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felicità

AMARE GLI ALTRI, Corpo-anima, esperienze Dicembre 25, 2011

L'uomo più felice del mondo

L’uomo più allegro del mondo lavora nella mia banca. Sta allo sportello. Canticchia e fischietta come un merlo, modulando trilli e gorgheggi secondo la pratica da espletare. Sembra che niente al mondo lo euforizzi più di un versamento o un bonifico.

Io lo guardo sbigottita. Solo il fatto di entrare lì dentro mi scaraventa in un’ansiosa infelicità.

Un giorno glielo chiedo: come fa? Io sono qui, mi dice lui, ma il mio pensiero vola (mi sembra di vederlo volteggiare lontano da tutto, maestoso come un’aquila su un canyon). “E poi: che problemi ho?”. Una piccola impercettibile ombra nello sguardo. “Sì, un bel guaio di salute. Ma non ci penso”.

Che Dio ti benedica e ti conservi, amico mio. Posso darmi tutte le arie libresche di questo mondo, ma tu mi sei maestro. Sai qualcosa che io non saprò mai, dannata da un’inquietudine che fa di me una homeless sempre in cerca, una bambina –alla mia età- persa nel bosco di notte.

Non so niente di te, se non una salute incerta e quello spirito alato e fischiettante, ma so che sei un uomo fortunato. Hai una fortuna che io non avrò mai. Sai stare dove sei, sei la tua casa. Trovi piccole occasioni di gioia nella routine più ordinaria.

Forse non è come sembra. Forse anche il mio amico avrà i suoi tormenti, come tutti. Ma ho bisogno di crederci, al mio Buddha Gautama dello sportello, alle sue dita felici di picchiettare tasti.

La fortuna per me è soltanto questo, chissà se mi sarà mai data. Il piccolo e quieto sorriso della pace interiore. Om.

E buon Natale.

esperienze Luglio 11, 2010

QUANDO MORI’ MIO PADRE

Quando morì mio padre era un solstizio d’estate. Le sette di sera. Le rondini impazzivano, come fanno ora, nel cielo fuori dalle mie finestre. Le loro grida di felicità roteante. Io le odiavo. Loro erano vive, mio padre si accingeva a diventare un ricordo, le sue dita lunghe ed eleganti erano blu. Loro, le rondini fottute, inutilmente vive, nella loro serialità, una uguale all’altra, un garrito uguale all’altro. Anche le formiche erano vive, quelle emerite cretine, nel mio giardinetto. Mio padre era un pezzo di carne morta, e mio padre mi serviva, invece. Era molto utile alla mia vita, e se n’era andato con un ridicolo singhiozzo mentre io stavo guidando la macchina dalle parti di piazza Aspromonte, a Milano. Era rimasto lì, con gli occhi aperti e la cintura allacciata, di fianco a me. Mio padre. Quell’uomo così mite e comico. Il mio amore dalla bella bocca.

Adesso risento queste pazze delle rondini, e le amo. Mio padre sta roteando con loro in questa bellissima luce, e deve essere per questo che sono così felici, e io con loro. Quello che doveva compiersi si è compiuto.

Donne e Uomini Febbraio 16, 2009

SCATOLE PIENE

Mentre voi qui sotto continuate nelle presentazioni, vi racconto questo. Che avvicinandosi l’8 marzo, non faccio che ricevere inviti a parlare di qua e di là, inviti che sono costretta a declinare tutti, salvo quello già concordati da mesi, perché quest’anno sono presa in un modo spaventoso. Devo dirvi che, a quanto sento, quest’anno va fortissimo il tema “le donne e il potere“. E stamattina, d’istinto, ho detto a una, seguendo l’onda di un’irritazione che qualcosa vorrà pur dire, che io di questo tema ne ho le scatole piene. Le donne sono dappertutto, e mi pare che di potere ne abbiano non poco. Io lavoro ovunque quasi esclusivamente con donne, in posizioni di tutto rispetto. Ieri sentivo alcuni signori con notevoli responsabilità manageriali dire che ormai si assumono solo donne, perché sono le più brave, le più scolarizzate eccetera. E’ vero, non ci sono donne nella politica, ma meno male, visto quello che è la politica. Oggi non ci sono soprattutto perché non interessa loro esserci, sapendo che in quei posti non combinerebbero niente di buono. Quanto all’economia, credo che sia solo questione di tempo, visto che il sistema -maschile- del neoliberismo è crollato, e da qualche parte dovranno pur venire idee alternative.

Insomma, io di donne e potere non ne voglio parlare. E neanche della retorica “forza delle donne“. Voglio parlare semmai degli uomini, che si defilano da ogni responsabilità. E voglio parlare della felicità. Dello stare bene al mondo senza esercizio di potere né applicazione di forza. Fatemi parlare di donne e felicità, e anche di amore. Le donne sono troppo distratte dall’amore, la qual cosa mi preoccupa molto.