Fata Morgana, Reggio Calabria

Mio marito mi guarda sorridente mentre giro sconsolata per casa e mi chiede se ho il “mal d’Africa”…

La notte scorsa a Reggio Calabria ho dormito con le finestre semiaperte, il vento caldo che agitava le palme del lungomare. Ora sono qui un po’ intirizzita, una ventina di gradi in meno. Con Melania Mazzucco, Vito Mancuso, Giulio Giorello, Rosario Villari sono stata onorata del premio letterario Rhegium Julii per il mio ultimo libro. Sul palcoscenico dell’Odeon di Reggio ho detto che se la straordinaria bellezza del Mediterraneo è stata così potente da dare impulso alla civiltà umana, non è escluso che lo faccia di nuovo, il Sud come baricentro e centro propulsore del Paese nuovo. Dello sviluppo, come si dice malamente.

I calabresi -come i potentini, i pugliesi, i campani, i siciliani: capita ogni volta che esterno la mia fiducia- hanno accolto con gratitudine le mie parole. E di fiducia ce ne vuole molta, perché a pochi metri dal teatro c’era un enorme mucchio di spazzatura -il comune di Reggio è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ed è commissariato- e a meno di un chilometro i Bronzi giacciono sdraiati da tre anni -TRE ANNI- in attesa di un luogo che possa ospitare il loro splendore.

Eppure io questa fiducia ce l’ho. Al Sud c’è tanto da fare -il che mi accende tantissima voglia di fare-, c’è un’enorme ricchezza fatta di natura, di cultura e di capacità di relazione che attende di essere messa a frutto. Come dicevo ieri a una mia giovanissima amica e lettrice, io lì ormai mi sento a casa. Ogni volta sbarco dall’aereo in quella luce abbagliante e qualcosa dentro di me dice: “Rieccomi a casa”.

Il Nord mi sembra tanto stanco ed esausto. Uno dei miei nonni arrivò qui, quasi un secolo fa. Forse è arrivato il momento che io ritorni. I giovani meridionali percepiscono qualcosa di nuovo, e resistono lì dove sono, almeno ci provano, lottano, si aggrappano: si chiama “restanza”.

Io non so bene perché vedo questo. E’ una specie di miraggio, come fata Morgana, quel prodigio che da Reggio ti fa vedere Messina in mezzo allo Stretto, o fluttuante nel cielo.

Eppure ci credo, ci credo e desidero.