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destra e sinistra

Donne e Uomini, questione maschile, TEMPI MODERNI Maggio 28, 2012

L’affaire Zemmour e altri machismi

eric zemmour a rtl

Eric Zemmour è un brillante e arguto opinionista francese, firma di “Le Figaro”, autore di best-seller come “L’uomo maschio” e titolare di una seguita rubrica radiofonica, “Z comme Zemmour”. Nella puntata di venerdì 23 maggio Zemmour ha attaccato la neoministra alla Giustizia Christiane Taubira, dicendo che “ha già scelto chi sono sono le vittime e i carnefici… Le donne e i giovani delle banlieu stanno dalla parte dei buoni, gli uomini bianchi da quella dei cattivi… La ministra è dolce e compassionevole, come una mamma con i suoi figli, quei poveri figli delle periferie che rubano, spacciano, torturano, minacciano, violentano, e qualche volta pure uccidono”.

L’exploit potrebbe costargli il posto in radio. SOS Racisme ha invitato Zemmour ad andare dallo psicoanalista, mentre i francesi si dividono tra fan e detrattori dello “scorrettissimo” opinionista, legato alla destra revanscista che polemizza contro i valori del multiculturalismo e del femminismo.

Al di là dell’affaire, è interessante -e preoccupante- il fenomeno diffuso di saldatura che si sta realizzando tra motivi xenofobi, talora francamente razzistici, e antifemminismo, e che può essere ben rappresentata, a titolo di esempio, dall’umore espresso da questo commento, apparso in un blog maschile italiano dopo la notizia del figlicidio-suicidio di Brescia:

Credo che i vari uffici di Pari Opportunità, i vari propugnatori di “quote rosa” debbano sentire la responsabilità di queste tre morti. Perchè quell’uomo con le proprie forze forse ce l’avrebbe fatta, se non gli fosse passato avanti una volta una donna, un’altra un tossico, un’altra un immigrato, tutti con meno meriti“.

Le donne, i tossici, gli immigrati -e anche i maschi omosessuali- avrebbero in comune questo: che tolgono spazi e centralità al maschio bianco occidentale e straight, inteso come nemico comune. Un senso che trapela anche da un documento firmato da molte femministe francesi mobilitate a favore dell’elezione di Hollande:

È tempo che un altro femminismo prenda la parola: noi,  femministe, rifiutiamo con la più viva determinazione che i «diritti delle donne» e degli «omosessuali-maschi e femmine» o la «uguaglianza dei sessi» servano a delle ideologie e delle pratiche neocoloniali e liberticide. Noi rifiutiamo di renderci complici di tali dispositivi che creano le condizioni della potenza del capitalismo neoliberale, della promozione di una morale paternalista della «tolleranza», della riduzione della politica al mantenimento dell’ordine poliziesco e di dogana, dell’accanimento e della sorveglianza e della criminalizzazione degli  stranieri“.

Io credo che questa saldatura sia potenzialmente pericolosa. Credo che intendere le donne come una delle varie minoranze in lotta sia un modo sbagliato ed equivoco e troppo contingente di intendere la questione, sia che venga espressa della destra revanscista, sia che venga assunta come plausibile dallo stesso femminismo.

Non è affatto detto che un maschio “straniero” o omosessuale sia sempre e comunque più amico delle donne di un eterosessuale bianco, in forza della logica del “nemico comune”.

La lotta delle donne è altro, è significare liberamente la propria esistenza, è riportarsi e riportare il mondo al due originario negato.

Io in questa logica mi sento in trappola, non ci sto.

 

 

Donne e Uomini, Politica Febbraio 18, 2010

DONNE DI LOTTA E DI GOVERNO

mara carfagna, ministra per le pari opportunità

mara carfagna, ministra per le pari opportunità


Confidavo proprio qualche giorno fa alle amiche di Via Dogana che ho un’amica di destra, ma proprio di destra-destra: Legionari di Cristo, Dio-patria-famiglia con il Cavaliere in appendice, che lei chiama sensualmente e sicilianamente “il Dottore”. E volendo questa sarebbe già una notizia, nel mondo di noialtre guelfe e ghibelline. Perché io proprio la amo.
Ma la notizia vera è che con lei, casalinga di lusso –già ricca di suo e piuttosto ben maritata- io riesco a esibirmi nelle mie ambizioni più smodate e maniacali. Il fatto è che lei produce su di me un effetto di sfrenamento, di disinibizione, di slatentizzazione dei desideri (politici, s’intende, e professionali) come nessuna e nessuno mai prima.
In altre parole, mi autorizza. E poi subito mi carica, mi gasa, fa piani, costruisce sapienti e mafiose strategie di pr, e mi tocca fermarla, terrorizzata: no, guarda che era tanto per dire, io sto bene così. Ma intanto la osservo, come un bizzarro animale, e provo a capire. Perché a me, autorizzata dal padre a mettere un piede nel mondo –e giammai dalla madre autosessista-, pare di avere già ottenuto così tanto. E lei che invece scuote la testa: “Marinetta, con tutto quello che hai studiato… Proprio non sai fare”.

A me mi ha rovinato la sinistra, diciamo la verità. E a proposito di studi: in quarta ginnasio indimenticabili libri di lettura come “Il Manifesto del Partito Comunista” e “La Persia di Mossadeq”. All’Università Statale di Milano, facoltà di filosofia, come a Tirana: ogni tanto fantastico di fargli causa. Schopenhauer neanche di striscio. Tutto Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg, Toni Negri, il rinnegato Kautsky, la scuola di Budapest (ho visto che ora Agnes Heller scrive cose tipo “La bellezza della persona buona”. La rispetto e le sono grata, ma vorrei ammazzarla).
Qualche volta ce lo diciamo con mio marito, che nel Pleistocene ha lavorato all’Unità e manco gli hanno versato i bollini, ci mancherebbe. Sicché povero compagno gli toccherà ammazzarsi di fatica per un’altra ventina d’anni. “Ma a noi chi ce l’ha fatto fare? Ci avessimo guadagnato qualche cosa…”. Perché il guadagno dall’altra parte è ferocemente lampante. Tra l’altro io non ero neanche malaccio, e se questa cosa delle gnocche in lista fosse entrata in vigore prima…

Non mi piace il fatto che essere gnocche costituisca un titolo preferenziale per essere cooptata dagli uomini che comandano la politica. Ci vedo dentro sprezzo e illibertà. Ancora meno apprezzo che una sia ancora più titolata se è passata dal letto del leader o di qualcuno dei suoi scherani raccattabriciole, sistema di cooptazione ancora molto in uso in politica, nello showbitz e nelle professioni, compresa la mia. Lo sappiamo tutti, potremmo fare nomi e snocciolare curricula: quella ha cominciato con Tizio, poi è passata a darla a Caio. Abbracci mortali da cui non ti sciogli più, condannata a essere devota non tanto a quel singolo benefattore, quanto al Fallo che ti sei piegata -diciamo così- a onorare, e il cui potere hai corroborato. E destinata prima o poi a essere rimpiazzata con una “mucca nuova”. Chi di gnocca ferisce, di gnocca perisce. La casistica è ampia, e le cose vanno sempre così.

Il che non significa che io sottovaluti il potere della bellezza, che non può essere ridotta a banale fatto mediatico. La bellezza è in sé un medium potentissimo con cui non è il caso di scherzare. Diffido delle donne che non la onorano, che voltano le spalle alla potenza di Afrodite indebolendosi nella violenta sconnessione, irretite da una retorica della bruttezza che ha avuto la sua ragione d’essere nella fase aurorale della rivoluzione delle donne: liberarsi dallo sguardo maschile come misura unica della propria legittimità a esistere. Ma che poi si è malamente evoluta nella perversa equazione: “bruttina e senza tacchi = brava, seria, intelligente e perbene”, solo un altro modo per dare importanza a quello sguardo e adeguarvisi.
Dice la psicoanalista junghiana Ginette Paris che se “la bambola di lusso cerca di piacere, alla donna afroditica si cerca di piacere perché esercita un grande fascino”. Se ci pensate c’è una bella differenza.

Ma torniamo a terra. E al fatto che, con un certo stupore, e al di là dei mezzi più o meno condivisibili con cui si sono affermate, ho visto circolare nel centrodestra più libere e sfrenate ambizioni femminili di quante ne abbia osservate a sinistra. Libere nel senso di giocate interamente e spregiudicatamente per sé. Sebbene talora dovendo passare nell’amaro letto di Procuste –e non solo nel suo- e giocare il gioco sporco della seduzione. Oltre al rischio di essere a scadenza -consumare preferibilmente entro e non oltre-, il ricorso alla seduzione finisce per rinnovare le ragioni del puro arbitrio maschile, che include o esclude le donne secondo il suo capriccio, e condanna le altre a percorrere la stessa libidinosa strada, ad libitum.
Ma vorrei concentrarmi su questa cosa innegabile che libere ambizioni femminili si sono espresse e hanno avuto campo nel centrodestra. Che un’oscura avvocatina miope di Leno si è autorizzata a progettare per sé una carriera politica di tutto rilievo –io non me la sarei nemmeno sognata-, dandosi orizzonti grandi, e questo a prescindere dal giudizio che si può dare del suo successivo operato di ministra.
A sinistra ci sono state e ci sono tante brave, bravissime, preparatissime e meritevoli, e magari pure belle, e magari anche taccate, che però tanta spregiudicatezza non l’hanno mai mostrata, salvo eccezioni come Rosi Bindi. Che non hanno mai desiderato e giocato davvero per sé, che hanno sempre atteso nell’ombra il placet del loro capocorrente, che non hanno mai rotto il patto di fedeltà, che hanno sempre privilegiato il gioco di squadra: ma la squadra era e resta maschile.
Forse, a ben guardare, anche nella vecchia destra le cose andavano in questo modo, o anche peggio. La novità è stata probabilmente la scesa in campo del “Dottore” e con lui l’irruzione nella politica, con tutto il bene e tutto il male, del mercato, delle sue logiche. E delle sue ragazze. Giovani donne ambiziose nate e cresciute nel libero mercato, non nelle scuole della politica, salvo frettolosi corsi dell’ultim’ora. E il mercato è più accogliente della politica, per noi donne. Nessun dubbio. Date un’occhiata alle cifre impressionanti della womenomics e mi saprete dire.

(pubblicato su Il Foglio il 6 febbraio 2010)

Politica Dicembre 18, 2009

LA GUERRA FINTA

la battaglia

Mi ha molto colpito quello che ha scritto Luigi La Spina, editorialista di La Stampa. Ve lo propongo per una riflessione.

In Italia non è vero che ci siano due schieramenti in una lotta all’ultimo sangue tra di loro. i.Questo scontro binario, sia nel Paese sia in Parlamento, riguarda solo il giudizio su Berlusconi. Il vero confronto politico è tra due destre e due sinistre e la sorte della nostra nazione sarà affidata all’esito di questa partita a quattro. Al di là delle questioni personali e delle dispute giornalistiche, nel centrodestra, tra la concezione di Fini e quella dei pasdaran di Berlusconi non sono possibili mediazioni. Così, si va acuendo l’impossibilità di una alleanza, nell’opposizione, tra il gruppo egemonizzato da Di Pietro, con l’appoggio dell’estremismo antiberlusconiano movimentista, e l’asse Bersani-Casini-Rutelli. Ecco perché sul merito delle questioni che davvero interessano gli italiani, quelle che non riguardano le fortune politico-aziendal-processuali del premier, alle Camere esiste una maggioranza trasversale di posizioni che sostanzialmente condivide l’analisi sui difetti del nostro sistema politico, economico e sociale. Ma condivide anche le terapie per cominciare a modificarlo, anche perché quasi tutti gli esperti internazionali che guardano ai problemi italiani suggeriscono le stesse fondamentali ricette…. La maggioranza dei cittadini italiani, quella che non agita bandiere e bastoni nelle piazze, che non urla slogan pro o contro Berlusconi via Internet, che fatica a vivere con lo stipendio o con la cassa integrazione, che si batte per tenere aperto un negozio, un ufficio, una piccola o media azienda è tutt’altro che spaccata nel giudizio sulle vere riforme da approvare. Anche il Parlamento sarebbe sostanzialmente d’accordo a vararle, ma sia il paese sia la nostra classe politica sono prigionieri. In ostaggio di due minoranze fanatiche ed estremiste che costringono l’Italia all’impotenza.”

Vi metto qui anche Umberto Galimberti, ieri sera ad Anno Zero, che è in tema.