Oggi non voglio parlarvi di Bersani che dà dell’indecente a Renzi, né di Renzi che dice che Finocchiaro è della casta, né di Finocchiaro che dà a Renzi del miserabile. Anche perché non stanno litigando su un contenuto che sia uno, ma si scannano per i fattacci loro.

Vorrei parlarvi di qualcosa di molto più serio: dei nostri pomodori nella loro stupefacente varietà, dei cocomeri, dei meloni, delle melanzane del frumento e di tutto quello che un seme piantato in terra riesce a fare con un po’ d’acqua e un po’ di luce.

Ebbene: Monsanto, multinazionale di biotecnologie, starebbe nuovamente tentando di depositare brevetti per ottenere il monopolio nella commercializzazione di svariate specie di frutti e ortaggi. Costringendo in questo modo i coltivatori a pagare per acquistare i semi, di cui la multinazionale avrebbe la proprietà esclusiva, con il rischio di essere denunciati se non lo fanno.

Gli stati europei hanno firmato una convenzione sul tema dei brevetti. Ma la Monsanto, a quanto pare, è abile nel gabbare il santo. Se non puoi brevettare, poniamo, un seme di pomodoro esistente in natura, non è invece proibito brevettare la caratterizzazione di un certo gene del pomodoro, o una variante del pomodoro che hai ottenuto in laboratorio. Un pachino anche lievemente modificato, in poche parole.

Per evitare che le multinazionali del biotech si comprino l’intera natura e ne facciano un orrendo business fantastiliardario, speculando unilateralmente su un patrimonio che appartiene all’umanità e al resto dei viventi, occorre rendere le leggi più restrittive e meno facilmente aggirabili.

Se siete sensibili al problema -e darei per certo che lo siate- qui l’appello da inviare ai governi europei: sottoscrivete e fate sottoscrivere.