Il Comitato di Bioetica del Governo ha recentemente espresso un parere sul tema dei bambini nati da fecondazione eterologa, cioè con ovodonazione, o con donazione di seme, o di entrambi. Sono molti in Italia, figli del cosiddetto turismo procreativo, perché da noi l’eterologa è proibita.
Secondo la Consulta, a questi bambini va detta la verità sulle loro origini. Giusto, e almeno per due ragioni. Prima ragione: qualcuno prima o poi glielo farebbe sapere. Sconda, più sottile: intorno al buco del segreto e del non detto, che i bambini percepiscono perfettamente, proliferano i fantasmi.
Il Comitato si è invece diviso sul diritto del figlio di conoscere l’identità del donatore o della donatrice, diritto sancito in quasi tutto il Nordeuropa.
Per due genitori che abbiano fatto questa esperienza, spesso un vero calvario, può essere molto angoscioso il fatto di dover dire, di dover mettere a rischio la relazione esclusiva con il loro precious baby. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma quell’angoscia non è immotivata.
Quando si toccano i fondamentali della vita si produce sempre uno squilibrio difficile da sanare. Non possiamo escludere –io, anzi, lo includerei- che il figlio viva la “sparizione” del donatore o della donatrice come un abbandono, che si produca una ferita con cui dover fare i conti a vita.
Io più che alla bioetica, che si presenta sottile ma spesso deve accontentarsi di conclusioni generalissime, maggioritarie e grossolane, credo alla relazione. Nel caso in questione credo nel fatto che quel donatore -o quella donatrice- non soltanto non sia anonimo, ma non sparisca affatto. Che entri a fare parte del tessuto della famiglia, con una sua parte affettiva, fin dal principio. Che occupi un ruolo inedito, tutto da disegnare, nella compagine familiare: sono inedite anche queste pratiche procreative, del resto. Una volta i bambini si legavano per sempre alla balia che li aveva tenuti al seno, e ai figli di lei, “fratelli di latte”. Potrebbe essere un modello.
Certo, sarà più difficile trovare qualcuno o qualcuna disponibile a donare, se non lo si autorizza a sparire. Ma così sparirebbero d’un colpo molti problemi –dire, non dire, quanto, quando, fino a che punto- che pesano sulla vita di questi bambini. Sarebbe chiaro da subito com’è andata. E che loro sono i figli fortunati di un plus d’amore.