogna che ci attraversa tutte, come un lungo brivido, e che fa crescere la riconoscenza per il coraggio grande che lei ha avuto, di mettere in scena quello che era capitato senza nascondere nulla, di farlo per tutte, raccontando fin nei dettagli la speciale tortura riservata a una donna indomita, e anche così bella, una bellezza che mischiandosi alla libertà pareva quasi un affronto. “Era intollerabile che ci fosse una donna così rompic…i” ha detto ancora il figlio “e oltretutto così bella, che diceva no all’orrore“.

Dopo il delicato ricordo del sindaco Giuliano Pisapia, che ha parlato di Franca come di una “donna meravigliosa: coraggiosa, libera e forte“, tutta di lotta e cadenzata dal pianto l’orazione di Jacopo Fo: “L’amore che ci state dando in questi giorni mi fa pensare che mia madre ha fatto qualcosa per gli altri. Delle sue lotte diceva: non posso fare altrimenti, non si può lasciare che si trattino così le persone. Mia madre ha amato immensamente, me, mio padre, le mie figlie, la mia nipotina. Quando qualcosa non funzionava, diceva: ricordati che Dio c’è, ed è comunista. Io dico che non solo è comunista, ma è anche femmina. Andate a casa da qui con un po’ di fiducia. Il mondo lo cambieremo“.

Tutto teatrale, un vero recital, il discorso del marito Dario: “I nostri testi li abbiamo scritti quasi sempre insieme. Spesso discutevamo ferocemente prima di trovare una sintesi. Lo spettacolo che è stato più rappresentato nel mondo, con 700 edizioni, non è stato “Mistero Buffo”, ma “Coppia aperta, quasi spalancata”. Non l’ho mai detto, per gelosia: l’ha scritto tutto lei. Recentemente Franca aveva scoperto alcuni apocrifi dell’Antico Testamento, e in particolare della Genesi. E ne aveva tratto un racconto. Nel quale Dio crea per prima Eva, di argilla finissima“.

Dario Fo rappresenta l’inedito a fianco del feretro di Franca, coperto da uno scialle rosso. E’ la prima assoluta, dice. Una messa in scena, in onore della sua compagna. Un tributo all’attrice e drammaturga. E a tutte le donne, depositarie (è il senso del testo) del mistero dell’amore.

Amore che vale tutto. “Anche se poi c’è la fine“.