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economics, Politica Giugno 9, 2010

BALZELLI MARINI

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Gli spiaggioni neri di Punta Corvo, detti anche Cro, -nello spezzino, tra Bocca di Magra e Tellaro, a picco sotto il borgo di Montemarcello– hanno visto generazioni di amori, falò, iniziazioni giovanili, notti in sacco a pelo sotto le stelle. Ci si arriva con una terribile scarpinata in discesa (e quindi in salita) oppure via mare. Una vecchia donna montemarcellina, la Veglia, che ora riposa nel cimiterino del bosco, ricordava quando molte estati fa tutti paesani scendevano in massa al Cro per passarci intere settimane, tende in spalla, cambusa e vettovaglie.

La spiaggia di Punta Corvo è libera da sempre. Ma ora il sentiero a gradoni da qualche parte ha franato, e il comune di Ameglia, di cui la spiaggia fa parte, ha pensato che la soluzione è l accesso a pagamento per residenti e non, e a numero chiuso. Non è chiaro perché la frana dovrebbe risparmiare i paganti (ed eventualmente rovinare sugli abusivi). Si dice che con quei soldi si sistemerà il percorso. Sarà vero? O l ingresso con biglietto diventerà una simpatica e irrinunciabile consuetudine? E poi: i comuni non dispongono di fondi già stanziati per la salvaguardia del territorio? Se così fosse, perché questo ingiusto balzello supplementare?

I comuni non sanno più dove raccattare soldi, il fatto è questo. Basta vedere la polizia municipale che la domenica si aggira minacciosa tra i carrugi, alla ricerca di auto in sosta vietata da multare. Vale per Ameglia, e per tutti gli altri posti.

Le tasse non diminuiscono, in compenso i balzelli aumentano. L ultima possibilità che si considera è quella di tagliare le spese. Se avete qualcosa del genere da segnalare, prego.

Politica Luglio 18, 2009

LA RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO

“Ci vorrebbe un po’ di buon senso”: si dice in questo modo per intendere che basterebbe il minimo. Che per fare andare bene le cose non servono grandi astrazioni o troppi studi, ma ci si può accontentare di quel fondamentale e infallibile sapere umano, alla portata di tutti.
A questo buon senso vorrei dare una certa importanza. Applicare il buon senso significa capire in che direzione si muovono le cose, assecondare questo movimento e accettare i propri limiti.
Se, per esempio –ed è una cosa su cui ogni tanto torno, perché mi sta a cuore- ci troviamo all’estuario di un bel fiume che forma una magnifica piana accanto al mare, sito ancora risparmiato dalla speculazione edilizia e dal turismo selvaggio, e ci viene in mente che potremmo farci un gran bel business escavando per milioni di metri cubi e facendo allagare la piana dal mare in modo da ricavarci 800 o 1000 nuovi richiestissimi posti barca, circondati da decine di migliaia di metri quadri di cemento tra alberghi, negozi, villette a schiera; se fantasticando su questo faraonico progetto ci imbattessimo però nel fastidioso inconveniente che in questo modo scasseremmo tutto il delicato equilibrio idrogeologico del luogo, minacciando le risorse idriche di un paio di province, e intasando di natanti quel bel tratto di fiume e di mare come un’autostrada nel week end; se ci rendessimo conto che andremmo a edificare la madre di tutti gli ecomostri… Be’ basterebbe un po’ di buon senso, non servono studi ingegneristici, masterplan e mobilitazioni di cervelli. L’idea la butteremmo nel cestino.
L’ecomostro in questione è un progetto Unieco (coop rosse di Reggio Emilia), che a suo dire “impronta i propri comportamenti a criteri di responsabilità, sia dal punto di vista sociale, sia etico, sia ambientale”, da realizzarsi nella piana di Marinella, alla foce del Magra, con tanto di appoggio entusiasta delle giunte rosse di Sarzana e di Ameglia, i due comuni coinvolti, e delle organizzazioni sindacali. Dal che si può dedurre che forse anche per rifondare il Pd non servono congressi, dibattiti, brain storming, palingenesi o svolte carismatiche. Che forse basterebbe solo un po’ di semplice, umanissimo (se permettete, femminilissimo) buon senso.

(pubblicato su Io donna- Corriere della Sera  il 18 luglio 2009)