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astensione

Politica Maggio 27, 2013

Politica? No grazie. Meglio il fai-da-te

La scheda elettorale a Roma: alta un metro e 20

Il freddo di maggio ha gelato anche le urne. Dimmi tu, si sarà detto l’astensionista medio, perché devo rompermi le p…e e andare al seggio, con questo vento cane, se poi tanto fanno sempre quello che vogliono, e quello che vogliono è solo salvare il loro c..o.

Dopo l‘inciucio detto anche larghe intese, tanti elettori del Pd l’hanno dichiarato ad alta voce: stavolta non mi beccano più. E le salamelle se le friggano loro. Quel -25 per cento nella Pisa del premier Letta fa tremare i polsi. Potrebbe essere proprio il Pd a pagare il prezzo più alto. Il Pdl non dovrebbe soffrire altrettanto. Il Movimento 5 Stelle potrebbe perdere da un lato, punito per il suo integralismo, ma dall’altro recuperare ancora un po’ di voto “antipolitico”: il risultato potrebbe non essere rovinoso. Tendenze che si declinerebbero localmente, secondo la credibilità dei candidati.

Stiamo a vedere. Al momento le certezze sono poche, ma lampanti:

1. A vincere è il partito dell’astensione, e il partito dell’astensione dice che che gran parte del Paese della politica non si fida più, nemmeno un po’. Sono tutti uguali, inutile scomodarsi. Tanto non cambia niente. Meglio che facciamo da noi, perché questi fanno solo danni. Che almeno ci lascino lavorare. Proprio ieri, nella mia rubrica “Maschilefemminile”, scrivevo questo: “Quello che la politica può fare per noi, quando funziona al suo massimo, è attivarsi come un sistema neuronale complesso in grado di cogliere, decodificare e interpretare segnali deboli e processi promettenti che sono già in atto nella “nostra” politica, quella vera, quella della nostra convivenza quotidiana. E quindi rimuovere gli ostacoli, porsi come facilitatore, agevolare questi processi e renderli più fluidi, stabilendo le priorità, amministrando il meglio di ciò che capita.E districarsi il più possibile dal potere, perché dove la politica si intende come sinonimo di potere gli interessi di pochi stanno in cima, contro quelli del maggior numero. Sarebbe fantastico, da una politica che ha paura perfino di Twitter“.

2. A perdere,  è il governo a larghe intese, che dovrebbe trarne rapidamente le conseguenze. Il che significa: decidere sulle questioni economiche più urgenti, confezionare la legge elettorale e chiudere l’esperienza. Anche se già si stanno mettendo le mani avanti -il voto amministrativo non è sugnificativo per la politica nazionale, e così via-, e si continua a non voler sentire e a non voler vedere.

3. Il Pd è nei guai fino al collo, ma questo lo sapevamo già. La tentazione strisciante di rinviare il congresso racconta la sua debolezza meglio di tutto il resto.

Senza categoria Ottobre 29, 2012

E’ arrivato il freddo. Ed è arrivato Grillo

 

il trionfale tour di beppe grillo in sicilia. qui a catania

Sono solo exit poll, ma il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo sarebbe il primo partito a Palermo. Secondo le rilevazioni di PalermoReport.it e dell’emittente televisiva Trm il candidato governatore grillino Giancarlo Cancelleri otterrebbe oltre il 27 per cento. A seguire ci sarebbero Musumeci, Crocetta, Miccichè.

Accertato invece che quello dell’astensione è il primo enorme partito siciliano, al 52.58 per cento, ben oltre quanto previsto dai sondaggi che indicavano un 44-48 per cento di non votanti. Alla chiusura dei seggi si è recato alle urne il 47.42 per cento degli aventi diritto, pari a 2.203.885 elettori. Nel 2008 la percentuale fu del 66.68 per cento.

Quanto al boom di Grillo, vedremo a ore se l’exit poll sarà confermato, e com’è andata nel resto della Sicilia. Ma se è vero che Grillo ha stravinto, meglio non perdere tempo in analisi consolatorie tipo “la Sicilia fa caso a sé”. Non raccontiamoci balle. Se in Sicilia è andata così, al Nord potrebbe essere una valanga. Se Grillo ha vinto in Sicilia, stravincerà nel Paese: moltissimi salteranno sul carro del vincitore.

Insomma, la corda potrebbe essersi davvero spezzata, e il sistema dei partiti potrebbe essere sul punto di collassare.

In altre parole, una rivoluzione.

Aspettiamo, e vediamo.

Politica Giugno 8, 2009

ALLA BUONA

Starò breve, e molto alla buona, per qualche prima non esaustiva impressione sulle elezioni, sommersi come siamo da un fiume di sofisticatissimi commenti (invito anche voi alla brevità e alla semplicità).

Il brand Berlusconi non è più così splendido. Il marketing dovrà mettersi a lavorare sodo. Qualche testa salterà. Sarà assoldato un maestro di etichetta. Gli alleati di governo hanno già gonfiato il petto, e ci picchiano vigorosamente i pugni. E’ lui ad aver perso, nella coalizione.

Lo stop a Berlusconi fa molto più male (al Pdl) di quanto il calo del Pd danneggi l’opposizione: il Pd aveva già perso –a Franceschini il merito di aver reso più onorevole la sconfitta-, il Pdl ha perso oggi, e un po’ a sorpresa: i sondaggisti di casa Pdl hanno avuto paura di dire la verità?

L’astensione farà sempre più male al centrodestra di quanto ne faccia al centrosinistra.

Evidentemente controllare una quota ragguardevole dell’informazione non costituisce più una garanzia assoluta: c’è la rete, incontrollabile, c’è lo Spirito Santo ancora più incontrollabile.

Oggi tutto quanto appare una faccenda tra elettORI ed elettI. Le elettore non esistono (si farà una lettura di genere del voto?) e le elette sono ininfluenti. Oggi come mai prima, insisto, un’analisi del voto femminile e giovanile è decisiva.

I giovani e le donne (gli esclusi dalla nostra politica) costituiscono necessariamente e sempre più ineludibilmente le fondamenta dell’opposizione. L’avranno capito?

Emma e Marco sono due straordinari vecchi leoni.