Mi telefona stamattina di buon’ora l’amica Cinzia Romano da Roma per segnalarmi un articolo di Gian Enrico Rusconi su “La Stampa” di oggi, titolo: “L’assalto alla società civile”.

In sintesi, se non avete tempo per leggerlo tutto, Rusconi dice che oggi c’è una gara a presentarsi come “società civile” intesa come antagonista della “brutta politica”. Ricorda che “anche quella che credeva nel berlusconismo era “società civile”. E poi scrive -ed è il passaggio che sottopongo alla vostra attenzione-:

“Discorso diverso meriterebbe l’ultimo grande movimento, quello delle donne «Se non ora, quando?» la cui successiva dispersione e mancanza di incidenza politica è (stata) una dura lezione molto istruttiva. Se c’era un movimento che poteva avanzare più degli altri il diritto di esprimere valori di «civiltà sociale» trasversali e alternativi all’anima profonda del berlusconismo, era quello delle donne. Proprio per questo è stata clamorosa la sua incapacità di fecondare una nuova politica, una volta che il Cavaliere se n’è andato”.

Ho sempre inteso il 13 febbraio come un vero e straordinario moto di popolo, di tipo risorgimentale, guidato dalle donne. In una prospettiva storica, il momento di inizio del grande rivolgimento in corso. E io credo che il potenziale protagonismo di Snoq non sia affatto esaurito, e che, come spesso capita nei movimenti di donne, vi sia anche in questo caso un andamento carsico, con lunghi momenti di lavoro sottotraccia. Del resto, Snoq non nasce dal nulla, ma raccoglie l’eredità di un pensiero delle donne la cui elaborazione non si è mai interrotta negli anni, anche se la sua rappresentazione mediatica è stata scarsa e nulla.

Quanto ai media, stesso destino è toccato a Snoq: super-notiziato quando si trattava di condurre a termine l’esperienza storica berlusconiana, poi dimenticato, poi di nuovo recentemente tornato visibile sul tema della violenza, sulla cui ambiguità -il fatto di tornare “funzionalmente” a ritrarre le donne come vittime, rischiando di indebolirne il protagonismo politico- ho già ampiamente scritto.

Ma il problema che Rusconi indica esiste, e a mio parere può essere letto in questo modo: almeno il 50 per cento dei comitati Snoq è composto oggi di donne che fanno riferimento ai partiti e alle organizzazioni maschili. E’ l’antica questione della “doppia fedeltà” -quella al proprio genere e quella al partito maschile- che poi quasi sempre si traduce in una fedeltà prioritaria al padre.

Il paradosso, quindi, è che mentre la società civile, quella vera, si distacca ogni giorno di più dai partiti -nel Pd ha ragione Fassina, a mio parere, a volere il voto in ottobre: aspettare sarebbe pericoloso- in Se Non Ora Quando la presenza dei partiti e delle organizzazione maschili è ancora molto forte. Ma l’anima del 13 febbraio non era solo la rivolta al Berlusconismo. Quel giorno -come poi si è visto, nello svolgersi degli eventi- si manifestava clamorosamente anche quella che viene sprezzantemente liquidata come antipolitica, e che invece è amore per la politica e severa critica al potere dei partiti maschili, tutti. Quel giorno si esprimeva il potenziale di una politica davvero nuova. 

L’amore delle donne per i loro partiti va riconosciuto e onorato: il meccanismo, si diceva con Cinzia, è un po’ quell’“io ti salverò” che noi donne pratichiamo con ostinazione nelle nostre relazioni private. Ma si deve riconoscere anche che questo legame, oggi sovrarappresentato in Snoq -sovrarappresentato sia rispetto al 13 febbraio, sia rispetto alla società civile attuale- rende ambigua e incerta l’azione e indebolisce il protagonismo politico di Snoq, specialmente guardando alle imminenti elezioni e della rappresentanza femminile. La gran parte delle donne di questo Paese dei partiti non ne vuole più sapere: occorre guardare in faccia questa realtà, con tutti i rischi che contiene.

Io credo che in Se Non Ora Quando si debba considerare la dialettica tra donne dei partiti e donne”single”, trovando prima possibile un punto di mediazione, con una discussione franca, aperta e trasparente (le donne dei partiti in Snoq non amano che si dica che sono lì in quanto donne dei partiti) per evitare che il giudizio espresso da Rusconi diventi un epitaffio definitivo, e per non rischiare di perdere il treno di un’occasione storica, quella delle prossime elezioni.

Se si perdesse, care amiche, il backlash, il contrattacco, sarebbe ferocissimo. Per tutte. Per quelle dei partiti e per tutte le altre.

 

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •