Sono qui, in campagna. Il mare là sotto è piuttosto agitato, ma l’onda delle crisi non sembra ancora arrivata. Forse perché qui, a tutta quella panna che si è catastroficamente smontata, non ci hanno mai creduto più di tanto. La terra è sempre stata solo la terra, il cielo il cielo, la legna legna, la pioggia pioggia. Confortevolmente immutabili. Dopo la neve vengono le gemme, dopo le gemme i fiori, e dopo i fiori i frutti. Garantito. Si tratta di assecondare il processo. Il resto è secondario. L’impressione di “staccare” -noi metropolitani di tanto in tanto “stacchiamo”- stavolta è più netta che in altre occasioni. La sensazione che qui è più facile che vengano buone idee.

Mi sento un po “sfollata”, insomma. Fa bene ogni tanto guardare le cose da altri punti di osservazione.