Ieri all’ospedale San Paolo di Milano una giovane rumena ha lasciato l’ospedale, è lì il suo bambino, poche ore dopo aver partorito. Ora è ricercata per abbandono di minore, anche se non ci sono certezze sulle sue generalità.

Mi sembra una vera follia. Se una donna partorisce e lascia il suo bambino al sicuro, in ospedale, con la certezza che sarà dato un adozione e troverà una famiglia, è assurdo che venga perseguita. La legge dispone che una partoriente possa non riconoscere il neonato: la ragazza probabilmente non lo sapeva, e si è arrangiata così.

Leggo nell’articolo del Corriere che ogni anno nei nostri ospedali circa 400 bambini vengono lasciati dalle madri subito dopo il parto: 7 volte su 10 si tratta di straniere, nei restanti casi di italiane giovanissime. E si osserva che queste donne probabilmente ignorano che nel nostro paese l’aborto è legale. Non mi pare una lettura corretta del fenomeno.

Va detto, intanto, che accedere all’interruzione di gravidanza in ospedale oggi è diventato difficilissimo, che l’applicazione della legge 194 è a rischio da anni. Ma va detto soprattutto che, legge o non legge, se una donna vuole abortire trova sempre il modo per farlo. Se queste donne non abortiscono, portano a termine la gravidanza e poi lasciano il bambino in ospedale, è perché hanno scelto quest’altra strada, è perché vogliono mettere al mondo quel bambino anche se non se ne prenderanno cura. E se hanno scelto quest’altra strada è per un insindacabile complesso di istinto e motivazioni razionali che è molto difficile  districare.

Le cose da fare sono molto chiare: garantire un’effettiva e capillare applicazione della legge 194; aiutare e sostenere le donne che vogliono tenersi il loro bambino ma non ne hanno i mezzi; dare la massima pubblicità al fatto che la legge consente loro di non riconoscerlo e di “darlo” in adozione, e non perseguire quelle che, non sapendolo, hanno “abbandonato” il piccolo in ospedale.

O c’è il rischio di soluzioni ben più tragiche: bambini partoriti di nascosto e in solitudine, e lasciati morire in qualche cassonetto.