C’è un limite anche al cretinismo progressista e laicista, in sostanza: tutti possiamo fare tutto e abbiamo diritto a qualunque cosa senza alcun limite, la fase dell’onnipotenza infantile tirata fino agli 80 anni.

Fa parte di suddetto cretinismo anche un certo concetto di “educazione sessuale” per infanti e adolescenti, espressione che è quasi un ossimoro perché il sesso è tutto fuorché educato. Basterebbe leggersi un bigino di Michel Foucault per inquadrare la questione: detto alla buona, meno parole si fanno sul sesso e meglio è, per il piacere. Perché poi lui avverte che la sessualità non esiste, esistono i corpi e i piaceri.

Mi viene la pelle d’oca, quindi, all’idea che dei formatori appositamente formati (il business della formazione oggi è colossale) pretendano di spiegare a dei ragazzini-e come dovranno regolarsi nelle cose di sesso, addirittura come ci si masturba e altre idiozie del genere. Corre anche una certa ipocrisia, se vogliamo, perché siamo stati tutti bambini e bambine e dovremmo ricordare che quanto a corpi-e-piaceri, da liberi e perfetti perversi polimorfi, sono i ragazzini e le ragazzine a poter formare gli adulti, liberandoli dalla parola normativa (ricordo come un’enorme violenza ogni intervento invadente del mondo adulto sui nostri giochi).

La cosa che si dovrebbe fare è dare una mano ai genitori a fare meno danni possibili, e collaborare con loro in questo senso, attenendosi a due semplici principi educativi:

  1. rispetto del-la partner, a qualunque genere appartenga, sempre e comunque
  2. responsabilità procreativa di ciascuno, che sia maschio o femmina, e protezione di se stessi e dei partner dalle malattie a trasmissione sessuale (+ altre informazioni sanitarie, se servono).          Punto. Finito. Impostati i due binari, gioco assolutamente libero. Questa è la sola educazione sessuale che concepisco. Anche il sesso, come i temi eticamente sensibili, vuole il minimo indispensabile di parole.