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emigrazione

economics, giovani, italia, lavoro Agosto 26, 2013

La lotta per la restanza

 

Un ragazzo mi dice: “Io non me ne voglio andare. Io voglio restare in Italia”. Mi si stringe il cuore, la rabbia mi invade. Un sacco di suoi amici sono già partiti, in Inghilterra, in Germania, in Brasile, in Australia. Emigranti con il trolley, ma emigranti. Tanti invece lottano con le unghie e con i denti per restare. E’ una lotta con se stessi, non solo con il mondo fuori. L’informazione: “Siete la generazione perduta” è definitivamente introiettata. Una delle più sporche e riuscite operazioni di propaganda di questo secolo. Come dire: siete degli zombie, siete già mezzi morti, siete dei cagnetti randagi, accontentatevi delle ossa che vi lanciamo.

Non è vero niente. Resistete soprattutto a questa falsa informazione. Non siete affatto la generazione perduta. Siete una generazione che avrà moltissimo da inventare. Una nuova civiltà economica. Una nuova civiltà politica. Un altro modo di studiare e di lavorare. Caricatevi di tutta l’energia che serve per questo compito gravoso e bellissimo.

“Chi definisce chi una generazione perduta?”, si domandava Hemingway. Risposta (mia) chi ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo, e a bassissimo costo. Quasi il 40 per cento dei giovani italiani tra i 18 e i 24 anni è senza lavoro. Quelli che lavorano, lavorano in condizioni pessime e con paghe infime. Notizia di oggi, il boom di iscrizioni alla facoltà di ingegneria a Milano. Lesson number one: fate gli ingegneri o i “bocconiani” (l’idea della lost generation nasce in quell’ambiente) solo se pensate che sia davvero quella, la vostra strada. Un ingegnere infelice è anzitutto un infelice, e probabilmente un disoccupato.

Altra notizia di oggi (ne parla Il Fatto quotidiano): c’è un’Italia che dalla crisi guadagna, e parecchio. Tra il 2011 e il 2012 i nostri super-ricchi sono aumentati del 4,5 per cento. Come vedete, i conti non tornano (o meglio: tornano in una direzione sola).
Ragazzi della restanza italiana, tenete come stelle polari due concetti: la bellezza, e il bisogno crescente di cura, in tutte le sue declinazioni. E questa stronxata della generazione perduta levatevela dalla testa.
Aggiornamento del 29 agosto, ore 0.40: d’accordo con papa Bergoglio, perfetta sintonia. Leggete qui.
Politica Agosto 31, 2012

Fujetevenne! (ragazzi con la valigia)

 

Sono un po’ avvilita, stamattina. Parli dei figli con altre madri e altri padri, ed è regolare: “Devono fare un’esperienza all’estero”. Sotto sotto sperando e temendo che a Londra, Parigi, Berlino o Shanghai, dopo aver imparato bene la lingua, lui/lei trovino un’occasione per non tornare più.

Risparmiare, tirare la cinghia per dare ai ragazzi questa chance, che vuole dire che se tutto va bene potresti anche averli tanto lontani, magari per sempre. Ho in mente una coppia di amici, con la loro unica amatissima figlia a lavorare in Cina, flosci come una pianta senz’acqua. Ora che si è trasferita in Europa, a un’oretta di volo, sembrano rinati.

Tantissimi di noi hanno alle spalle lontananze e bastimenti. Mia nonna Elena era nata americana di Pittsburgh. E’ tristissimo che ci debba ricapitare. Anche se li chiamiamo master, esperienze e così via. Dover dire a tuo figlio “Vattene”, quando invece vorresti tenertelo vicino (non è umano?). Fujetevenne: una volta era un destino che toccava soprattutto ai giovani del Sud. Ora tocca a tutti.

La cattiva politica, tra il molto male che ha fatto alle nostre vite, ha fatto anche questo. Perciò non sopporto l’idea che quelli che hanno fatto questa cattiva politica ritengano di avere il diritto di ritornare, pressoché tutti, liquidando con arroganza ogni volontà di rinnovamento. Perché chi ha fatto male oggi dovrebbe sapere fare bene?

Non sono semidei. Sono solo uomini -e quelle pochissime donne cooptate da uomini- che hanno mostrato di non essere all’altezza delle responsabilità che si sono liberamente assunti. Chi amministra male un’azienda, presto o tardi deve lasciare. Perché mai la regola non dovrebbe valere, e a maggior ragione, per chi ha amministrato male un Paese?

Non parlo di maggioranze e opposizioni. Parlo di un’intera classe politica, vecchia e fallimentare, che dovrebbe rassegnarsi a mollare. Non può essere che il legittimo desiderio di rinnovamento, condiviso dalla grandissima maggioranza delle cittadine e dei cittadini, venga tacciato di grillismo e liquidato sprezzantemente a parolacce. Sono loro, non i giovani, che se ne devono andare.

E se contano sulla rassegnazione fanno un grandissimo errore.