Vista in tv –canale Cult- una cosa davvero straordinaria. Nel 1964 il regista Michael Apted cominciò a seguire la vita di 14 bambini inglesi, ragazzi di campagna, di città e di tutte le classi sociali, incontrandoli periodicamente ogni sette anni, dall’infanzia alla mezza età. L’ultimo incontro l’anno scorso, i bambini sono diventati donne e uomini maturi, traversando tutte le irripetibili, affascinanti, gioiose e dolorose vicissitudini che compongono ogni singola esistenza. Tra tutte le storie ho molto amato quella di Neil.
Da bambino è bellissimo, vivacissimo, gli occhi scuri pieni di stelle. A 14 anni la bellezza si è un po’ smarrita, il viso è diventato ossuto, un velo opaco sullo sguardo. A 21 Neil comincia a perdersi: tutti i suoi piani sono andati in fumo, non è riuscito a fare l’università, vive a Londra in uno squat, una casa occupata, campa di lavoretti, si agita sulla poltrona come un animale in gabbia, è un ragazzo brutto e trasandato.
Negli anni successivi vaga per l’Inghilterra senza fissa dimora. E’ un homeless, vive del sussidio, è preda dei suoi fantasmi, la sua sensibilità sembra bruciarlo, è stato curato per disturbi psichici, si dondola penosamente mentre parla. Apted gli chiede: “Come pensi che andrà, tra sette anni?”. “E’ una domanda orribile” risponde lui. “Forse vivrò in giro per Londra. Ma con un po’ di fortuna non succederà”.
Sono pronta al peggio. La puntata successiva accendo la tv con il cuore sospeso. E invece Neil si presenta con un decoroso cappotto e il viso rasato. E’ un bell’uomo, come lo sono spesso gli inglesi bruni, e ora si vede. Negli occhi un po’ delle stelle di un tempo. Fa il consigliere comunale in una piccola città: la politica era un suo antico desiderio. Vive ancora del sussidio, ma spera che le cose possano andare meglio. Ce la sta facendo. Provo per lui una gioia autentica.
Nella vita capitano tante cose brutte. Specie dai 40 in su, siamo sempre pronti al peggio, tonalità grigio piombo. E invece può capitare anche il bello. Possono capitare gioie nuove e inattese. A questa cosa, al bello che può accadere, datemi una mano, bisogna fare molta pubblicità.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)