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andrea gibelli

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Maggio 31, 2012

Il vicepresidente lombardo a processo in contumacia

il vicepresidente lombardo andrea gibelli con renzo "trota" bossi

 

Presso gli uffici del Giudice di Pace di Lodi, per la precisione nei locali della Cancelleria -l’aula è lesionata causa terremoto- si è tenuta oggi l’udienza del processo ad Andrea Gibelli, vicepresidente leghista della Regione Lombardia, accusato di minacce e percosse dalla ex-moglie Maria Giovanna Venturini. Il processo si è aperto in contumacia, ovvero in assenza dell’imputato.

Per la precisione, la signora Venturini si è costituita parte civile contro il vicepresidente lombardo “per avere con più azioni consecutive di un medesimo disegno criminoso minacciato di un male ingiusto” l’ex- moglie, pronunciando la frase “Giuro che te ne pentirai” e per “averla schiacciata tra la porta e il muro, ripetendo il gesto tre volte… procurandole lesioni personali”.

Gibelli, che non ha partecipato alle precedenti udienze risultando irreperibile -e quindi non raggiunto dalla notifica- questa volta è stato invece “reperito”, ma non si è comunque presentato al processo. Il Giudice Roberta Succi ne ha dichiarato lo stato di contumacia, e dopo aver rigettato alcune eccezioni procedurali presentate dal legale di Gibelli, ha dichiarato regolarmente aperta l’udienza, che è stata dedicata all’acquisizione dei documenti e alla calendarizzazione.

Fra i documenti, alcune foto che ritraggono la signora Venturini con vistose ecchimosi allo zigomo sinistro. Nel referto del pronto soccorso di Lodi, al quale la signora si è rivolta il pomeriggio del 15 ottobre 2009, si parla invece di prognosi di 15 giorni per “contusione all’avambraccio-omero sx e arcata costale dx”. Gli ematomi sul viso non sono indicati: a detta della signora sarebbero apparsi alcune ore più tardi.

Le prossime udienze sono state fissate il 6 dicembre prossimo, per l’audizione del testi (9 per entrambe le parti) e il 20 dicembre per la discussione. Il giudice ha dichiarato l’intenzione di voler chiudere il processo entro fine anno. Il legale di Andrea Gibelli ha annunciato che probabilmente chiederà che il processo si svolga a porte chiuse.

Questi i fatti. E questa invece l’opinione: fatto salvo il diritto di ogni imputato di non presentarsi al processo facendosi rappresentare dal suo legale, da un alto rappresentante delle istituzioni ci si aspetterebbe che si presentasse personalmente a difendere la propria onorabilità e quella connessa al proprio ruolo di fronte a un’accusa tanto grave. Specialmente in un momento in cui l’opinione pubblica si mostra particolarmente sensibile al tema della violenza contro le donne. Nulla dovrebbe essere trascurato per pervenire a un’assoluzione piena, nel proprio interesse e nell’interesse delle cittadine e dei cittadini che attendono di essere rassicurati.

Forse non presentarsi al processo non è una buona idea. E nemmeno quella di chiudere le porte dell’aula, che invece dovrebbero spalancarsi.

 

Donne e Uomini, Politica Aprile 25, 2012

Violenza veniale (numero 11)

andrea gibelli con renzo "trota" bossi

Dunque, l’altra mattina partecipo a un dibattito su La 7, con me in studio da Milano Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia, il numero due di Formigoni per intenderci.

Dire che l’uomo sia stato affabile non potrei. A un certo punto, per esempio, dichiaro di comprendere le ragioni e l’enorme delusione del popolo leghista, che per ragioni geografiche è anche il mio popolo, anche se un voto alla Lega non lo darei neanche col fucile alla nuca. E lui: “Meno male”. Durante la pausa pubblicità entra un suo assistente. Mi guardano e ridacchiano. Io non faccio un plissé. Ci vuole ben altro. A un certo punto mi trovo costretta a dirgli: “Crede davvero di farmi paura?”. Insomma, non un gran feeling.

Il giorno dopo una redattrice della trasmissione mi informa di un fatto che né io né lei conoscevamo. In effetti mi pare sia stato pubblicato solo dal Fatto quotidiano, non credo di aver visto la notizia altrove: in poche parole, Andrea Gibelli sarebbe accusato dalla moglie di minacce e percosse, ma non avrebbe partecipato a una recente udienza in quanto “irreperibile”. A quanto riferisce la collega Antonella Mascali (vedi l’articolo), l’irreperibilità sarebbe un espediente per allungare i tempi del processo e arrivare alla prescrizione del reato.

Se questo fosse vero:  non so come sia possibile per una persona con alto incarico istituzionale rendersi “irreperibile”. Quelli di La 7 lo hanno trovato, immagino che ogni tanto un giro in Regione lo faccia, e forse se il messo del tribunale va a suonargli il campanello alle 3 di notte prima o poi lo reperisce.

Secondo: se io fossi accusata ingiustamente di un reato così turpe non vedrei l’ora di andare a difendermi, non ci dormirei la notte, NON vorrei che il reato fosse prescritto, pretenderei l’assoluzione piena. Secondo voi è sbagliato aspettarsi che il vicepresidente della Regione Lombardia voglia difendere fino in fondo la propria onorabilità?

Ma la vera notizia è che fra tutti i reati -legati a soldi, affari, eccetera- di cui sono accusati molti rappresentanti in regione Lombardia (una decina) di questo eventuale undicesimo reato -fatta ovviamente salva la presunzione di innocenza- non si occupi quasi nessuno. Non ne parlano i giornali, non si sente alla tv. Come se l’accusa di avere malmenato e minacciato la propria moglie avesse a che fare con una giustizia “minore”. Un peccato veniale, cose che capitano nelle migliori famiglie.

Ricordo che molti anni fa lavoravo in una piccola impresa di sinistra. A un certo punto si prospettò che a dirigere l’impresa venisse un tale piuttosto chiacchierato per il suo machismo. Anzi, per una certa propensione alla violenza sessista. Alcune reagirono vivacemente. Ma i nostri colleghi, i nostri fratelli, i nostri compagni di lavoro e di avventure ci guardarono sbigottiti, come se non capissero. Come se, a fronte delle capacità professionali di quel signore, quel “tratto caratteriale” fosse quasi irrilevante. “E che cosa c’entra?” mi disse uno. “Quello che conta è che sia bravo”.

Lo ricordo ancora con spavento.