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corruzione

Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 23, 2010

TENTATI DAL DIAVOLO

diavolo

Tempo fa la lingua era molto più efficace nel dire il fascino del male, parlando del Diavolo e delle sue tentazioni, allegoria di chiarezza lampante, in cui le cose diventavano immediatamente evidenti. Se ci fate caso, il male ha la caratteristica di essere ipnotico, di chiamarci al suo cospetto e di impedirci di distogliere lo sguardo da lui, riducendoci all’impotenza (a vendergli l’anima). Anch’io cedo alle sue tentazioni, e sto lì, come tutti, a contemplare il disastro della corruzione nel nostro paese, oggetto degli ultimi post. E invece lo sguardo va velocemente distolto di lì, perché possa posarsi sul bene in essere.

Io non rubo, non sono corrotta e non mi lascio corrompere, non faccio “marchette” (in gergo, prestazioni giornalistiche su commissione), cerco sempre di dire la verità, onoro i miei debiti, cerco di non volere il male di nessuno, insegno a mio figlio la convenienza dell’onestà e dell’amore, insomma non sarò perfetta ma cerco di fare le cose che, sono sicura, fanno tutti quelli che passano da queste parti, e un sacco di altra gente. Ci scommetterei, la maggioranza della gente del nostro paese.

Così, io dico, dobbiamo guardarci l’un l’altro, e andare avanti per la nostra strada, fiduciosi, e fare in modo che da questa integrità e da questa fiducia vengano buone idee e si ingeneri quel circolo virtuoso che ci porterà fuori di qui. Non dico che si deve fingere di non vedere, ma si deve saper vedere anche quello che c’è di buono e stargli vicino. Si deve seguire l’esempio degli illuminati e dei santi, che al Demonio hanno sempre opposto la loro perfetta indifferenza, scostandosene rapidamente. Solo così verrà qualche buona idea, solo così si potrà contenere e ridurre il male che ci affligge.

Quanto alla corruzione, abbiamo tante volte detto che l’effetto paradosso di Tangentopoli è stato quello di “sdoganare” e diffondere queste cattive pratiche. Come è potuto capitare? Forse, mi domando -piena di dubbi, ma me lo domando- è che gli abbiamo dato troppa importanza? Forse è che siamo stati troppo al cospetto di quel male, fino a sfibrarci e a ridurci all’impotenza?

Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 23, 2010

APOKALYPTO

santita

Sul Corriere di oggi Aldo Cazzullo intervista Giuseppe Pisanu, capo della segreteria politica di Moro, ministro dell’Interno, oggi presidente dell’Antimafia. Pisanu parla di corruzione, esprimendo gravissima preoccupazione.

Una nuova Tangentopoli?” dice. “L’Italia del 2010 come quella del 1992? No. Per certi versi, siamo oltre. Allora crollò il sistema del finanziamento dei partiti. Oggi è la coesione sociale, è la stessa unità nazionale a essere in discussione, al punto da venire apertamente negata, anche da forze di governo. Si chiude l’orizzonte dell’interesse generale e si aprono le cateratte dell’interesse privato, dell’arricchimento personale, della corruzione dilagante».

«Sono giorni che vado maturando queste parole. Esitavo a dirle, perché mi parevano eccessive. Apocalittiche. Poi mi sono ricordato che in Giovanni il linguaggio apocalittico è l’altra forma del linguaggio profetico. Quindi non credo di esagerare se dico che è il Paese a essere corrotto. C’è la corruzione endemica, denunciata dalla Corte dei Conti; e c’è quella più strutturata e sfuggente delle grandi organizzazioni criminali, tra le più potenti al mondo. In ordine d’importanza: ’ndrangheta, Cosa Nostra, camorra… Il Paese rischia di piegarsi sotto il peso dell’illegalità. Non sarei così preoccupato se fossi sicuro della tenuta della società civile e dello stesso patto costituzionale».

Che cosa si deve fare? «Si ponga mano subito alle proposte anticorruzione di Berlusconi” dice Pisanu. “Al riordino della pubblica amministrazione. Al taglio dei rapporti incestuosi tra economia e politica. Al regolamento antimafia per la formazione delle liste… Ma, posto che queste cose si facciano, non basteranno. Secondo me, si dovrà agire più in profondità: nelle viscere della “nazione difficile”, dove il patto unitario e il contratto sociale debbono essere rinnovati ogni giorno come il famoso plebiscito di Renan. Il problema è innanzitutto politico, e non possiamo certo risolverlo con il bipolarismo selvaggio, con lo scontro sistematico tra maggioranza e opposizione che ha trasformato questo primo scorcio di legislatura in una snervante campagna elettorale. Serve invece il confronto delle idee, serve la competizione democratica, in cui vince chi indica le soluzioni migliori ai problemi che abbiamo davanti».

Sostiene Pisanu che «è necessario un profondo rinnovamento del ceto politico. A condizione che lo si realizzi con strumenti neutrali: non sia la magistratura ma la politica a guidare il processo, o meglio siano gli elettori, grazie a una nuova legge elettorale che consenta ampia libertà di scelta. Il ricambio ci potrà salvare se servirà davvero a migliorare la qualità della classe politica».

Dicevamo nei post precedenti che la corruzione oggi è microfisica, capillare, pervasiva, ordinaria. Che il “Paese normale” è questo. Non so voi, ma io sento ormai un sacco di gente dire che “l’unica è votare un poliziotto”, riferendosi ad Antonio Di Pietro. Pisanu fa le sue proposte. Provate qui a fare le vostre.

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Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 13, 2010

SCANDALO DEFINITIVO

guido bertolaso

guido bertolaso

E mentre vi rilassate con il furoshiki -istruzioni qui sotto-, provate a riflettere su questo: quando capiterà che la quantità diventerà qualità? che cosa potrebbe funzionare da catalizzatore del cambiamento? Mi riferisco alla vicenda Bertolaso, uno dei galantuomini di cui andavamo più internazionalmente fieri. E qui a Milano, modestamente, alla penosa storia di Milko Pennisi, presidente della Commissione Urbanistica beccato con la sua brava mazzettina in mano. “Sono rovinato”, ha detto. Sì, certo. Anche noi.

Chiunque abbia a che fare, anche occasionalmente, con l’edilizia, non ignora la corruzione del settore. E tante volte abbiamo detto che l’effetto paradosso di Tangentopoli è stato quello di sdoganare un sistema, di diffondere in modo capillare pratiche illegali, di allargare la schiera dei corrotti e degli intascatori, di renderci più realisti e rassegnati di fronte alla necessità di ungere ruote e meccanismi, di diventare noi stessi corruttori e corrotti. Forse questa diffusione microfisica dell’illegalità si sarebbe prodotta lo stesso, anche senza Tangentopoli, e ha a che fare con l’universalizzazione dei metodi mafiosi. Quel che è certo, Tangentopoli non è bastata a curare il male, come una terapia antibiotica inefficace e interrotta troppo presto, che corrobora l’infezione anziché arginarla. Quale può essere la medicina, a questo punto?

Quello che capita lo sappiamo tutti. La Casta e gli altri pamphlet li abbiamo letti tutti. Che oggi si vada in politica quasi unicamente per fare affari e non per amore della polis è ormai chiaro a tutti. Eppure lo scandalo definitivo non si produce. Parlando dell’affaire Bertolaso una gentile signora, sicuramente civile e corretta, ieri mi diceva un po’ piccata: “Però queste cose le fanno sempre saltare fuori in campagna elettorale”. Certo. Ma salvo errore, sempre possibile, queste cose sono successe. Perché si guarda il dito, e non la luna?

La corruzione non sarà mai estirpata definitivamente. Ci si accontenterebbe che fosse contenuta. Di una realistica riduzione del danno. Ma per quanto si pensi e si ripensi, non si comprende da quale punto possa partire il circolo virtuoso, né quando capiterà, e quale fattore occasionale potrebbe catalizzare il processo.

Questa è la discussione che vi propongo per il week end.

MILKO

milko pennisi